Nei pazienti che utilizzano cronicamente inibitori della pompa protonica (PPI) è già noto un aumento del rischio di varie infezioni, tra cui polmoniti, colite pseudomembranosa, listeriosi e infezioni del liquido ascitico.
I meccanismi ipotizzati sono gli effetti diretti su alcune cellule del sistema immunitario e la diminuzione dell'acidità gastrica che facilita la contaminazione attraverso le vie digerenti.
Già in due metanalisi pubblicate nell'autunno del 2020 era stata suggerita l'associazione tra uso di PPI e sviluppo di COVID grave: in entrambe gli utilizzatori di PPI avevano un maggior rischio di COVID grave, con aumento del rischio di ricovero in terapia intensiva, sviluppo di infezioni secondarie ed esiti di maggiore gravità.
Nel 2020, un gruppo di ricercatori sudcoreani ha studiato la relazione tra l'esposizione a un PPI e la gravità di COVID-19 in una coorte di pazienti adulti risultati positivi ai test per SARS-CoV2.
Nello studio sono stati inclusi circa 132.000 pazienti con età media di 48 anni e PCR positiva per SARS-CoV2. Più di 14.000 di loro stava assumendo un PPI al momento del test e circa 6.000 avevano interrotto la terapia più di 30 giorni prima (ex utilizzatori). Tra tutti i test eseguiti, il 3,6% è risultato positivo per SARS-CoV2.
L'uso attuale o pregresso di un PPI non è stato associato a un aumento della positività della PCR. Al contrario, il rischio di COVID-19 grave, definito da un endpoint combinato di ossigenoterapia, ricovero in terapia intensiva, ventilazione invasiva e morte, è risultato circa 1,5 volte maggiore nei pazienti che assumevano un PPI (rischio relativo 1,63), mentre tale associazione non è stata osservata negli ex utilizzatori.
Questi risultati tenevano conto di una serie di fattori di rischio noti per la gravità di COVID-19 (età, diabete, malattie cardiovascolari, malattie polmonari ostruttive croniche, ipertensione arteriosa, malattie renali croniche), ma non l'indice di massa corporea.
I pazienti che avevano assunto anti-H2 nell'anno precedente o FANS nel mese precedente sono stati esclusi, dato che gli stessi FANS aumentano il rischio infettivo e chi assume un FANS ha maggior probabilità di utilizzare PPI.
In pratica - Nonostante la fragilità di questi risultati e l'incertezza dei meccanismi coinvolti, questo segnale è un motivo in più per non banalizzare l'uso dei PPI, soprattutto in tempi di pandemia di COVID-19, e per considerare il rischio infettivo nel valutare il loro rapporto rischio/beneficio prima di consigliarli o prescriverli a lungo termine.
Do proton pump inhibitors influence SARS-CoV-2 related outcomes? A meta-analysis.
Gut 2020 Nov 10; [e-pub].
Use of proton pump inhibitors and risk of adverse clinical outcomes from COVID-19: A meta-analysis.
J Intern Med 2020 Oct 20; [e-pub].
Severe clinical outcomes of COVID-19 associated with proton pump inhibitors: a nationwide cohort study with propensity score matching
Gut. 2020 Jul 30:gutjnl-2020-322248
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