Passa ai contenuti principali

284 - La stanchezza in medicina generale

[Tempo di lettura: 6 min] 
La stanchezza è un problema spesso riferito al medico di famiglia. Sono giustificati esami diagnostici soprattutto se il problema persiste oltre un mese o se è atipico o associato a segni di allarme.

La stanchezza è un sintomo molto comune. Se viene richiesto espressamente, la prevalenza nella popolazione arriva al 30%.

Circa il 5-7% dei pazienti visti dal medico di famiglia si lamentano di stanchezza. Spesso si tratta di sintomi passeggeri che si risolvono senza necessità di accertamenti.

Non è raro che si prescrivano indagini diagnostiche per rassicurare il/la paziente. Queste tuttavia hanno poca probabilità di individuare una patologia organica.

Secondo una revisione sistematica di 26 studi sulle cause della stanchezza in un contesto di cure primarie, circa un paziente su cinque riceveva una diagnosi di depressione (18,5%).

Raramente erano diagnosticate malattie organiche gravi come anemia (2,8%) e neoplasie (0,6%). Una diagnosi di sindrome da fatica cronica era posta in meno del 2% dei casi.

Dopo aver escluso sistematicamente tutte le potenziali cause organiche, comunicare al/la paziente che non ha (o che non si è trovato) “niente”, lascia molto spesso gli assistiti in uno stato di incertezza che può tradursi in innumerevoli accertamenti e consulenze specialistiche.

Nella valutazione del sintomo “stanchezza” il medico di famiglia deve accettare un notevole grado di incertezza e mantenere un punto di vista multidimensionale (biopsicosociale).

Anamnesi - È utile capire in primo luogo cosa intende il/la paziente con “stanchezza” (debolezza muscolare, riduzione del rendimento, sonnolenza,…).

L’anamnesi organica si concentra su sintomi che possono associarsi alla stanchezza in presenza di problemi importanti:
  • emorragie (meno-/metrorragia, rettorragie)
  • sintomi gastrointestinali (dolore, stipsi, disfagia)
  • sintomi urinari (tra cui poliuria e polidipsia)
  • qualità e durata del sonno (le apnee notturne possono causare episodi di dispnea notturna, sonnolenza diurna e spesso russamento)
  • infezioni recenti
  • dolore o edema articolare
  • dispnea
  • sintomi B (febbre, calo ponderale, sudorazione notturna)
  • farmaci (terapie in corso [p.es. antistaminici, farmaci cardiovascolari] e farmaci da banco; indagare specificamente sul consumo di alcol)
  • problemi psicologici (concentrazione, motivazione, eventi stressanti e umore).
Se l’esame obiettivo non fornisce indizi verso cui orientarsi, si pone il problema di richiedere eventuali accertamenti.

I pazienti giovani hanno meno probabilità di avere patologie sottostanti, così come i pazienti che frequentano spesso lo studio.

Infezioni o eventi stressanti recenti giustificano il rinvio degli accertamenti.

Se non sono presenti segni di allarme (box), può essere giustificato attendere: gli accertamenti possono essere indicati se la situazione non tende a migliorare in un periodo di 4 settimane.


È tuttavia necessario essere più prudenti in situazioni atipiche come i pazienti anziani e quelli che vediamo raramente nei nostri studi.

È utile tenere presenti e indagare, anche solo a livello anamnestico, situazioni importanti ma che si dimenticano facilmente, come l'avvelenamento da monossido di carbonio, la celiachia, la gravidanza e le apnee del sonno.

Ematochimici - Alcuni (pochi) esami sono richiesti pressoché sempre (in grassetto), altri in casi particolari.

  • Emocromo
  • TSH
  • Glicemia
  • VES
  • PCR (se si sospetta un’infezione cronica)
  • Screening per celiachia (se sintomi suggestivi o in seconda battuta)
  • Creatinina ed elettroliti (età >60; sintomi quali prurito o poliuria)
  • Funzionalità epatica (età >60; abuso di alcol o droghe)
  • Calcemia (sintomi di ipercalcemia [p.es. stipsi])
  • Ferritina (donne in età fertile: alcuni autori considerano utile una terapia marziale in donne fertili con ferritina <15 ng/ml)
  • Monotest (età <40 con infezioni recenti)
  • Screening per la depressione, se i sintomi lo suggeriscono, come il PHQ (→ Screening della depressione in medicina generale)
Se gli esami di primo livello sono normali può essere valutato un periodo di osservazione. Se la stanchezza persiste per tre mesi vanno considerati altri accertamenti.

La società tedesca di medicina generale (DEGAM), nelle sue linee guida sul sintomo stanchezza (2017) indica alcuni errori da evitare:
  • accettare rapidamente i risultati di laboratorio patologici come spiegazione sufficiente;
  • escludere prima le cause organiche e solo dopo affrontare l'area psicosociale (a quel punto potrebbe aver avuto luogo una fissazione somatica);
  • in presenza di una malattia cronica nota, collegare automaticamente la stanchezza alla malattia stessa.
La stanchezza continuerà a essere una causa frequente di consultazione nello studio del medico di famiglia.

Poiché è quest’ultimo che spesso si prende cura dei suoi assistiti da lungo tempo e che conosce il loro ambiente psicosociale, i MMG sono gli interlocutori ideali per una valutazione efficiente di questo problema.

È tuttavia necessaria attenzione ad accompagnare e sostenere i propri pazienti con comprensione durante e soprattutto dopo la valutazione vera e propria, lasciando spesso la diagnosi aperta e mantenendo un punto di vista ampio.



Investigating fatigue in primary care.
BMJ. 2010 Aug 24

Prevalence of fatigue in general practice.
Ir J Med Sci. 2002 Jan-Mar;171(1):10-2

The differential diagnosis of tiredness: a systematic review.
BMC Fam Pract. 2016 Oct 20;17(1)

Müdigkeit – ein häufiges Symptom in der Hausarztpraxis.
Praxis (Bern 1994). 2019 Sep;108(12):793-798




Gilberto Lacchia - Pubblicato 19/05/2021 - Aggiornato 19/05/2021

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons