Passa ai contenuti principali

246 - Chemioterapia: cosa deve sapere il medico di famiglia

[Tempo di lettura: 9 min]  APPROFONDIMENTO
 
Esistono centinaia di chemioterapici diversi che vengono somministrati in molte combinazioni. Non è pratico imparare meccanismo d'azione e profilo degli effetti collaterali di ognuno, ma il medico di medicina generale dovrebbe aver presente i principali effetti avversi potenzialmente pericolosi e sapere come gestirli.

I chemioterapici usati in oncologia possono rientrare in due gruppi: quelli che agiscono durante la fase di divisione del ciclo cellulare (specifici del ciclo cellulare) e quelli che agiscono mentre le cellule sono nella fase di riposo (non specifici del ciclo cellulare).

Effetti collaterali a breve/medio termine

Alcuni effetti collaterali sono immediati, come le reazioni allergiche o l'extravasazione del chemioterapico, ma i pazienti hanno più probabilità di subire effetti avversi nei giorni o nelle settimane successive all'inizio del trattamento.

Mielosoppressione - In chi la effettua per la prima volta, la terapia non provoca immediatamente una riduzione della conta delle cellule ematiche, perché le cellule nel sangue periferico sono sufficienti. Quando queste muoiono e non vengono sostituite, la conta diminuisce. La riduzione non si verifica fino ad almeno una settimana dopo la chemioterapia. Il momento in cui la conta è al minimo (nadir) è di solito 7-10 giorni dopo la somministrazione per leucociti e piastrine e 3-4 settimane per gli eritrociti.

Una conta di neutrofili inferiore a 1.5x109/L è generalmente definita neutropenia (➡ post precedente).

Non ci sono sintomi specifici di neutropenia, ma nei pazienti a rischio alcuni segni e sintomi vanno presi molto seriamente:
  • Temperatura superiore a 38°C o inferiore a 36°C (oltre a malessere e segni di infezione)
  • Brividi/sudorazioni
  • Tosse/dispnea
  • Diarrea/vomito
  • Oro-/faringodinia
  • Eritemi
  • Disuria
  • Edema/dolore articolare
Nausea e vomito - Possono presentarsi subito dopo la chemioterapia o qualche giorno dopo. Spesso persistono per giorni per poi attenuarsi gradualmente.

Questa sintomatologia dipende dall'attivazione dei recettori D2 e 5HT3 della chemoreceptor trigger zone da parte del chemioterapico che causa nausea e vomito. Gli antiemetici con maggiore affinità per questi recettori sono domperidone, metoclopramide, aloperidolo e antagonisti 5HT3 come l'ondansetron. Questi ultimi non dovrebbero essere usati per più di 5 giorni perché possono causare stipsi.

Diarrea - Può avere cause diverse (chemio-/radioterapia, farmaci, integrazione alimentare, ansia). Alcuni chemioterapici possono alterare le funzioni di secrezione e assorbimento dell'intestino tenue e provocare diarrea. Ciò si verifica di solito un paio di giorni dopo la somministrazione della chemioterapia o, con alcuni protocolli che prevedono l'assunzione orale per un paio di settimane a ciclo, può durare per tutto il periodo in cui vengono assunte le compresse.

Può essere trattata con farmaci antidiarroici (loperamide, codeina). In caso di diarrea continua, disidratazione, crampi addominali o sangue nelle feci è opportuna una rivalutazione specialistica.

Stipsi - Può essere causata da alcuni chemioterapici come vincristina o vinblastina, ma è spesso un effetto collaterale dei farmaci utilizzati per alleviare gli effetti avversi della chemioterapia, quali gli antiemetici (antagonisti 5HT3) e il desametasone.

Mucosite orale - Da un lieve disagio fino a una franca ulcerazione della mucosa, che rende estremamente difficile mangiare e bere. È un sintomo frequente della neutropenia e di infezioni orali, in particolare candidiasi (da ricercare e trattare).

Alcuni chemioterapici, come il metotrexate, causano spesso ulcerazioni orali. Con la chemioterapia viene somministrato acido folinico che può prevenire o ridurre le ulcerazioni. Il dolore orale può essere alleviato anche con collutori anestetici, come la benzidamina cloridrato spray (Tantum verde°).

Sindrome palmo-plantare - Detta anche eritrodisestesia palmo-plantare. Si ritiene causata da piccole quantità di chemioterapico che fuoriescono dai capillari (extravasazione) nei tessuti di palmi e piante. Provoca eritema, dolorabilità, formicolii e a volte desquamazione e formazione di vesciche. Si sviluppa 3-4 settimane dopo l'inizio della chemioterapia.

Va prevenuta evitando attività come lunghe camminate, attrito locale eccessivo ed esposizione prolungata all'acqua calda.

La piridossina (vitamina B6) può essere utile, ma il provvedimento più importante è la riduzione della posologia del chemioterapico.

Alterazioni ungueali - Le unghie possono sfaldarsi, diventare fragili e cambiare colore, di solito 3-4 settimane dopo l'inizio del trattamento. Sono alterazioni generalmente reversibili e che si risolvono in alcuni mesi dopo la fine della chemioterapia.

Neurotossicità - La neuropatia sensoriale periferica è la forma più comune (30-40% dei pazienti) ed è dose-dipendente; compare di solito 3-4 settimane dopo l'inizio della chemioterapia e spesso aumenta di gravità con dosi cumulative. È più comune con gli alcaloidi della vinca, i taxani e i composti del platino. Si presenta di solito con formicolii o sensazione di spilli e aghi nelle dita di mani o piedi, che possono diffondersi gradualmente.

È generalmente reversibile dopo la fine della chemioterapia, ma ciò può richiedere mesi. Riconoscere precocemente i sintomi e intervenire riduce il rischio di lesioni permanenti, che, quando si verificano, beneficiano da terapie con triciclici (p.es. amitriptilina) o gabaergici (p.es. pregabalin).

Alterazioni nutrizionali - Si verificano a causa di molteplici fattori indotti dalla chemioterapia:
  • Anoressia
  • Nausea/vomito
  • Stomatite
  • Disgeusia
  • Stipsi o diarrea
  • Coliti

La malnutrizione aumenta il rischio infettivo e riduce la risposta alla terapia. Va considerato l'uso di integratori alimentari in caso di perdita del 10% del peso corporeo negli ultimi 6 mesi.

Astenia - È molto comune e dopo la fine della chemioterapia può essere necessario fino a un anno perché il sintomo regredisca. Il paziente va rassicurato sul fatto che la stanchezza è una parte normale del trattamento e che è importante rimanere attivi per affrontare i cambiamenti fisici e lo stress che la terapia comporta.

Vanno considerate anche altre cause:
  • Anemia
  • Dolore
  • Depressione
  • Infezioni


Effetti collaterali a lungo termine

Neoplasie - Leucemia mieloide acuta e sindrome mielolodisplastica sono più strettamente collegate al trattamento chemioterapico.

Neurotossicità - La chemioterapia potenzialmente può causare declino cognitivo, per il quale attualmente non esistono trattamenti. La neuropatia periferica in alcuni casi può diventare un problema a lungo termine.

Effetti cardiovascolari - Le complicanze cardiache della chemioterapia comprendono insufficienza cardiaca cronica (antracicline), ipertensione, ischemia, fibrosi, pericardite e aritmie. Possono presentarsi a breve termine, ma i sintomi possono non essere evidenti per anni.

Stanchezza cronica - La causa è multifattoriale e può dipendere sia dalla neoplasia che dalla terapia. Rispetto ad altri gruppi di pazienti, hanno più probabilità di accusare stanchezza cronica le donne e chi ha ricevuto terapie per cancro della mammella o morbo di Hodgkin.

Fibrosi polmonare - Alcuni chemioterapici (bleomicina) hanno una maggiore propensione a causare fibrosi. È a maggior rischio chi fuma, ha effettuato una radioterapia mediastinica e ha ricevuto dosi elevate.

Infertilità - L'amenorrea si verifica in circa un terzo delle pazienti in chemioterapia e può durare anche 6 mesi dopo la fine del trattamento. Purtroppo l'effetto sulla funzione ovarica può essere permanente; sono più a rischio le donne di età più avanzata.

Anche la fertilità maschile può essere influenzata da alcuni chemioterapici, come il cisplatino che causa azoospermia. È temporanea in oltre la metà dei pazienti.


RIFERIMENTI

What does a GP need to know about chemotherapy?
InnovAiT, 2013:6(4), 197–205

Chemicare
Schede su chemioterapici, effetti avversi, informazioni per pazienti e operatori sanitari.



Gilberto Lacchia - Pubblicato 14/02/2021 - Aggiornato 14/02/2021


Commenti

Post popolari in questo blog

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

101 - Interpretazione degli esami per l'assetto marziale