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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

84 - Inibitori SGLT2: cautela per il rischio di amputazioni e chetoacidosi diabetica

Tempo di lettura: 2 min In alcuni studi randomizzati, nei diabetici con rischio cardiovascolare elevato trattati con canagliflozin (Invokana°) si sono osservati meno eventi avversi cardiovascolari ma un aumento del rischio di amputazione agli arti inferiori rispetto ai pazienti tratti con placebo (studio già citato in un post precedente ). È stato condotto un nuovo studio di coorte utilizzando i dati dei registri nazionali danesi e svedesi per esaminare le associazioni tra gli inibitori SGLT2 e alcuni effetti avversi. Oltre 17.000 pazienti (età media 61 anni) con diabete di tipo 2 e una nuova prescrizione di inibitori SGLT2 (61% dapagliflozin [Forxiga°], 38% empagliflozin [Jardiance°] e 1% canagliflozin) sono stati confrontati con un numero equivalente di nuovi utilizzatori degli agonisti dei recettori del peptide-1 (GLP-1), che non hanno associazioni note con i risultati analizzati.  Gli inibitori SGLT2 sono stati associati a rischi significativamente più elevati di amputazione

83 - Inefficacia degli omega-3 nella prevenzione cardiovascolare secondaria

Tempo di lettura: 3 min Già nel 2013 una metanalisi condotta su una quindicina di pubblicazioni da studi controllati e randomizzati (oltre 20.000 pazienti) non metteva in evidenza un particolare effetto protettivo dell'integrazione di acidi grassi polinsaturi omega-3 nella riduzione del rischio di nuovi eventi cardiovascolari. La popolazione di pazienti studiati aveva un'età media di 63 anni e l'integrazione era stata somministrata per almeno un anno. Dopo un follow-up medio di 2 anni la supplementazione di omega-3 non aveva ridotto la mortalità totale o l'incidenza di infarto miocardico, cardiopatia coronarica, insufficienza cardiaca e ictus ischemico. A metà del 2018 è stata pubblicata la più grande revisione sistematica Cochrane sull'efficacia degli acidi grassi omega-3 utilizzati in prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria (un'ottantina di studi randomizzati e controllati su oltre 110.000 pazienti seguiti da 12 a 72 mesi). Gli autori concludeva

82 - Oppiacei per il dolore non oncologico

Tempo di lettura: 3 min È ancora eccessiva la prescrizione di oppiacei nel dolore non oncologico. I noti rischi della terapia a lungo termine con oppiacei e la prescrizione eccessiva negli ultimi anni in diverse nazioni, hanno indotto a porsi domande sulla loro reale efficacia nel trattamento del dolore non oncologico. Questi farmaci sono ancora ampiamente prescritti per questo tipo di dolore, nonostante l'aumento delle evidenze sulla loro ridotta efficacia e potenziali rischi. Già nel 2015 una metanalisi di autori tedeschi su 10 studi randomizzati (oltre 3000 pazienti) durati da 4 a 12 settimane aveva concluso che gli analgesici non oppioidi erano superiori agli oppiacei in termini di miglioramento funzionale e tollerabilità nella terapia del dolore neuropatico, lombalgico e artrosico. In una recente metanalisi di maggiori dimensioni, i ricercatori hanno identificato 96 studi randomizzati e controllati (26.000 pazienti totali) in cui sono stati valutati il dolore neuropat

81 - Bronchiti acute: più sintomatici, meno antibiotici

Tempo di lettura: 6 min In questo periodo molti dei pazienti che vediamo nei nostri studi si presentano con sintomi di bronchite acuta. La bronchite acuta è una malattia solitamente di origine virale (90% dei casi); batteri come il Mycoplasma pneumoniae o la Bordetella pertussis sono cause rare. In un adulto sano, l'evoluzione naturale della bronchite acuta è di solito spontaneamente favorevole. La tosse scompare in genere in 7-10 giorni senza complicanze, ma a volte può durare fino a 3 settimane. La preoccupazione principale del MMG è quella di escludere una causa più grave: asma, riacutizzazioni di BPCO, scompenso cardiaco o polmonite. Le diagnosi i cui sintomi si sovrappongono maggiormente alla bronchite acuta sono le infezioni delle vie respiratorie superiori e la polmonite. La diagnosi è generalmente facile con anamnesi ed esame obiettivo. La tosse è il sintomo predominante e spesso il motivo che porta il paziente dal medico. Alcuni pazienti hanno dolori toracici se

80 - INTERCheck dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri

[Tempo di lettura: 3 min] 🔧 STRUMENTI INTERCheck è uno strumento informatico realizzato dall'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri con l'obiettivo di migliorare l'appropriatezza prescrittiva nel paziente anziano, che tiene in considerazione diversi aspetti della farmacologia geriatrica. Lo strumento è fornito gratuitamente dall'Istituto agli operatori sanitari coinvolti nella gestione delle terapie farmacologiche (medici, infermieri, farmacisti). Per ricevere le credenziali di accesso è necessario inviare un'email a intercheckweb@marionegri.it indicando il proprio nominativo, professione svolta e centro di appartenenza. La versione web contiene diversi strumenti per analizzare la terapia nei pazienti politrattati. Dal menu PAZIENTI è possibile inserire i pazienti dei quali vogliamo analizzare la politerapia che verranno memorizzati e per i quali potremo nel tempo modificare i farmaci aggiungendo per esempio quelli nuovi per verificare eventuali proble

79 - Osteoporosi da terapie steroidee prolungate

Tempo di lettura: 5 min Circa l'1% degli adulti e il 3% dei soggetti di età superiore ai 50 anni ricevono cortisonici per allergie, malattie infiammatorie o neoplasie (dati americani). L'uso a lungo termine è associato a effetti tossici significativi, di cui le fratture sono il più comune evento avverso grave e prevenibile. Un articolo di fine dicembre sul NEJM tratta il problema dell'osteoporosi da steroidi e della sua prevenzione: ecco qui sotto i punti principali. I fattori di rischio per le fratture indotte da glucocorticoidi comprendono: età (>55 anni), sesso femminile, razza bianca e terapia prolungata con prednisone a dosi superiori a 7,5 mg/die. Le fratture più frequenti sono quelle vertebrali: il rischio di frattura vertebrale aumenta entro 3 mesi dall'inizio del trattamento e raggiunge il picco a 12 mesi. Nei pazienti trattati con prednisone a dosi da 2,5 a 7,5 mg/die il rischio relativo di frattura vertebrale raddoppia e il rischio di frattura dell&#