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Visualizzazione dei post da aprile, 2022

396 - Effetti avversi oculari degli inibitori della fosfodiesterasi 5

[Tempo di lettura: 5 min]  Alcuni effetti avversi reversibili degli inibitori della fosfodiesterasi-5 sulla vista sono ben noti e segnalati in scheda tecnica. Negli ultimi anni sono stati segnalati anche effetti avversi gravi, meno frequenti, che potrebbero interessare soggetti con fattori di rischio associati. Gli inibitori della fosfodiesterasi-5 (PDE5), sildenafil, tadalafil, vardenafil, e avanafil, sono tra i farmaci più prescritti al mondo. In Italia, tadalafil e sildenafil sono il terzo e il quarto principio attivo in ordine di spesa, rispettivamente 102,9 e 84,6 milioni di euro nel 2020 (Rapporto OsMed). Questi principi attivi sono indicati nella disfunzione erettile e, il sildenafil, nell’ipertensione arteriosa polmonare. Tra gli effetti avversi oculari più comuni degli inibitori della PDE5 vi sono visione offuscata, alterata percezione dei colori (colorazione blu-verde), variazioni della percezione della luce e aloni. Sono effetti reversibili, che compaiono 1-2 ore dopo l’a

395 - 🔎 APPROFONDIMENTO: Nirmatrelvir + ritonavir

[Tempo di lettura: 11 min]  L’associazione nirmatrelvir/ritonavir a breve sarà disponibile per la dispensazione in farmacia. Può essere utilizzata in pazienti adulti, con sintomi da meno di 5 giorni, con almeno un fattore di rischio per COVID grave e senza necessità di ossigenoterapia. L'associazione di nirmatrelvir + ritonavir (Paxlovid°) è indicata per il trattamento del COVID negli adulti che non necessitano di ossigenoterapia e che sono a rischio elevato di progressione a COVID grave. Alcuni fattori di rischio aumentano il rischio di evoluzione in COVID grave: immunosoppressione; malattie cardio- o cerebrovascolari; diabete; obesità; pneumopatie croniche; neoplasie; insufficienza renale cronica; ipertensione arteriosa. In vitro, nirmatrelvir inibisce la proteasi  3CL pro  di SARS-CoV2: ciò impedisce l'elaborazione dei precursori poliproteici del virus e quindi inibisce la replicazione virale. Negli esseri umani, dopo la somministrazione orale, nirmatrelvir è ampiamente m

394 - Triple whammy: attenti al rene!

[Tempo di lettura: 4 min]  Uno dei tanti problemi legati alla politerapia in pazienti cronici è l'insufficienza renale iatrogena, nota come Triple Whammy e definita per la prima volta da ricercatori australiani che la osservarono in pazienti trattati con FANS, diuretici e Ace-inibitori (o Sartani). Abbiamo innumerevoli pazienti a cui prescriviamo farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina  come ACE inibitori e sartani. Sono farmaci di prima scelta per numerose indicazioni, ma potenzialmente possono ridurre la funzione renale. È consigliato, infatti, un controllo della creatininemia prima di iniziare la terapia e un secondo controllo dopo 1-2 settimane: potrebbe essere necessario sospendere il farmaco in presenza di una riduzione del filtrato glomerulare superiore al 25% che non abbia spiegazioni. Un'altra classe di farmaci che influenza la funzione renale è quella dei diuretici, che, riducendo la volemia, possono indurre una riduzione della perfusione renale. La tossi

393 - La prescrizione appropriata degli inibitori di pompa

[Tempo di lettura: 11 min]  Da anni, in Italia e nel resto del mondo, si è osservato un aumento costante delle prescrizioni di inibitori di pompa protonica. Oltre all’aumento delle patologie acido-correlate, una delle cause è l’inappropriatezza prescrittiva, dovuta anche alla diffusa convinzione che questi farmaci abbiano effetti collaterali trascurabili o poco rilevanti. Gli inibitori di pompa protonica (IPP) sono tra i farmaci più prescritti al mondo, quasi sempre tra i primi 10 in diverse classifiche. In Italia sono il terzo farmaco più utilizzato, dopo ACE-inibitori e inibitori della HMG-CoA reduttasi. L’utilizzo medio è di 72,7 DDD/1000 abitanti, con forti variazioni regionali, da 121,9 DDD/1000 ab. in Campania, a 46,4 DDD/1000 ab. nella provincia di Bolzano (dati OsMed 2020). Sono farmaci che hanno rivoluzionato la terapia delle patologie acido-correlate, ma negli ultimi anni si è assistito a un aumento dell’inappropriatezza prescrittiva. Numerosi studi italiani e internaziona

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

391 - Magnesio per i crampi muscolari

[Tempo di lettura: 4 min]  I crampi muscolari sono un sintomo comune, soprattutto negli anziani e nelle gravide. Frequentemente si pensa a cause elettrolitiche, come l’ipomagnesemia, e viene prescritto un integratore. Nella prevenzione dei crampi, secondo una revisione sistematica Cochrane, il magnesio non ha efficacia dimostrata oltre all’effetto placebo. I crampi idiopatici sono contrazioni muscolari involontarie, transitorie e dolorose senza causa identificata. Di solito si verificano a riposo, di notte, e sono localizzati a polpaccio, piede o coscia. Sono più comuni negli anziani e nelle donne in gravidanza. Crampi notturni possono essere provocati anche da numerosi farmaci . Una revisione sistematica della Cochrane Network ha identificato undici studi randomizzati che hanno valutato l'effetto del magnesio nella prevenzione dei crampi, compresi cinque studi in donne gravide e uno studio in pazienti con cirrosi epatica. Gli studi venivano selezionati se erano studi randomizz

390 - Quando è preferibile usare o non usare il warfarin?

[Tempo di lettura: 10 min]  Da più di 10 anni sono disponibili gli anticoagulanti orali diretti che stanno sostituendo il warfarin per alcune indicazioni nelle quali è stata ampiamente dimostrata l’efficacia e la sicurezza. Il warfarin, tuttavia, non può ancora essere consegnato alla storia della medicina: in alcune situazioni resta superiore e non sostituibile. Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) sono diventati un'opzione affidabile per fibrillazione atriale (FA) e tromboembolia venosa (TEV). Evidenze di alta qualità dimostrano che sono equivalenti al warfarin in termini di efficacia e possono esserne superiori in termini di sicurezza per queste due indicazioni. L'equivalenza (o superiorità) dei DOAC rispetto al warfarin non può tuttavia essere assunta in modo generalizzato. Protesi valvolari cardiache - I pazienti con valvole cardiache meccaniche hanno un maggior rischio a lungo termine di tromboembolia sistemica, in particolare ictus, a causa della formazione di tromb

389 - Acufeni e vaccinazione anti-COVID

[Tempo di lettura: 6 min]  Gli acufeni e altri sintomi otologici dopo la vaccinazione anti-COVID sono ampiamente segnalati nei database di farmacovigilanza. Essendo problematiche con elevata prevalenza nella popolazione generale e legate a situazioni di ansia e stress, non è semplice attribuire il nesso causale. Gli acufeni sono un sintomo complesso, con molteplici cause e anche una complessa associazione bidirezionale con l’ansia e lo stress. È un sintomo comune nella popolazione generale con prevalenze dal 5 al 20% a seconda delle popolazioni studiate. Tra le numerose manifestazioni dell’infezione da SARS-CoV2 ci sono anche sintomi otologici, come acufeni, perdita uditiva neurosensoriale, otalgia e altri. Secondo una revisione sistematica di autori canadesi, solo gli acufeni e la perdita uditiva avrebbero un’associazione statisticamente significativa con l’infezione. Anche dopo la vaccinazione anti-COVID sono stati segnalati numerosi casi di acufeni. In un report riguardante i pri