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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

197 - Ipotiroidismo subclinico

Tempo di lettura: 5 min L'ipotiroidismo subclinico (ISC) è definito da un aumento del TSH con normali livelli di tiroxina libera (fT4). Per confermare la diagnosi dovrebbe essere escluso un aumento transitorio dell'fT4 ripetendo il dosaggio di TSH e fT4 dopo 2 o 3 mesi. La condizione può essere presente nel 10% delle donne dopo i 50 anni e la prevalenza aumenta con l'età. Si possono trovare anticorpi antitiroide in circa l'80% dei soggetti con ISC. Per definizione i sintomi clinici sono assenti, ma se il TSH è superiore a 10 mUI/L è maggiore la probabilità di comparsa di sintomi (astenia, debolezza muscolare, aumento di peso, stipsi, irregolarità mestruali, secchezza cutanea). Negli anziani la sintomatologia è generalmente più attenuata. In più del 40% dei pazienti con ISC con TSH inferiore a 7 mIU/L il livello di TSH si normalizza entro 2 anni. In assenza di una sintomatologia compatibile con l'ipotiroidismo ha quindi senso il monitoraggio senza terapia s

196 - Fetotossicità degli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone

Tempo di lettura: 5 min Diversi antipertensivi, tra cui metildopa, calcio-antagonisti, idralazina e labetalolo, hanno un buon profilo di sicurezza nelle donne in gravidanza, basato su molti anni di esperienza documentata in studi osservazionali e clinici. Al contrario, i dati su animali ed esseri umani suggeriscono che gli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone (SRAA) siano associati a un aumento del rischio di danni fetali. Gli effetti avversi fetali degli inibitori SRAA sono probabilmente conseguenza della loro capacità di attraversare la placenta e di interferire con l'emodinamica renale fetale. Poiché la circolazione fetale è caratterizzata da basse pressioni di perfusione, sono necessari alti livelli di angiotensina II per mantenere il tasso di filtrazione glomerulare (GFR). Gli ACE inibitori e i sartani riducono rapidamente i livelli di angiotensina II, causando una riduzione della pressione intraglomerulare e del GFR. Uso durante il primo trimestre

195 - Rischio cardiovascolare e momento di assunzione degli antipertensivi

Tempo di lettura: 4 min Le attuali linee guida per la gestione dell'ipertensione arteriosa non specificano il momento ottimale per l'assunzione degli antipertensivi, ma l'abitudine più comune è quella di farli assumere al mattino. Lo stretto rapporto tra pressione arteriosa (PA) notturna ed eventi cardiovascolari ha fatto ipotizzare che una riduzione notturna mirata della pressione arteriosa con farmaci antipertensivi assunti di sera possa migliorare la protezione rispetto all'assunzione mattutina. I dati emersi dallo studio spagnolo Hygia Chronotherapy suggeriscono che l'assunzione di antipertensivi prima di coricarsi sia associata a un migliore controllo pressorio e a una riduzione del 45% del rischio relativo di eventi cardiovascolari rispetto all'assunzione mattutina. Questo studio prospettico, multicentrico e controllato, condotto in un contesto di cure primarie, ha coinvolto circa 19.000 pazienti ipertesi (56% uomini e 44% donne) con una prescrizio

194 - Valutazione diagnostica dell'ipocalcemia

Tempo di lettura: 5 min Si definisce ipocalcemia una concentrazione di calcio totale < 8,8 mg/dL (< 2,20 mmol/L) o di calcio ionizzato < 4,7 mg/dL (< 1,17 mmol/L) con albuminemia normale. Il primo passo nella valutazione di un paziente con ipocalcemia è quello di verificare, ripetendo il dosaggio della calcemia (calcio sierico totale corretto per l'albumina o calcio ionizzato), che ci sia una reale diminuzione. Se disponibili, i dosaggi vanno confrontati con valori precedenti della calcemia. Circa la metà del calcio circolante è legato principalmente all'albumina oltre che a globuline, bicarbonato e altri anioni. Le alterazioni dell'albuminemia da sole comportano variazioni del calcio totale senza influenzare la frazione di calcio ionizzato biologicamente rilevante. I livelli di albumina vanno verificati per ottenere il calcio corretto, utilizzando calcolatori come quello di QxMD . L'ipocalcemia è spesso asintomatica. Sono comuni le parestesie peri

193 - Terapia dell'insufficienza cardiaca cronica

[Tempo di lettura: 9 min]  PRIMA SCELTA

192 - Artropatie nei diabetici in terapia con gliptine

Tempo di lettura: 4 min Gli inibitori della DPP-4 o gliptine, sono una classe di antidiabetici orali indicati nel diabete di tipo 2 che aumentano i livelli di incretine (GLP-1 e GIP) inibendo il rilascio di glucagone e stimolando la secrezione di insulina. In Europa sono in commercio diversi principi attivi: sitagliptin (Januvia°), vildagliptin (Galvus°), saxagliptin (Onglyza°), linagliptin (Trajenta°). I meccanismi ipotizzati, alla base di questo effetto avverso, potrebbero essere diversi: la DPP-4, oltre alla GLP-1, ha la funzione di degradare diverse citochine infiammatorie; la proteina viene inoltre espressa da cellule quali i fibroblasti, i linfociti T e i macrofagi e la sua inibizione potrebbe influenzare l'omeostasi infiammatoria; esisterebbero inoltre fattori genetici con una maggiore suscettibilità di alcuni sottotipi HLA. In scheda tecnica gli effetti avversi su sistema muscolo-scheletrico e connettivo (artralgie, mialgie, artropatie) sono segnalati e la loro frequ

191 - Uso dei beta-bloccanti nell'ipertensione arteriosa

Tempo di lettura: 6 min Nella maggior parte delle ultime linee guida sulla terapia dell'ipertensione arteriosa i beta-bloccanti (BB) non sono consigliati come prima scelta: anche se il loro effetto sui valori pressori è paragonabile ad altri farmaci, in generale gli esiti cardiovascolari sono peggiori rispetto al trattamento iniziato con altri antipertensivi. In una revisione Cochrane del 2017 di 13 studi controllati e randomizzati con oltre 90.000 partecipanti, l'efficacia dei BB è stata confrontata con placebo, diuretici, inibitori del sistema renina-angiotensina (RAS) e calcio-antagonisti. Mortalità - i BB non risultavano avere un effetto significativo se confrontati con placebo, diuretici o inibitori del RAS ed erano probabilmente inferiori ai calcio-antagonisti. Riduzione del rischio di ictus - i BB erano migliori rispetto al placebo, ma inferiori rispetto a calcio-antagonisti e inibitori del RAS; erano ridotti gli eventi cardiovascolari totali rispetto al plac

190 - Valutazione diagnostica dell'ipercalcemia

Tempo di lettura: 5 min L'ipercalcemia è definita dall'aumento del calcio sierico corretto >10.2 mg/dL (2.55 mmol/L). Può essere stratificata in: · lieve : 10.2-12.0 mg/dl (2,65 - 3,0 mmol/L), · moderata : 12.0-13.6 mg/dl (3,0 - 3,4 mmol/L) · grave : maggiore di 13.6 mg/dl (3,4 mmol/L). È di solito asintomatica a valori inferiori a 3 mmol/L, ha un'incidenza di 1:500 nella popolazione generale, un rapporto maschi:femmine di 1:3 ed è rara sotto i 50 anni. Nella misurazione della calcemia i parametri da considerare sono il calcio totale, l'albuminemia, i fosfati e il calcio corretto. Il calcio totale può variare con i livelli di albumina a cui il calcio si lega. Il parametro più rilevante, e quello a cui si applicano gli intervalli di riferimento, è quindi il calcio corretto. La correzione si esegue aggiungendo 0,02 mmol/L al calcio sierico per ogni mmol inferiore a 40 di albumina (meno preciso se l'albuminemia è molto bassa). Esistono dei calcolatori

189 - Antispastici per i dolori addominali

[Tempo di lettura: 5 min]  PRIMA SCELTA