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Visualizzazione dei post da febbraio, 2023

466 - 🔎 APPROFONDIMENTO: GLP-1 agonisti

[Tempo di lettura: 11 min]  Gli incretinomimetici non sono farmaci di prima scelta nel diabete di tipo 2, ma sono sempre più prescritti per pazienti con malattia cardiovascolare accertata, Hb glicata nettamente superiore all’obiettivo e necessità di evitare un aumento di peso. Diversamente dalle gliptine, stanno cominciando a dimostrarsi efficaci nella riduzione del rischio cardiovascolare e della mortalità. L'omeostasi glicidica dipende da una complessa interazione di diversi ormoni: insulina e amilina, prodotte dalle cellule beta del pancreas; iglucagone, prodotto dalle cellule alfa del pancreas; e peptidi gastrointestinali, tra cui il peptide glucagone-simile 1 (GLP-1) prodotto dalle cellule L dell'intestino tenue distale e il polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente (GIP; detto in passato Gastric Inhibitory Polypeptide ) prodotto dalle cellule K di duodeno e digiuno. GLP-1 e GIP, "incretine", collegano l'assorbimento dei nutrienti dall'intestino

465 - Inibitori di pompa e cancro gastrico

[Tempo di lettura: 7 min]  Tra i diversi possibili effetti avversi dell’assunzione a lungo termine degli inibitori di pompa c’è l’aumento del rischio di cancro gastrico. Gli studi effettuati fino a oggi, osservazionali e di confronto tra utilizzatori di inibitori di pompa e popolazione generale sono stati criticati per la presenza di bias metodologici che probabilmente sovrastimavano il rischio. Un recente studio ha confrontato l’utilizzo di inibitori di pompa con quello degli antagonisti dei recettori H2 e ha ottenuto risultati probabilmente più attendibili. I farmaci antiacidi, che comprendono gli inibitori della pompa protonica (IPP) e gli antagonisti dei recettori dell'istamina-2 (H2RA), sono i farmaci più prescritti al mondo per gestire i sintomi di diverse patologie gastriche. Negli ultimi anni, gli IPP sono diventati sempre più popolari, in parte grazie alla loro maggiore efficacia nella soppressione dell'acidità e al loro profilo di sicurezza percepito. Tuttavia, seb

464 - 🔎 APPROFONDIMENTO: Gliptine

[Tempo di lettura: 12 min]  Gli inibitori della DPP-4 sono antidiabetici orali in commercio da 15 anni. Hanno un modesto effetto di riduzione dell’emoglobina glicata e fino a oggi non hanno dimostrato un consistente beneficio sulle complicanze del diabete. Nel corso degli anni dopo la commercializzazione sono emersi numerosi effetti avversi. Alcuni commentatori esprimono dubbi sul fatto che possano avere una qualche utilità nella terapia del diabete di tipo 2. La dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4) è una serina proteasi ampiamente distribuita nell'organismo, espressa come ectoenzima sulle cellule endoteliali vascolari, sulla superficie dei linfociti T e in forma circolante. La DPP-4 è coinvolta nel catabolismo delle incretine (GLP-1 e GIP), ormoni intestinali che stimolano la secrezione insulinica postprandiale. Meccanismo d'azione Gli inibitori della DPP-4 (gliptine) producono un'inibizione quasi completa e duratura della DPP-4, aumentando così la percentuale di GLP-1 e GIP

463 - Candidosi vulvovaginale: terapia orale o locale?

[Tempo di lettura: 6 min]  La candidosi vulvovaginale può essere trattata sia con antimicotici topici sia con preparati sistemici. Una revisione Cochrane che ha valutato l’efficacia e la sicurezza dei due tipi di terapie ha ottenuto risultati simili per le terapie sistemiche e per quelle locali. La candidosi vulvovaginale è un'infezione della vagina e della vulva che causa infiammazione, secrezioni, irritazione e prurito. È un’infezione vaginale molto comune e le stime suggeriscono che il 75% delle donne soffra almeno di un episodio prima della menopausa. È causata da una proliferazione di lieviti di genere Candida, principalmente Candida albicans . Si tratta di infezioni benigne, ma fastidiose e spesso ricorrenti. Diversi farmaci predispongono allo sviluppo di candidosi vaginali, tra cui: terapie antibiotiche, corticosteroidi o altri immunosoppressori, terapia ormonale sostitutiva per la menopausa, contraccettivi orali. Per il trattamento della candidosi vulvovaginale non compl

462 - Vaccinazioni e terapie con immunosoppressori

[Tempo di lettura: 4 min]  Le vaccinazioni sono raccomandate anche a pazienti con malattie autoimmuni in terapia con farmaci immunosoppressori. Queste terapie, tuttavia, possono ridurre la protezione vaccinale ottenuta. Per la terapia con il metotrexate, un farmaco di prima scelta nell’artrite reumatoide, è stata valutata la sospensione per una o due settimane dopo la vaccinazione per ottimizzare la risposta anticorpale. Le vaccinazioni contro malattie prevenibili, tra cui l'influenza stagionale, sono fortemente raccomandate ai pazienti con artrite reumatoide (AR), che sono a maggior rischio di infezioni a causa della disfunzione immunitaria di base e dell'immunosoppressione indotta dalla terapia. Considerata l'efficacia e la sicurezza, il metotrexate (MTX) rimane il farmaco antireumatico modificante la malattia (DMARD) di prima scelta, prescritto ai pazienti sia in monoterapia sia in associazione con altri DMARD sintetici e biologici, per il trattamento dell'AR. Il

461 - La funzione renale in medicina generale [2]

[Tempo di lettura: 9 min]  Il medico di medicina generale ha un'importante funzione nell'intercettare l’insufficienza renale acuta in modo tempestivo con importanti implicazioni prognostiche. L’insufficienza renale acuta può essere difficile da identificare, ma fino al 65% dei casi si sviluppano prima del ricovero e il 30% può essere prevenibile. L'insufficienza renale acuta (IRA) è una sindrome caratterizzata da un improvviso declino della funzione renale valutata tramite il dosaggio della creatinina sierica. Per standardizzare la classificazione dell'IRA, nel 2012 sono state pubblicate delle linee guida internazionali (tabella). Le cause di IRA si possono distinguere in: pre-renali , da diminuzione della perfusione renale, come in caso di disidratazione, ipotensione o condizioni edemigene (scompenso cardiaco, insufficienza epatica, sindrome nefrosica); renali intrinseche , da processi patologici nel rene stesso, come la necrosi tubulare acuta, i farmaci nefrotossi

460 - Antidepressivi nel dolore cronico non oncologico

[Tempo di lettura: 6 min]  Molto spesso nel dolore cronico non oncologico vengono utilizzati farmaci antidepressivi di diverse classi. Una revisione sistematica di studi sull’utilizzo di questi farmaci in diverse patologie dolorose croniche non ha trovato dimostrazioni di efficacia di qualità elevata. Il dolore cronico è difficile da trattare e le terapie disponibili spesso non permettono di raggiungere risultati ottimali. I FANS possono fornire piccoli benefici in alcune condizioni, ma devono essere usati con cautela e per brevi periodi a causa del rischio di eventi avversi a lungo termine. A circa un terzo dei pazienti con dolore cronico non oncologico vengono prescritti oppioidi. L’efficacia di questi farmaci nel dolore cronico, tuttavia, è limitata e i potenziali danni superano gli scarsi benefici. Per questi motivi, per il trattamento del dolore cronico non oncologico, spesso vengono prescritti antidepressivi. Alcune statistiche internazionali hanno messo in luce l’utilizzo per

459 - Inibitori della 5α-reduttasi e depressione

[Tempo di lettura: 7 min]  Da anni sono emerse segnalazioni di depressione di nuova diagnosi e comportamento suicidario in persone in terapia con gli inibitori della 5α-reduttasi. Anche un recente studio di coorte svedese conferma l’associazione con la depressione in pazienti che assumono questi farmaci. Gli inibitori della 5α-reduttasi (5-ARI), come finasteride e dutasteride, sono farmaci ampiamente prescritti per il trattamento dell'iperplasia prostatica benigna e dell'alopecia androgenica. Dal punto di vista farmacologico, i 5-ARI inibiscono selettivamente l'enzima 5α-reduttasi (5-AR), coinvolto nella conversione del testosterone nel metabolita androgeno 5α-diidrotestosterone (DHT) ed espresso in molti tessuti, come prostata, testicoli e follicoli piliferi. Dutasteride e finasteride inibiscono diversi isozimi 5-AR. La finasteride, alla dose di 1 mg/d, inibisce selettivamente l'isoenzima 5-AR di tipo 2, riducendo il DHT del 70% nel siero, mentre la dutasteride, all

458 - Uso degli oppioidi nei pazienti oncologici

[Tempo di lettura: 7 min]  Una nuova linea guida dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) affronta il tema dell'uso degli oppioidi nei pazienti oncologici. Gli autori hanno elencato una serie di raccomandazioni, per molte delle quali si dispone solo dell’opinione di esperti, senza solide evidenze. Un gruppo di esperti dell'ASCO ha utilizzato dati provenienti da revisioni sistematiche e studi randomizzati per formulare una serie di raccomandazioni sull'uso degli oppioidi in oncologia. Solo 3 erano basate sull'evidenza, mentre le altre sono state sviluppate in base al consenso degli esperti. SINTESI DELLE RACCOMANDAZIONI ➡ In pazienti con dolore neoplastico da moderato a grave, va proposta la terapia con oppioidi a meno che non siano controindicati. ➡  Non sono raccomandati oppioidi specifici né per l'inizio né per la rotazione. La decisione su quale oppioide sia più appropriato deve basarsi su fattori quali le proprietà farmacocinetiche, compresa la b