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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

312 - Lesioni renali acute da farmaci

[Tempo di lettura: 9 min]  I farmaci sono responsabili di circa il 20% delle insufficienze renali acute in pazienti ambulatoriali o ricoverati. Tra gli anziani questa percentuale supera il 60%. Rispetto al passato, i pazienti con nefrotossicità acuta da farmaci sono più anziani, più spesso diabetici e cardiopatici, assumono più farmaci e sono più esposti a procedure diagnostiche e terapeutiche che possono danneggiare la funzione renale. L'insufficienza renale acuta (IRA) non è una singola entità patologica. Si tratta di un gruppo eterogeneo di condizioni caratterizzate da diminuzione improvvisa della velocità di filtrazione glomerulare con aumento della creatininemia o oliguria. L'IRA si verifica generalmente nel contesto di una malattia acuta o cronica. I criteri di IRA (stadio 1) comprendono uno dei seguenti: aumento in un periodo di 48 ore della creatininemia ≥0,3 mg/dL rispetto a un valore basale noto; aumento in un periodo di 48 ore della creatininemia ≥1,5 volte un va

311 - “Non la riconosco più”

[Tempo di lettura: 7 min]  Davanti a situazioni inusuali, soprattutto in pazienti anziani e politrattati, è buona regola chiedersi sempre: “E se fosse il farmaco?” Gabriella è un’arzilla vecchietta di 86 anni. Vive con il marito ed entrambi sono accuditi dalla figlia, molto attenta alla loro salute. Ha un diabete ben compensato solo con la dieta, è portatrice di pace-maker (BAV III grado) e soffre di ipertensione arteriosa, gotta e glaucoma. È in terapia continuativa con candesartan/idroclortiazide, febuxostat, bisoprololo, simvastatina e bimatoprost/timololo collirio. Recentemente la figlia ha consultato il medico di famiglia per un peggioramento della stitichezza della madre. Ha anche avuto qualche giorno di febbricola e si lamenta di dolore addominale ai quadranti di sinistra. Dopo il fallimento delle comuni misure per la stitichezza (idratazione, fibre, macrogol, senna) vengono richiesti alcuni accertamenti e sospettata una diverticolite (TC con mdc: “area edematosa del sigma c

310 - Densitometria ossea

[Tempo di lettura: 8 min] PRESCRIVERE ESAMI DIAGNOSTICI - La densitometria ossea è l’esame di base per valutare la massa ossea e il rischio di frattura rispetto a una popolazione di riferimento. La tecnica di misurazione preferita della densità minerale ossea è la DXA ( Dual-energy X-ray absorptiometry ) dell'anca (collo del femore e anca totale) e della colonna vertebrale. Se queste sedi non sono disponibili è possibile utilizzare il terzo distale del radio. Nella singola paziente è necessario un intervallo di tempo adeguato (di solito 18-24 mesi) tra le misurazioni per rilevare variazioni significative, a meno che non siano previste variazioni maggiori (p.es. durante la terapia steroidea). Quando si usa la DXA per monitorare le variazioni di massa ossea è importante usare lo stesso apparecchio e lo stesso software, perché i diversi produttori utilizzano diversi algoritmi di rilevamento e diverse tecnologie di raggi X. Dagli anni 1990, la diagnosi di ridotta massa ossea è defin

309 - Farmacoterapia durante l’allattamento

[Tempo di lettura: 9 min]  È importante conoscere alcuni principi di farmacocinetica relativi al periodo dell’allattamento e sapere dove trovare informazioni aggiornate sui farmaci da prescrivere alle madri che allattano. Una consulenza corretta può anche evitare che la madre interrompa inutilmente l’allattamento durante una terapia farmacologic a. Il passaggio nel latte dei farmaci assunti dalla madre è un processo di diffusione passiva. Quanto maggiore è la concentrazione di farmaco libero nel plasma, tanto più alta è la concentrazione nel latte materno. Nei primi giorni dopo la nascita l’epitelio dei dotti galattofori è particolarmente poroso e aperto alla diffusione. Ciò permette un facile trasferimento nel latte non solo alle proteine materne, alle immunoglobuline e ai lipidi, ma anche ai farmaci. In questo periodo il rapporto farmaco libero nel plasma materno e nel latte è spesso 1 ÷ 1. Va quindi prestata particolare attenzione alla prescrizione di farmaci nei primi giorni dop

308 - Terapia non ormonale per le vampate della menopausa

[Tempo di lettura: 10 min]  Le vampate di calore sono i sintomi più comuni della menopausa: colpiscono più del 50% delle donne, possono persistere per diversi anni e per alcune donne possono interferire con le attività o il sonno in misura tale da richiedere un trattamento. Oltre alla terapia ormonale sostitutiva esistono diverse opzioni non ormonali su cui il MMG potrebbe essere interpellato dalle proprie pazienti. I sintomi vasomotori sono tra i sintomi della menopausa per i quali più spesso le donne chiedono consigli al medico di famiglia. La maggior parte delle opzioni di terapia non ormonale si concentrano sulla riduzione della gravità, della durata e della frequenza delle vampate di calore e delle sudorazioni notturne. Intervenire su questi sintomi può avere un effetto positivo sul sonno e quindi sulla sfera cognitiva, l'irritabilità e il tono dell'umore. Le terapie diverse dagli estrogeni, per semplicità, sono definite “non ormonali” anche se alcune, come gli isoflavo

307 - Iperemesi gravidica

[Tempo di lettura: 6 min]  Nausea e vomito sono sintomi che affliggono più della metà delle gravide. È importante distinguere le forme benigne dall’iperemesi gravidica, una situazione che può essere pericolosa e va trattata per prevenire complicanze. Non esiste una definizione internazionale dell'iperemesi gravidica (IG). In generale si parla di IG quando sono presenti nausea e vomito persistenti con la triade: Calo ponderale >5% rispetto al peso pre-gravidanza Disidratazione Squilibri elettrolitici I sintomi devono presentarsi prima della 12a settimana di gestazione e vanno escluse altre cause mediche di nausea e vomito in gravidanza. I sintomi sono esacerbati da stimoli quali rumore, luce, odore, calore e movimento. Anche l’ipersalivazione può essere un sintomo fastidioso. Nausea e vomito benigni si attenuano tra la 9a e la 16a settimana, mentre la maggior parte delle pazienti con IG continua ad avere sintomi oltre la 16a settimana. In diagnosi differenziale si devono tener

306 - Insuline basali

[Tempo di lettura: 9 min]  Negli ultimi 20 anni, l'introduzione degli analoghi dell'insulina basale a lunga durata d'azione glargine e detemir ha facilitato la somministrazione una volta al giorno. È una terapia che può essere iniziata e gestita dal medico di famiglia. Nell’evoluzione della malattia diabetica di tipo 2 spesso è necessario aggiungere un'insulina basale in terapia. È importante che il medico di medicina generale sia in grado di gestire l'inizio e la titolazione della terapia insulinica basale (basalizzazione) e possa istruire i pazienti ad autogestire la terapia. L'insulina basale ha diversi vantaggi: una sola iniezione utilizzo di penne che aumentano la compliance titolazione graduale e semplice bassi dosaggi limitato impatto sul peso miglioramento del controllo glicemico L'efficacia, la sicurezza e la praticità dell’insulina basale la rendono adatta alla maggior parte dei diabetici che richiedono un'intensificazione del trattamento, a

305 - Vaccinare chi ha avuto il COVID?

[Tempo di lettura: 3 min]  Aver avuto una precedente infezione da virus SARS-CoV2 conferisce un’immunità naturale contro successive infezioni. La vaccinazione ha però un valore aggiunto. Alcune persone guarite da una precedente infezione da SARS-CoV2 ritengono di essere state immunizzate naturalmente e di non avere benefici dalla vaccinazione. Due studi pubblicati su Science si aggiungono alle evidenze che dimostrano che la vaccinazione genera una risposta più vigorosa da parte delle cellule B e T rispetto all'infezione naturale. L’effetto della vaccinazione è particolarmente potente in chi ha subito una precedente infezione da SARS-CoV2. Sono stati valutati soggetti vaccinati con un vaccino a mRNA dopo l'infezione naturale e i vaccinati non esposti a una precedente infezione. Nei vaccinati dopo le infezioni naturali, gli anticorpi neutralizzanti contro la variante beta erano 25 volte più alti rispetto alla sola vaccinazione e 100 volte più alti rispetto alla sola infezi

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons

303 - Prima e dopo l’intervento chirurgico

[Tempo di lettura: 9 min]  Quando è previsto un intervento chirurgico, il medico di medicina generale ha un ruolo fondamentale nell'ottimizzazione di molte patologie croniche per ridurre la mortalità perioperatoria ed evitare di ritardare l’intervento. Con l'aumento delle procedure di day surgery, può essere necessario gestire effetti collaterali comuni e complicanze. VALUTAZIONE PREOPERATORIA Ipertensione - Le linee guida raccomandano che la pressione arteriosa in sia <160/100 mmHg nei 12 mesi precedenti un intervento in elezione. Non ci sono comunque dimostrazioni di benefici nel ritardare un intervento se la pressione arteriosa è <180/110 mmHg. Al contrario, con un'ipertensione stadio 3 (>180/110 mmHg) sono maggiori le probabilità di complicanze perioperatorie, come ischemia miocardica e infarto. Diabete mellito - Sono pazienti con più frequenti complicanze maggiori, mortalità più elevata e degenza ospedaliera più lunga. Gli effetti avversi comprendono co

302 - Steroidi topici in gravidanza

[Tempo di lettura: 3 min]  Le donne con patologie dermatologiche hanno spesso bisogno di usare corticosteroidi topici in gravidanza. Le conoscenze degli effetti di questi farmaci sul feto sono scarse. I dati sulla sicurezza dei corticosteroidi topici in gravidanza sono limitati. In base ai dati disponibili, l'uso di corticosteroidi topici a bassa e media potenza non sembra aumentare il rischio di effetti avversi per madre e feto, tra cui parto pretermine, difetti alla nascita e basso peso alla nascita. Non si può escludere con certezza un'associazione tra uso materno prolungato di corticosteroidi topici potenti e basso peso alla nascita. È prudente che le donne in gravidanza, se necessario, usino corticosteroidi topici a bassa o media potenza piuttosto che preparati di steroidi potenti o molto potenti (tabella). Va anche tenuto presente che i corticosteroidi topici favoriscono le smagliature cutanee. Il rischio di eventi avversi, inoltre, aumenta quando vengono trattate a