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L’integrazione con acidi grassi omega-3 è ancora indicata nell’ipertrigliceridemia. Due recenti metanalisi, tuttavia, mettono in evidenza un rischio dose-dipendente di fibrillazione atriale. Sulla base di questi dati il rapporto rischio/beneficio della terapia di integrazione sembra nettamente sfavorevole e ne mette in questione l’utilizzo.
Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 sono presenti in diversi alimenti, in particolare nei pesci grassi (salmone, tonno, ecc.) e negli oli da questi derivati.
Nel 2018, a causa della mancanza di efficacia dimostrata nella prevenzione di un nuovo evento cardiaco dopo un infarto miocardico, per i farmaci contenenti esteri etilici dell'acido eicosapentaenoico e dell'acido docosaesaenoico l’EMA ha revocato l’indicazione della prevenzione cardiovascolare secondaria.
Quesi farmaci rimangono autorizzati nell’ipertrigliceridemia “quando la risposta alle diete e ad altre misure non farmacologiche da sole si sia dimostrata insufficiente” (scheda tecnica).
L'utilizzo di integratori a base di acidi grassi omega-3 può causare effetti avversi come problemi digestivi (nausea, vomito, diarrea), acne, eczema, aumento delle transaminasi ed emorragie.
In diversi studi clinici è stato osservato un aumento del rischio di fibrillazione atriale nei pazienti trattati con omega-3.
Nel 2011 è stata pubblicata una metanalisi di studi randomizzati che includevano almeno 1000 pazienti con un follow-up minimo di 1 anno.
Sono stati analizzati otto studi clinici randomizzati che hanno coinvolto un totale di oltre 83.000 pazienti e che hanno valutato l'integrazione con acidi grassi omega-3 (esteri dell'acido eicosapentaenoico da soli o combinati con esteri dell'acido docosaesaenoico) rispetto al placebo (tra cui olio di mais e olio minerale).
In alcuni studi, l'effetto preventivo degli acidi omega-3 sull'insorgenza di fibrillazione o flutter atriale era uno dei principali criteri di valutazione. In altri studi, la fibrillazione o il flutter atriale sono stati segnalati come eventi avversi.
L'età media dei pazienti variava da 62,5 a 75 anni a seconda dello studio. Il follow-up variava da 2 a 7 anni. In tre studi erano presenti solo pazienti in prevenzione primaria, mentre gli altri studi avevano arruolato pazienti in prevenzione sia primaria sia secondaria.
Tra i circa 41.000 pazienti nei gruppi in trattamento con acidi grassi omega-3, ha sviluppato una fibrillazione atriale il 4,0% rispetto al 3,3% dei pazienti nei gruppi placebo (RR 1,2). Il rischio di fibrillazione o flutter con dosi superiori a 1 g al giorno è risultato superiore del 50% rispetto al placebo (RR 1,5).
Con dosi pari o inferiori a 1 g, la differenza rispetto al placebo era minore, ma ancora staticamente significativa (RR = 1,1).
Un'altra metanalisi pubblicata a fine 2021 ha incluso sette studi clinici con un totale di 81.210 pazienti.
I risultati erano simili alla metanalisi precedente.
Il rischio di fibrillazione atriale è risultato significativamente maggiore negli studi che hanno utilizzato alte dosi di integratori a base di omega-3 (> 1 gr al giorno) rispetto al placebo e rispetto alle basse dosi (≤1 gr al giorno).
L'associazione è risultata dose-dipendente, con un rischio relativo di fibrillazione atriale superiore del 10-11% per ogni aumento di 1 gr della dose giornaliera.
Non è chiaro come gli omega-3 aumentino il rischio di fibrillazione atriale. Gli acidi grassi omega-3 hanno effetti diretti sull'attività delle correnti ioniche cardiache di calcio, sodio e potassio, che possono alterare la durata del potenziale d'azione ventricolare. In questo modo potrebbero promuovere aritmie da rientro.
Le schede tecniche dei farmaci a base di acidi grassi omega-3 in commercio in Italia, alcune aggiornate all’aprile 2022, non forniscono ancora alcuna informazione sul rischio di questa aritmia.
In pratica - La valutazione clinica degli acidi grassi polinsaturi omega-3 non ha mostrato benefici clinici, né in prevenzione cardiovascolare primaria né secondaria.
Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 sono presenti in diversi alimenti, in particolare nei pesci grassi (salmone, tonno, ecc.) e negli oli da questi derivati.
Nel 2018, a causa della mancanza di efficacia dimostrata nella prevenzione di un nuovo evento cardiaco dopo un infarto miocardico, per i farmaci contenenti esteri etilici dell'acido eicosapentaenoico e dell'acido docosaesaenoico l’EMA ha revocato l’indicazione della prevenzione cardiovascolare secondaria.
Quesi farmaci rimangono autorizzati nell’ipertrigliceridemia “quando la risposta alle diete e ad altre misure non farmacologiche da sole si sia dimostrata insufficiente” (scheda tecnica).
L'utilizzo di integratori a base di acidi grassi omega-3 può causare effetti avversi come problemi digestivi (nausea, vomito, diarrea), acne, eczema, aumento delle transaminasi ed emorragie.
In diversi studi clinici è stato osservato un aumento del rischio di fibrillazione atriale nei pazienti trattati con omega-3.
Nel 2011 è stata pubblicata una metanalisi di studi randomizzati che includevano almeno 1000 pazienti con un follow-up minimo di 1 anno.
Sono stati analizzati otto studi clinici randomizzati che hanno coinvolto un totale di oltre 83.000 pazienti e che hanno valutato l'integrazione con acidi grassi omega-3 (esteri dell'acido eicosapentaenoico da soli o combinati con esteri dell'acido docosaesaenoico) rispetto al placebo (tra cui olio di mais e olio minerale).
In alcuni studi, l'effetto preventivo degli acidi omega-3 sull'insorgenza di fibrillazione o flutter atriale era uno dei principali criteri di valutazione. In altri studi, la fibrillazione o il flutter atriale sono stati segnalati come eventi avversi.
L'età media dei pazienti variava da 62,5 a 75 anni a seconda dello studio. Il follow-up variava da 2 a 7 anni. In tre studi erano presenti solo pazienti in prevenzione primaria, mentre gli altri studi avevano arruolato pazienti in prevenzione sia primaria sia secondaria.
Tra i circa 41.000 pazienti nei gruppi in trattamento con acidi grassi omega-3, ha sviluppato una fibrillazione atriale il 4,0% rispetto al 3,3% dei pazienti nei gruppi placebo (RR 1,2). Il rischio di fibrillazione o flutter con dosi superiori a 1 g al giorno è risultato superiore del 50% rispetto al placebo (RR 1,5).
Con dosi pari o inferiori a 1 g, la differenza rispetto al placebo era minore, ma ancora staticamente significativa (RR = 1,1).
Un'altra metanalisi pubblicata a fine 2021 ha incluso sette studi clinici con un totale di 81.210 pazienti.
I risultati erano simili alla metanalisi precedente.
Il rischio di fibrillazione atriale è risultato significativamente maggiore negli studi che hanno utilizzato alte dosi di integratori a base di omega-3 (> 1 gr al giorno) rispetto al placebo e rispetto alle basse dosi (≤1 gr al giorno).
L'associazione è risultata dose-dipendente, con un rischio relativo di fibrillazione atriale superiore del 10-11% per ogni aumento di 1 gr della dose giornaliera.
Non è chiaro come gli omega-3 aumentino il rischio di fibrillazione atriale. Gli acidi grassi omega-3 hanno effetti diretti sull'attività delle correnti ioniche cardiache di calcio, sodio e potassio, che possono alterare la durata del potenziale d'azione ventricolare. In questo modo potrebbero promuovere aritmie da rientro.
Le schede tecniche dei farmaci a base di acidi grassi omega-3 in commercio in Italia, alcune aggiornate all’aprile 2022, non forniscono ancora alcuna informazione sul rischio di questa aritmia.
In pratica - La valutazione clinica degli acidi grassi polinsaturi omega-3 non ha mostrato benefici clinici, né in prevenzione cardiovascolare primaria né secondaria.
Dato l'aumento del rischio di fibrillazione o flutter atriale indotto dalla terapia con omega-3, il loro uso dovrebbe essere messo in discussione, prima di tutto dalle autorità regolatorie.
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Association Between Omega-3 Fatty Acid Treatment and Atrial Fibrillation in Cardiovascular Outcome Trials: A Systematic Review and Meta-Analysis.
Cardiovasc Drugs Ther. 2021 Aug;35(4):793-800
Effect of long-term marine Omega-3 fatty acids supplementation on the risk of atrial fibrillation in randomized controlled trials of cardiovascular outcomes: a systematic review and meta-analysis
Circulation. 2021 Dec 21;144(25):1981-1990
Omega-3 fatty acids and atrial fibrillation.
Korean J Intern Med. 2022 Dec 14. doi: 10.3904/kjim.2022.266
Gilberto Lacchia - Pubblicato 16/01/2023 - Aggiornato 16/01/2023
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