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Visualizzazione dei post da 2022

447 - Cefalea a grappolo

[Tempo di lettura: 9 min]  La cefalea a grappolo è una cefalea autonomica trigeminale, caratterizzata da un dolore estremamente intenso, rigorosamente unilaterale, sintomi autonomici e crisi ricorrenti. Non è raro che non venga riconosciuta e diagnosticata correttamente, con un ritardo nel trattamento ottimale. La cefalea a grappolo è caratterizzata da crisi di cefalea rigorosamente unilaterali, della durata di 15-180 minuti e che si verificano fino a 8 volte al giorno, accompagnate da almeno un sintomo autonomico ipsilaterale al dolore o da senso di agitazione o entrambi. Ha una maggior prevalenza nei maschi (~4:1), inizia tipicamente tra i 20 e i 40 anni e ha una componente genetica significativa: nei parenti di primo grado il rischio è 18 volte superiore. La forma cronica è molto più frequente nei maschi (15:1). Le crisi sono scatenate dall'interazione di fattori endogeni ed esogeni, come l'alcol e le variazioni stagionali e circadiane. Il fumo è un noto fattore di ri

446 - Interazione tra rivaroxaban e amiodarone

[Tempo di lettura: 4 min]  Il centro di farmacovigilanza dell’OMS ha analizzato una serie di segnalazioni di emorragie gastroenteriche in pazienti che assumevano l’associazione rivaroxaban e amiodarone. La prescrizione di questa associazione può essere particolarmente rischiosa in pazienti con insufficienza epatica o renale o che assumono altri farmaci potenzialmente interagenti o che aumentano il rischio emorragico. Nel 2021, il Centro di monitoraggio dei farmaci dell'OMS ha analizzato 24 segnalazioni di emorragie digestive attribuite a un'interazione tra rivaroxaban e amiodarone, registrate nel loro database di farmacovigilanza fino al dicembre 2020. Tutti i casi erano gravi e tre pazienti sono morti. La maggior parte dei pazienti erano anziani, con età mediana di 74 anni (range 34 - 91 anni). Le posologie di rivaroxaban e amiodarone, quando note, restavano entro i limiti delle dosi raccomandate in scheda tecnica. Il rivaroxaban viene metabolizzato nel fegato attraverso gl

445 - Sospendere il tramadolo

[Tempo di lettura: 8 min]  Il tramadolo è un analgesico oppioide, che ha effetti serotoninergici e noradrenergici. Può causare dipendenza, con sindromi da astinenza quando viene sospeso. Quando è auspicabile la sospensione di una terapia a lungo termine con tramadolo, è necessario prevedere un periodo di sospensione prolungato ed eventualmente terapie analgesiche alternative per il dolore che, soprattutto all'inizio, può aumentare con un effetto rebound. Il tramadolo è un analgesico oppioide disponibile in varie forme, sia a rilascio immediato sia prolungato, indicato per la terapia del dolore da moderato a grave. Ha un’affinità per i recettori mu 6000 volte inferiore rispetto alla morfina, per cui è classificato tra i cosiddetti "oppioidi deboli". È una definizione fuorviante, poiché effetti avversi e rischio di dipendenza non sono meno intensi rispetto ad altri oppioidi. È uno degli analgesici più spesso coinvolti in eventi mortali, soprattutto a causa di overdos

444 - Rivista Prescrire: la lista dei principi attivi da evitare

[Tempo di lettura: 9 min]  Per l'undicesimo anno consecutivo, la rivista Prescrire pubblica una revisione dei farmaci che, secondo i suoi revisori, sono da evitare. Lo scopo di questo elenco, revisionato e pubblicato ogni anno, è quello di documentare i farmaci che i consulenti della rivista ritengono più dannosi che utili. Uno degli obiettivi principali di Prescrire è quello di fornire agli operatori sanitari, e quindi ai pazienti, informazioni chiare, concise, affidabili e aggiornate di cui hanno bisogno per la loro pratica, senza conflitti di interesse commerciali. L'organizzazione di Prescrire si basa su un'ampia rete di revisori (specialisti della materia, metodologi e professionisti rappresentativi dei lettori), un processo editoriale collettivo, con molteplici controlli di qualità e verifiche incrociate durante la stesura di un articolo. L'immissione in commercio di nuovi farmaci, nuove evidenze, nuovi dati sugli effetti avversi, mette costantemente in discus

443 - Allopurinolo e rischio di reazioni avverse

[Tempo di lettura: 7 min]  L’allopurinolo è un farmaco molto prescritto e indicato come ipouricemizzante di prima scelta in molte linee guida. Può causare soprattutto reazioni avverse di ipersensibilità, a volte gravi, anche dopo un utilizzo per tempi lunghi. Per minimizzare queste reazioni, la posologia va aumentata gradualmente e adattata alla funzione renale. Usato fin dagli anni ‘50, l'allopurinolo è ancora il farmaco di prima scelta quando è necessario utilizzare un ipouricemizzante, soprattutto quando l'iperuricemia è accompagnata da complicanze (gotta, nefropatia uratica). In Italia rientra tra i primi trenta principi attivi prescritti dai medici di medicina generale (rapporto OsMed 2020). L'allopurinolo inibisce la xantino-ossidasi e impedisce la sintesi di urato da ipoxantina e xantina. Il farmaco è indicato per il trattamento delle principali manifestazioni cliniche di deposito di acido urico (gotta articolare, tofi e/o interessamento renale per precipitazione

442 - Prescrivere farmaci che allungano l’intervallo QT

- [Tempo di lettura: 7 min]  Molti farmaci causano un prolungamento dell'intervallo QT sull’ECG. Ciò può aumentare il rischio di torsades de pointes, un'aritmia cardiaca potenzialmente fatale. Quando si prescrivono farmaci associati al prolungamento del QT, è necessario considerare tre fattori chiave: il rischio potenziale e l'entità del prolungamento del QT associato al farmaco prescritto; i fattori di rischio legati al paziente; i farmaci associati che potrebbero aumentare il rischio di prolungamento del QT. Il prolungamento del QT indotto da farmaci è un effetto farmacologico riconosciuto, dimostrato in più di 250 molecole e identificato come rischio per molte terapie comunemente prescritte. L’incidenza stimata da uno studio europeo del 2014 di sindrome del QT lungo (LQTS) da farmaci è di oltre 3 milioni di casi di torsades de pointes (TdP) all’anno. L'intervallo QT rappresenta il tempo che intercorre tra l'inizio della depolarizzazione ventricolare e la fine

441 - Colchicina: attenti alle interazioni!

- [Tempo di lettura: 8 min] La colchicina è un farmaco utilizzato da millenni. Oggi è considerata una terapia di seconda scelta data la ristretta finestra terapeutica e i numerosi effetti collaterali. Le dosi terapeutiche sono vicine a quelle tossiche. Attenzione particolare va posta alle possibili (e numerose) interazioni farmacologiche, soprattutto in pazienti anziani e politrattati. La colchicina è una delle terapie più antiche per l’attacco gottoso acuto. Estratta dal Colchicum autumnale , è descritta per il trattamento di reumatismi e gonfiori articolari nel Papiro Ebers (circa 1500 a.C.), un testo medico egiziano. La colchicina ha effetti antimitotici: blocca la divisione cellulare in fase G interferendo con la formazione dei microtubuli e dei fusi mitotici. È un effetto analogo a quello degli alcaloidi della vinca, ed è maggiore nelle cellule a rapido turnover, come neutrofili ed epitelio gastroenterico. La depolimerizzazione dei microtubuli da parte della colchicina r

440 - Terapia della gotta

[Tempo di lettura: 8 min]  La gotta è una malattia cronica da deposito di urato monosodico, caratterizzata da attacchi acuti di artrite, potenziale artropatia cronica e deformità articolari, noduli sottocutanei da accumulo di cristalli di urato (tofi), nefrolitiasi uratica e nefropatia cronica. La terapia riguarda sia l’attacco acuto (colchicina, FANS, steroidi), sia la prevenzione di nuovi attacchi con farmaci ipouricemizzanti. L'iperuricemia è un fattore di rischio necessario, ma non sufficiente, per lo sviluppo della gotta. Definita da un livello di acido urico circolante oltre la soglia di solubilità dell'urato monosodico (>6,8 mg/dL), l’iperuricemia è da tre a cinque volte più comune della gotta stessa. Altri fattori di rischio per iperuricemia e gotta comprendono: sesso maschile, età avanzata, fattori dietetici e di stile di vita, obesità, insufficienza renale, farmaci iperuricemizzanti (p.es. diuretici). Rispetto agli uomini, le donne con gotta hanno meno probabili

439 - Scelta dell’anticoagulante orale per la fibrillazione atriale

[Tempo di lettura: 4 min]  Nella prevenzione delle complicanze tromboemboliche della fibrillazione atriale la prescrizione degli anticoagulanti diretti ha ormai nettamente superato quella del warfarin. Per i quattro principi attivi attualmente disponibili in Europa non esistono confronti diretti né linee guida chiare che orientino la scelta. Un ampio studio su database europei e statunitensi ha valutato il rischio di emorragie gastrointestinali dei diversi principi attivi. I dati provenienti da studi randomizzati e controllati e da studi osservazionali postmarketing hanno dimostrato che gli anticoagulanti  orali diretti (DOAC) non sono inferiori al warfarin nella prevenzione dell'ictus e comportano un minor rischio di emorragie e fratture ossee osteoporotiche. Data la loro facilità d'uso e la maggior sicurezza, nei pazienti con fibrillazione atriale le attuali linee guida raccomandano i DOAC quando non sia indispensabile l'uso del warfarin . Sebbene gli studi randomiz

438 - 🔎 APPROFONDIMENTO: Ranolazina

[Tempo di lettura: 10 min]  La ranolazina è un antianginoso di seconda scelta, indicato in pazienti che non hanno beneficio o non tollerano la terapia standard con beta-bloccanti e/o calcioantagonisti. Si tratta di un farmaco con una farmacocinetica delicata, numerose interazioni, meccanismo di azione sconosciuto e maneggevolezza non sempre ottimale. Non tutti concordano sul fatto che il rapporto rischio/beneficio sia favorevole. La ranolazina è approvata dalla FDA e dall'EMA come trattamento di seconda scelta per il trattamento dell'angina cronica. Il farmaco può essere associato ad altri antianginosi, come beta-bloccanti, calcioantagonisti o ACE inibitori, sartani, antidislipidemici o antiaggreganti. L’EMA ha approvato la ranolazina sotto forma di compresse da 375, 500 e 750 mg. La dose iniziale raccomandata è di 375 mg x 2. La FDA ha approvato dosaggi da 500 e 1000, consigliando una dose iniziale di 500 mg x 2 e 1000 x 2 come dose massima. Da scheda tecnica europea, dopo

437 - Fluorochinolonici e rischio di valvulopatie

[Tempo di lettura: 3 min]  Nell'ottobre 2020, l'Agenzia francese dei farmaci (ANSM) ha informato i medici del rischio di valvulopatia in soggetti esposti agli antibiotici fluorochinolonici. Questo potenziale effetto avverso si aggiunge ad altri il cui meccanismo patogenetico comune sarebbe la degradazione del collagene. Uno studio caso-controllo statunitense ha esaminato il legame tra le patologie valvolari cardiache e l'esposizione ai fluorochinolonici. Lo studio è stato condotto utilizzando i dati Medicare e di ricovero in ospedali statunitensi di oltre 12.000 pazienti con insufficienza mitralica o aortica (casi) e circa 125.000 pazienti senza danno valvolare (controlli), con un'età media di 58 anni. L’aumento del rischio di insufficienza mitralica o aortica nei pazienti esposti a un fluorochinolonico sistemico nel mese precedente la registrazione della diagnosi è risultato statisticamente significativo rispetto a quelli esposti ad amoxicillina o azitromicina (RR 2