Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da aprile, 2020

180 - Secchezza oculare da anticolinergici

Tempo di lettura: 5 min La sindrome dell'occhio secco è una delle patologie oculari più comuni. Spesso provoca un notevole disagio oculare, disturbi visivi e potenziali danni alla superficie corneale. I farmaci con effetti anticolinergici hanno diversi effetti sugli occhi: midriasi, visione offuscata da alterata accomodazione, glaucoma acuto, riduzione della secrezione lacrimale e secchezza oculare. La secrezione lacrimale dipende dall'innervazione parasimpatica i cui recettori vengono bloccati dagli anticolinergici. Fastidio, dolore, diminuzione dell'acuità visiva, danni corneali La secchezza oculare comporta instabilità del film lacrimale aumentando la sua osmolarità ed espone all'infiammazione della superficie oculare. È associata a fastidio oculare, iperemia della sclera e sintomi che comprendono bruciore, prurito, senso di corpo estraneo, dolore, fotofobia e visione offuscata. Si possono anche verificare complicanze come assottigliamento e perforazione c

179 - Calcioantagonisti e cascata prescrittiva "diuretica"

Tempo di lettura: 4 min I calcio-antagonisti (CA) sono farmaci che alcune linee guida indicano come prima scelta nell'ipertensione e sono tra i primi 30 farmaci prescritti in Italia, soprattutto l'amlodipina. I CA vengono preferiti, in particolare negli anziani, per il loro profilo sicurezza e la minor necessità di esami di laboratorio di monitoraggio. Frequentemente, tuttavia, i CA causano edemi periferici, con un'incidenza variabile dal 2% al 25% a seconda del tipo di CA, del dosaggio e della durata della terapia. L'amlodipina è il CA più utilizzato e causa edemi con maggiore probabilità rispetto ai CA non diidropiridinici e ai più recenti CA diidropiridinici lipofili (lacidipina, lercanidipina). La comparsa di edemi può indurre a gestire il sintomo con un diuretico, preferendo i diuretici dell'ansa perché promuovono una maggiore perdita di liquidi rispetto ad altre classi di diuretici. L'edema indotto da CA, però, non è causato da un sovraccarico di

178 - Valutare il paziente con trombocitopenia

Tempo di lettura: 7 min La trombocitopenia è definita da una conta piastrinica inferiore a 150×109/L e viene definita lieve (tra 150 e 100×109/L), moderata (tra 50 e 99×109/L) o grave (<50×109/L). Può essere causata da una ridotta produzione di piastrine ( p.es . disfunzione midollare, epatopatie), da una maggiore distruzione (immunitaria o meno), da un'anomala distribuzione delle piastrine (ipersplenismo) o dalla combinazione di questi fattori. Se una trombocitopenia isolata viene rilevata accidentalmente in un paziente asintomatico, che non assume farmaci che possono esserne la causa e con uno striscio periferico normale, la diagnosi di solito si orienta verso una trombocitopenia immunitaria (ITP). L'ITP è una patologia acquisita, con trombocitopenia isolata inferiore a 100×109/L, e può essere il risultato sia di una maggiore distruzione che di una ridotta produzione di piastrine. Si tratta di una diagnosi di esclusione, senza test diagnostici specifici. Gli anticorp

177 - Allergia alle penicilline

Tempo di lettura: 5 min La definizione di "allergia alla penicillina", presente in molte delle schede cliniche dei nostri pazienti, magari risalente a molti anni prima, influisce sulla prescrizione di una terapia antibiotica e può comportare l'uso di farmaci non ottimali o a spettro più ampio del necessario come fluorochinolonici, macrolidi o cefalosporine. Circa il 20% della popolazione è etichettata come "allergica alle penicilline" e ciò può comportare la scelta di antibiotici meno efficaci, tossicità da antibiotici alternativi, maggiori infezioni post-operatorie, aumento del rischio di infezioni e/o colonizzazione da Clostridium difficile, Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) ed enterococchi resistenti alla vancomicina, in quanto il crescente aumento dell'utilizzo ospedaliero di farmaci ad ampio spettro in questi pazienti contribuisce al problema della resistenza agli antibiotici. È vero che una reazione allergica grave alle

176 - Valutare il paziente con palpitazioni

Tempo di lettura: 6 min Le palpitazioni sono un problema comune in medicina generale e le cause cardiache sono quelle che ci preoccupano di più dal punto di vista eziologico: è importante distinguerle da quelle non cardiache a causa del rischio di morte improvvisa nei soggetti che hanno una cardiopatia sottostante. Per la valutazione iniziale sono essenziali anamnesi ed esame obiettivo accurati, seguiti da test diagnostici mirati. La diagnosi differenziale prende in considerazione essenzialmente: 1. Cause cardiache : extrasistoli atriali o ventricolari, aritmie, cardiopatie strutturali (valvolari o cardiomiopatie) 2. Cause non cardiache : disturbi metabolici, effetti avversi da farmaci, stimolanti del sistema nervoso centrale (caffeina, cocaina, nicotina, anfetamine), malattie psichiatriche (disturbi d'ansia, depressione), alcool, febbre, anemia, gravidanza. Nella prima valutazione del paziente è utile chiarire prima di tutto cosa intende il paziente con palpitazione:

175 - COVID: risorse informative per il medico

COVID: risorse informative per il medico - Blog Prescrivere Tempo di lettura: 5 min Da quanto è iniziata l'emergenza coronavirus la rete pullula di notizie e siti che si occupano del problema. È utile disporre di fonti autorevoli, affidabili e accessibili il più possibile rapidamente e in modo efficace.  Come medici di famiglia veniamo consultati quotidianamente dai pazienti che leggono quotidianamente notizie allarmanti sbattute in prima pagina da testate giornalistiche che spesso si copiano una con l'altra e non si preoccupano sempre di approfondire prima di pubblicare (un esempio per tutti: il virus che si diffonde nell'aria). È nostro dovere riuscire a dare risposte documentate, in grado spesso di alleviare l'ansia generalizzata di questi tempi difficili. In proposito segnalo un post dal blog dell'associazione dei documentalisti biomedici italiani ( False notizie sul Coronavirus: dove verificarle ) e il sito di Fnomceo: Dottore … ma è vero che? P

174 - COVID e idrossiclorochina

Tempo di lettura: 9 min La clorochina, un farmaco scoperto nel 1934, era già stata studiata durante l'epidemia di SARS del 2003, quando si era osservata una certa efficacia nel prevenire la diffusione del coronavirus in colture cellulari. L'inibizione della diffusione del virus si verificava quando le cellule venivano trattate con clorochina sia prima sia dopo l'infezione.  L'attività antivirale è stata poi ipotizzata anche per l'idrossiclorochina e verificata in piccoli studi clinici non controllati, anche se con risultati non uniformi. L'efficacia clinica non può essere dedotta da tali dati, anche perché essi non consentono di trarre conclusioni sulle concentrazioni di farmaco raggiunte nei tessuti, che sono decisive per l'effetto terapeutico. In condizioni normali, per un farmaco studiato così poco in questa patologia si parlerebbe al massimo di una possibile ipotesi da approfondire. In questa situazione di emergenza mondiale, al contrario, anche gr

173 - Terapia dell'emicrania negli adulti

[Tempo di lettura: 7 min]  PRIMA SCELTA

172 - Lesioni polmonari gravi da sigaretta elettronica

Tempo di lettura: 4 min È noto che l'inalazione di sostanze tossiche può causare lesioni polmonari. Molto di ciò che si conosce sulle sindromi da inalazione di sostanze chimiche deriva da alti livelli di esposizione in contesti professionali o in situazioni in cui possono verificarsi incendi o incidenti (esplosioni in impianti industriali, deragliamenti di vagoni ferroviari contenenti sostanze chimiche, sovraesposizione a prodotti per la pulizia della casa). A partire dalla prima metà del 2019 hanno cominciato ad accumularsi, soprattutto negli Stati Uniti, le segnalazioni di utilizzatori di sigarette elettroniche con lesioni polmonari che si presumono causate dall'esposizione a sostanze chimiche presenti nel liquido di vaporizzazione. Le pneumopatie erano gravi, richiedevano il ricovero, a volte il supporto respiratorio e i dati attuali indicano una mortalità del 2%. Nell'agosto 2019 la FDA statunitense ha riferito di 215 osservazioni di pneumopatie in persone c

171 - Rischi dell'uso dei FANS nel sospetto di COVID-19

Tempo di lettura: 4 min A metà marzo il ministro della salute francese ha pubblicato un tweet in cui si diceva che "assumere farmaci antinfiammatori (ibuprofene, cortisone. . . .) potrebbe essere un fattore aggravante per l'infezione…". Pare che questo commento sia originato da un'infettivologa del sud-est della Francia che ha citato quattro casi di giovani pazienti con COVID-19 e senza patologie sottostanti che hanno avuto sintomi gravi dopo aver assunto FANS nella fase iniziale della malattia. Altri esperti inglesi si sono dichiarati d'accordo con questo avvertimento: Paul Little, GP inglese che insegna primary care research all'università di Southampton, ha osservato che esistono buone evidenze "che il protrarsi del decorso o le complicanze delle infezioni respiratorie possono essere più comuni quando si usano i FANS, con complicanze respiratorie, setticemiche o cardiovascolari". Ian Jones, virologo dell'Università di Reading, ha aff