Passa ai contenuti principali

240 - Utilizzo di inibitori di pompa e rischio di COVID grave

Utilizzo di inibitori di pompa e rischio di COVID grave - Blog Prescrivere Tempo di lettura: 3 min
Nei pazienti che utilizzano cronicamente inibitori della pompa protonica (PPI) è già noto un aumento del rischio di varie infezioni, tra cui polmoniti, colite pseudomembranosa, listeriosi e infezioni del liquido ascitico.

I meccanismi ipotizzati sono gli effetti diretti su alcune cellule del sistema immunitario e la diminuzione dell'acidità gastrica che facilita la contaminazione attraverso le vie digerenti.

Già in due metanalisi pubblicate nell'autunno del 2020 era stata suggerita l'associazione tra uso di PPI e sviluppo di COVID grave: in entrambe gli utilizzatori di PPI avevano un maggior rischio di COVID grave, con aumento del rischio di ricovero in terapia intensiva, sviluppo di infezioni secondarie ed esiti di maggiore gravità.

Nel 2020, un gruppo di ricercatori sudcoreani ha studiato la relazione tra l'esposizione a un PPI e la gravità di COVID-19 in una coorte di pazienti adulti risultati positivi ai test per SARS-CoV2.

Nello studio sono stati inclusi circa 132.000 pazienti con età media di 48 anni e PCR positiva per SARS-CoV2. Più di 14.000 di loro stava assumendo un PPI al momento del test e circa 6.000 avevano interrotto la terapia più di 30 giorni prima (ex utilizzatori). Tra tutti i test eseguiti, il 3,6% è risultato positivo per SARS-CoV2.

L'uso attuale o pregresso di un PPI non è stato associato a un aumento della positività della PCR. Al contrario, il rischio di COVID-19 grave, definito da un endpoint combinato di ossigenoterapia, ricovero in terapia intensiva, ventilazione invasiva e morte, è risultato circa 1,5 volte maggiore nei pazienti che assumevano un PPI (rischio relativo 1,63), mentre tale associazione non è stata osservata negli ex utilizzatori. 

Questi risultati tenevano conto di una serie di fattori di rischio noti per la gravità di COVID-19 (età, diabete, malattie cardiovascolari, malattie polmonari ostruttive croniche, ipertensione arteriosa, malattie renali croniche), ma non l'indice di massa corporea. 

I pazienti che avevano assunto anti-H2 nell'anno precedente o FANS nel mese precedente sono stati esclusi, dato che gli stessi FANS aumentano il rischio infettivo e chi assume un FANS ha maggior probabilità di utilizzare PPI.

In pratica - Nonostante la fragilità di questi risultati e l'incertezza dei meccanismi coinvolti, questo segnale è un motivo in più per non banalizzare l'uso dei PPI, soprattutto in tempi di pandemia di COVID-19, e per considerare il rischio infettivo nel valutare il loro rapporto rischio/beneficio prima di consigliarli o prescriverli a lungo termine.



Do proton pump inhibitors influence SARS-CoV-2 related outcomes? A meta-analysis.
Gut 2020 Nov 10; [e-pub].

Use of proton pump inhibitors and risk of adverse clinical outcomes from COVID-19: A meta-analysis.
J Intern Med 2020 Oct 20; [e-pub].

Severe clinical outcomes of COVID-19 associated with proton pump inhibitors: a nationwide cohort study with propensity score matching
Gut. 2020 Jul 30:gutjnl-2020-322248



Gilberto Lacchia - Pubblicato 02/02/2021 - Aggiornato 02/02/2021

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se...

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere div...

331 - Valutare gli aumenti della creatinchinasi

[Tempo di lettura: 8 min]  Un aumento della creatinchinasi è un riscontro frequente in medicina generale. La maggior parte dei casi lievi dipendono da cause transitorie e autolimitantesi. In alcune situazioni è opportuna una valutazione diagnostica più approfondita. La creatinchinasi (CK) è l'enzima più utilizzato per diagnosi e follow up delle malattie muscolari. Le concentrazioni sieriche aumentano in risposta alla lesione muscolare ed è l'indicatore più sensibile di danno muscolare e il miglior parametro del decorso della lesione muscolare. La CK è un dimero e si presenta in tre isoenzimi diversi (MM, MB e BB), che possono essere distinti all’elettroforesi. Il muscolo scheletrico ha la più alta concentrazione di CK di qualsiasi tessuto, con più del 99% MM e piccole quantità di MB. Il tessuto cardiaco ha la più alta concentrazione di CK-MB, che rappresenta circa il 20% della CK cardiaca (la troponina I è un marker più specifico di danno miocardico rispetto alla CK-MB, uti...