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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

428 - Doxiciclina per la polmonite comunitaria

[Tempo di lettura: 5 min]  La doxiciclina non è tra gli antibiotici comunemente utilizzati nella polmonite comunitaria. I risultati di una metanalisi permettono di tenerla in considerazione come alternativa ad altri antibiotici, verso i quali sono sempre maggiori le resistenze batteriche. Per il trattamento empirico della polmonite acquisita in comunità (CAP) nei pazienti ambulatoriali, negli studi clinici non è stata chiaramente dimostrata la superiorità di un antibiotico empirico di prima scelta rispetto a un altro. La scelta dell'antibiotico dipende dalla probabilità di resistenza agli antibiotici, dalle comorbidità del paziente e dal potenziale di effetti avversi (comprese le reazioni di ipersensibilità). La doxiciclina è spesso un farmaco di ultima scelta per la terapia della CAP. Le linee guida statunitensi del 2019 indicano la doxiciclina come opzione per la terapia ambulatoriale della CAP, ma la raccomandazione è classificata come condizionale con "evidenze di bassa

427 - Interazioni tra inibitori di pompa e inibitori della tirosina chinasi

[Tempo di lettura: 5 min]  Gli inibitori della tirosina chinasi sono una classe che raggruppa numerosi farmaci chemioterapici orali. Per essere assorbiti richiedono un ambiente acido e l’associazione con inibitori della secrezione acida gastrica può ridurne l'assorbimento al punto da compromettere l’efficacia della chemioterapia e incidere sulla sopravvivenza dei malati oncologici. L'uso di chemioterapici orali permette flessibilità, comodità nell'autosomministrazione domiciliare, un'esposizione prolungata al farmaco e una migliore qualità di vita rispetto alla chemioterapia tradizionale somministrata per infusione endovenosa in un ambulatorio ospedaliero. L'uso di questi farmaci, tuttavia, aumenta anche il rischio di interazioni farmaco-farmaco, se il medico di medicina generale non rileva prontamente le possibili interazioni a rischio. Alla classe degli inibitori della tirosin-chinasi (TKI) appartengono numerosi chemioterapici orali. I TKI sono indicati in dive

426 - Trombosi venosa profonda degli arti inferiori

[Tempo di lettura: 8 min]  Le trombosi venose profonde non sono eventi rari. Quelle degli arti inferiori sono le più comuni in medicina generale. La terapia anticoagulante ha lo scopo di evitare l’estensione della trombosi, un’embolia polmonare e le recidive. La durata minima della terapia anticoagulante è di tre mesi. Le ostruzioni trombotiche di una vena profonda degli arti inferiori si distinguono in prossimali (al di sopra del ginocchio) e distali (limitate al polpaccio). I segni suggestivi di trombosi venosa profonda (TVP) di un arto inferiore sono edema, dolore e arrossamento. Può essere presente una dolorabilità dell’arto, febbricola, distensione delle vene superficiali. Per predire la probabilità di TVP, il punteggio di Wells per la TVP  è quello meglio valutato. Il punteggio totale indica la probabilità clinica di trombosi venosa profonda: punteggio negativo o uguale a 0: probabilità significativamente ridotta; punteggio pari a 1 o 2: poco discriminante; punteggio uguale o

425 - Efficacia del nirmatrelvir in era Omicron

[Tempo di lettura: 2 min] ⚡ NOTIZIA FLASH ⚡ Uno studio retrospettivo e osservazionale, condotto in Israele su una popolazione con alti tassi di immunità pregressa, ha rilevato che la terapia con nirmatrelvir si associava a un miglioramento degli esiti clinici soprattutto in soggetti over65. Nirmatrelvir/ritonavir (N/R; Paxlovid°) è autorizzato per il trattamento di pazienti con COVID non ricoverati, ad alto rischio di complicanze. L’indicazione si basa sullo studio EPIC-HR che ha mostrato una riduzione dell'88% di ricoveri e decessi. EPIC-HR, tuttavia, è stato condotto su soggetti non vaccinati, in un periodo in cui predominava la variante Delta. Un recente studio, condotto in Israele, ha valutato l’associazione N/R su soggetti di età ≥40 anni, in una grande organizzazione sanitaria israeliana, durante l'era Omicron. In questo studio retrospettivo di coorte, sono stati confrontati gli esiti di 3902 pazienti trattati con N/R rispetto a 105.352 non trattati. L'

424 - Sospendere l’utilizzo continuativo degli inibitori di pompa

[Tempo di lettura: 5 min]  La sospensione brusca di un inibitore della pompa protonica assunto per diverse settimane può provocare una iperacidità di rimbalzo. Secondo varie linee guida, un approccio pratico è quello di suggerire una riduzione della dose dell’inibitore di pompa, distanziare le dosi, assumere il farmaco solo se i sintomi sono disturbanti ed eventualmente sospendere il trattamento. L'uso transitorio di antiacidi è spesso utile. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono tra i farmaci più prescritti al mondo. Spesso sono utilizzati in modo inappropriato, soprattutto in situazioni che non ne giustificano l'uso, a dosi troppo elevate o prolungando inutilmente il trattamento. Gli IPP sono autorizzati per alcune malattie sintomatiche da reflusso gastro-esofageo, esofagite, ulcera peptica e, in associazione a FANS, solo in alcuni pazienti a rischio particolarmente elevato di ulcera peptica. In generale, la durata del trattamento raccomandata in scheda tecnica è

423 - Anticoagulanti orali e artralgie

[Tempo di lettura: 3 min]  L’aumento dell’utilizzo degli anticoagulanti diretti ha fatto emergere le artralgie non associate a emorragia come effetto avverso. È possibile che, con l’utilizzo sempre maggiore di questi anticoagulanti, questi casi siano più frequenti. Il danno articolare dovuto alle emorragie intrarticolari è un effetto avverso noto di tutti gli anticoagulanti. In letteratura, dal 2017, sono comparsi isolati case report sulle artralgie spontanee senza emartro. In particolare, nel database di farmacovigilanza dell’OMS ( https://vigiaccess.org ) a tutt’oggi le artralgie segnalate sono circa l’1% di tutte le segnalazioni per rivaroxaban, dabigatran e apixaban. È stato pubblicato uno studio dei centri di farmacovigilanza francesi, condotto con l'obiettivo di descrivere i casi di artralgie isolate correlate agli anticoagulanti diretti. Sono state utilizzate le segnalazioni fino a dicembre 2019, solo per i casi in cui l’anticoagulante era l'unico farmaco sospetto. Su