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277 - Antipsicotici e disturbi della deglutizione

[Tempo di lettura: 5 min] 

I disturbi della deglutizione comprendono diversi sintomi: difficoltà di deglutire alimenti solidi o liquidi, sensazione di blocco o ostruzione quando il cibo passa attraverso bocca, faringe o esofago. Spesso raggruppati sotto il termine "disfagia", questi sintomi causano disagio, compromettono la qualità di vita e talvolta possono avere conseguenze gravi o fatali. I problemi di deglutizione da farmaci sono alcune delle poche cause reversibili di disfagia.

I sintomi disfagici sono stati comunemente attribuiti all'uso di antipsicotici tipici (che hanno una maggiore affinità per i recettori D2 rispetto a quelli atipici), ma sono stati segnalati disturbi della deglutizione anche in pazienti trattati con antipsicotici atipici.

Disturbi della deglutizione sono stati osservati in diversi contesti, sia in pazienti trattati per lungo tempo con neurolettici con disturbi extrapiramidali, comprese le discinesie tardive, o entro pochi giorni dall'inizio o dall'aumento della posologia del neurolettico.

In una revisione sistematica pubblicata nel 2017, la prevalenza di disturbi della deglutizione in pazienti trattati con antipsicotici è risultata dal 20 al 70% circa, a seconda delle casistiche.

Alcuni studi hanno riscontrato una maggior prevalenza in pazienti trattati con antipsicotici tipici (~36% in quelli trattati con aloperidolo) rispetto a quelli atipici (9% con risperidone).

Diversi studi osservazionali hanno suggerito un'associazione tra le polmoniti ab ingestis e le terapie con antipsicotici in pazienti con demenza.

Una meta-analisi, tuttavia, ha dimostrato che l'aumento del rischio di polmonite non si applica solo ai pazienti anziani ma anche a quelli più giovani.

In uno studio retrospettivo su pazienti anziani non trattati con clozapina, chi assumeva risperidone e olanzapina aveva un maggior rischio di polmonite rispetto a chi utilizzava quetiapina.

Gli studi limitati ai pazienti trattati con clozapina suggeriscono che la polmonite sia un importante fattore di morbilità e letalità.

In un periodo di poco più di due anni, in un ospedale statunitense, su 155 diagnosi di polmonite il 34% interessava soggetti in terapia con clozapina, il 14% con risperidone e il 12% riguardava la popolazione generale.

Una volta verificatasi, la polmonite nei pazienti affetti da clozapina può essere particolarmente letale e forse più letale che nei pazienti che assumono altri antipsicotici. Ciò perché la polmonite può causare intossicazione da clozapina, aumentando il rischio di sedazione, aspirazioni ripetute e aritmie.

La clozapina inoltre può interferire con i meccanismi immunologici, contribuendo anche ad aumentare il rischio di polmonite; in terzo luogo, la grave ipomotilità gastrointestinale indotta dalla clozapina aumenta il rischio di aspirazione letale.

Meccanismi coinvolti

Negli studi effettuati con esami radiologici dinamici che valutavano la deglutizione in questi pazienti si sono osservate numerose anomalie: movimenti discinetici dalla lingua; contrazioni anomale dell'esofago; rallentamento dei movimenti della lingua e delle labbra; aumento del ritardo nella deglutizione; errato orientamento di piccole quantità di liquido non deglutite; alterazione dei movimenti del faringe; chiusura incompleta della laringe.

Nella maggior parte dei casi, le anomalie rivelate dagli esami radiologici sono scomparse dopo la riduzione della dose, la sospensione o la sostituzione del farmaco.

La maggior parte dei pazienti con disturbi della deglutizione ha disturbi extrapiramidali: movimenti involontari di lingua, labbra, guance, faringe, discinesie acute o tardive oro-buccali. Per alcuni pazienti i disturbi della deglutizione rappresentano il principale sintomo extrapiramidale.

Gli effetti sedativi dei farmaci favoriscono i problemi di deglutizione e la secchezza delle fauci, spesso indotta dall'effetto anticolinergico di molti di questi, rende difficile la deglutizione.

In pratica - Di fronte a un paziente con disturbi della deglutizione è importante pensare anche a una causa farmacologica. In un giovane con discinesia acuta, i disturbi migliorano con la riduzione della posologia del neurolettico.

Negli anziani in terapia a lungo termine e con discinesia tardiva, il trattamento è difficile perché la sospensione del neurolettico può portare a un peggioramento dei sintomi.

In un paziente con morbo di Alzheimer che ha difficoltà di deglutizione o tosse quando si alimenta, può essere utile pensare al possibile ruolo del neurolettico e sospenderlo.





Antipsychotic medication and oropharyngeal dysphagia: systematic review.
Eur J Gastroenterol Hepatol. 2017 Dec;29(12):1332-1339

A comprehensive review of swallowing difficulties and dysphagia associated with antipsychotics in adults.
Expert Rev Clin Pharmacol. 2019 Mar;12(3):219-234.






Gilberto Lacchia - Pubblicato 05/05/2021 - Aggiornato 05/05/2021

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