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501 - Antipertensivi al mattino o alla sera?

[Tempo di lettura: 7 min] 
Il grande studio randomizzato TIME ha coinvolto più di 21.000 pazienti confrontando l'assunzione degli antipertensivi al mattino o alla sera. Diversamente da studi precedenti con protocolli diversi, non ha mostrato differenze tra i gruppi in termini di mortalità o frequenza di eventi cardiovascolari.

L'ipertensione notturna è un importante fattore predittivo di esiti avversi negli ipertesi.

È stata osservata anche una relazione parallela tra l'aumento insolitamente elevato della pressione arteriosa mattutina ed esiti cardiovascolari avversi, attraverso l'attivazione mediata dal ritmo circadiano dei sistemi alfa-adrenergico e renina-angiotensina-aldosterone.

Questi dati hanno fatto ipotizzare che l'assunzione serale di farmaci antipertensivi possa migliorare gli esiti cardiovascolari.

Alcuni studi avevano suggerito che l'assunzione serale della terapia antipertensiva potrebbe avere risultati migliori rispetto all'assunzione mattutina.

In letteratura si trovano otto studi, tutti con problemi metodologici, che hanno valutato l'effetto della somministrazione serale degli antipertensivi.

Solo due studi randomizzati hanno confrontato la somministrazione mattutina e serale valutando gli esiti cardiovascolari: gli studi MAPEC e Hygia Chronotherapy, entrambi dello stesso gruppo di ricercatori spagnoli.

Dallo studio MAPEC del 2010 (2156 partecipanti) nel gruppo di trattamento serale rispetto al gruppo di trattamento mattutino è emersa una sostanziale riduzione degli eventi cardiovascolari maggiori (decessi per cause cardiovascolari, infarto miocardico, ictus ischemico ed emorragico).

Anche dal successivo studio Hygia Chronotherapy (19.000+ partecipanti) nel gruppo di trattamento serale è risultata una netta riduzione degli eventi cardiovascolari (morte cardiovascolare, infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, insufficienza cardiaca e ictus).

Diversi commentatori avevano messo in dubbio metodi e plausibilità delle dimensioni degli effetti in entrambi gli studi.

Lo studio randomizzato TIME (Treatment in Morning versus Evening), condotto nel Regno Unito e finanziato dalla British Heart Foundation, ha incluso 21.100+ adulti (~43% donne, ~90% bianchi), con età media di 65 anni, che assumevano almeno un antipertensivo.

I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: a un gruppo è stato consigliato di assumere tutti gli antipertensivi tra le 6 e le 10 del mattino, e all'altro la sera, tra le 20 e mezzanotte.

Ai pazienti nel gruppo serale che assumevano un diuretico è stato consentito di anticipare l’assunzione alle 18.00.

I partecipanti compilavano questionari di follow-up online a intervalli regolari (1 mese dopo la randomizzazione e successivamente ogni 3 mesi).

I questionari chiedevano se il partecipante stesse attualmente assumendo l’antipertensivo all'orario prestabilito e se avesse avuto potenziali eventi dell’endpoint o effetti avversi dall'ultimo invio di follow-up.

A chi dichiarava di non assumere i farmaci all'ora assegnata è stato chiesto di indicare se ciò fosse dovuto a effetti avversi, consigli del loro medico o altri problemi. Questi pazienti non aderenti venivano mantenuti nello studio.

I partecipanti che dichiaravano di non aderire all'orario di somministrazione assegnato erano liberi di tornare all'orario di somministrazione assegnato in un secondo momento.

I pazienti hanno assunto in media 1,5 principi attivi antipertensivi in ciascuno dei due gruppi.

I farmaci antipertensivi erano prescritti dai medici di famiglia dei singoli partecipanti. Si trattava soprattutto di: ACE-inibitori (~45%); calcio-antagonisti (~40%); sartani (~25%); diuretici tiazidici o di altra classe (~20%); betabloccanti (~10%).

L'endpoint primario combinato era costituito da eventi cardiovascolari fatali, ricoveri per infarto miocardico o eventi cardiovascolari non fatali.

Dopo un follow-up mediano di 5,2 anni, è deceduto circa il 4% dei pazienti, senza differenze statisticamente significative tra i gruppi.

Uno degli eventi dell'endpoint primario si è verificato nel 3,7% dei pazienti del gruppo mattutino e nel 3,4% dei pazienti del gruppo serale senza differenze statisticamente significative.

Per quanto riguarda gli eventi avversi riferiti dai pazienti, la somministrazione serale, rispetto a quella mattutina, ha ridotto:
  • cadute (21% vs 22%), 
  • vertigini o senso di stordimento (37% vs 40%), 
  • malessere digestivo (28% vs 30%), 
  • diarrea (19% vs 22%) e 
  • dolori muscolari (39% vs 43%); 
La somministrazione serale ha invece aumentato la pollachiuria notturna (40% vs 36%) e non è risultata diversa per quanto riguarda:
  • incidenza di fratture con (0,8% vs 0,8%) o senza (6,0% vs 6,0%) ricovero ospedaliero, 
  • glaucoma con necessità di ricovero (0.4% vs 0.6%)
Non sono risultate differenze sull'incidenza di fratture con (0,8% vs 0,8%) o senza (6,0% vs 6,0%) ricovero, glaucoma con necessità di ricovero (0,4% vs 0,6%), problemi di sonno (42% vs 41%) o sensazione di malessere generale (32% vs 33%).

Alcuni fattori indeboliscono i risultati di questo studio, in particolare:
  • l'assenza di una procedura di blinding (i partecipanti erano a conoscenza dell’orario di somministrazione, il che potrebbe aver influenzato comportamento e segnalazioni);
  • l'esclusione dei pazienti che assumevano più farmaci ipotensivi durante il giorno;
  • l'esclusione dei pazienti che lavoravano durante la notte;
  • l'alta percentuale di pazienti che non hanno assunto i farmaci all'ora prestabilita (~30%).
La generalizzabilità dei risultati può essere limitata dal fatto che i partecipanti erano prevalentemente bianchi e i risultati potrebbero non essere applicabili a tutti gli antipertensivi che si somministrano una volta al giorno, perché le loro emivite possono essere diverse. 

Lo studio TIME, inoltre, non era uno studio sull'ipertensione notturna o su altri disturbi delle variazioni pressorie circadiane; sono necessarie ulteriori ricerche per consigliare l'orario di somministrazione in queste popolazioni.

In pratica - Questo studio, che ha lo stesso modesto livello di evidenza dei precedenti, non conferma l'ipotesi che l'assunzione degli antipertensivi alla sera abbia un vantaggio rispetto all'assunzione mattutina nel ridurre mortalità o rischio di eventi cardiovascolari.

Gli effetti indesiderati sembrano variare in frequenza a seconda dell'ora del giorno in cui vengono assunti.

A tutt'oggi, consentire a ciascun paziente di scegliere l'ora del giorno più congeniale per l'assunzione degli antipertensivi sembra un'opzione ragionevole.

Secondo i commentatori di Annals of Internal Medicine, la somministrazione serale potrebbe essere presa in considerazione per pazienti con ipertensione notturna accertata e reverse dipping.

Il profilo di effetti collaterali modestamente migliore con il dosaggio serale non dovrebbe influenzare il un cambiamento della pratica clinica, perché potrebbero esistere dei bias di segnalazione. 




Gilberto Lacchia - Pubblicato 26/06/2023 - Aggiornato 26/06/2023 

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