Passa ai contenuti principali

562 - Antibioticoterapia pratica: considerare farmacocinetica e farmacodinamica

Per un'antibioticoterapia razionale, che massimizzi l'efficacia minimizzando il rischio di resistenze, è essenziale tenere presente farmacocinetica e farmacodinamica degli antibiotici. [Lettura 5 min]

Lo sviluppo di nuovi antibiotici è diminuito negli ultimi anni, e sono necessarie strategie che preservino l'efficacia dell'armamentario esistente, riducendo al massimo lo sviluppo delle resistenze batteriche agli antibiotici attualmente in uso.

L’efficacia di una terapia antibiotica dipende da vari fattori, tra cui il meccanismo d'azione, la farmacocinetica e la farmacodinamica.

Basare la somministrazione e la posologia sui parametri farmacocinetici e farmacodinamici è importante per mantenere concentrazioni adeguate di farmaco nei siti di infezione per periodi di tempo sufficienti, massimizzando così l'attività battericida e l'efficacia dei singoli principi attivi.

La farmacocinetica descrive l'assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l'eliminazione di un farmaco, una serie di variabili che determinano il corso temporale delle concentrazioni sieriche del farmaco, che a sua volta determina il corso temporale delle concentrazioni nei tessuti e nei liquidi organici.

I principali parametri farmacocinetici sono descritti in tabella.

La farmacodinamica è la relazione tra la concentrazione del farmaco e il suo effetto, in questo caso, l'attività antimicrobica.

I parametri farmacodinamici comprendono:
  • MIC, la concentrazione minima di un antibiotico necessaria per inibire la crescita batterica;
  • una misura dell'esposizione al farmaco: Cmax, legame proteico, AUC;
  • gli effetti persistenti.
Con il termine "effetto persistente" o “effetto post-antibiotico”, si definisce la capacità di un antibiotico di inibire la crescita batterica anche dopo che le concentrazioni sono scese al di sotto della MIC per un determinato patogeno.

L'effetto post-antibiotico è stato osservato con diversi antibiotici e può essere riscontrato sia nei batteri Gram-positivi che in quelli Gram-negativi: un esempio è l’azitromicina; tra i beta-lattamici, solo i carbapenemi hanno mostrato un effetto post-antibiotico per i Gram-negativi.
 
La MIC è la misura più importante della potenza antimicrobica; tuttavia la determinazione in vitro è stabilita da una concentrazione fissa di farmaco in un mezzo privo di proteine a cui legarsi e che non definisce il decorso temporale dell'effetto battericida.

La MIC da sola non può distinguere tra principi attivi la cui attività battericida dipende dal raggiungimento di una concentrazione specifica nel sito di infezione (effetto dipendente dalla concentrazione) e quelli che hanno un effetto battericida dopo che il patogeno è stato esposto a una specifica concentrazione per una specifica durata di tempo (effetto dipendente dal tempo).

La MIC, inoltre, non può misurare gli effetti persistenti di un agente antimicrobico.

Una delle classificazioni più importanti degli antibiotici è basata sulla loro dipendenza dal tempo o dalla concentrazione per esercitare il loro effetto battericida:
  • effetto battericida dipendente dalla concentrazione
  • effetto battericida dipendente dal tempo


Antibiotici tempo-dipendenti: possono avere effetti persistenti minimi o nulli (p.es. beta-lattamici nella maggior parte dei casi), o effetti persistenti da moderati a prolungati (p.es. azitromicina).

Il meccanismo d'azione non è influenzato dal livello raggiunto oltre la MIC: una volta che la concentrazione del farmaco supera la MIC, l'efficacia battericida non aumenta con l'aumento della concentrazione.

Per gli antibiotici tempo-dipendenti con effetti persistenti da minimi a moderati, la misura preferita per determinare l'efficacia è il tempo al di sopra della MIC (T>MIC) per uno specifico patogeno.

Per esempio, per i macrolidi l'obiettivo terapeutico è un T>MIC per almeno il 40% dell'intervallo di somministrazione; per i betalattamici, l'obiettivo terapeutico è un T>MIC per più del 40-50% dell'intervallo di somministrazione.

Questi obiettivi si ottengono prolungando le infusioni, con somministrazioni frequenti o con formulazioni a rilascio prolungato.

Antibiotici concentrazione-dipendenti: è la quantità totale di farmaco somministrato a determinare l'efficacia.

Gli antibiotici concentrazione-dipendenti sono quelli la cui efficacia aumenta con l'aumento della concentrazione del farmaco nel sito di infezione.

L'efficacia di questi antibiotici è in rapporto al picco di concentrazione (Cmax) e all'area sotto la curva di concentrazione-tempo (AUC).

L'efficacia degli antibiotici concentrazione-dipendenti con un effetto persistente è determinata dal rapporto Cmax:MIC o AUC:MIC.

Per gli antibiotici concentrazione-dipendenti, è importante somministrare dosi elevate per raggiungere picchi di concentrazione.

Questo può essere ottenuto attraverso dosi singole elevate o dosi multiple ravvicinate.

Per esempio, l'obiettivo terapeutico per gli aminoglicosidi è un rapporto Cmax:MIC di 10-12; per i fluorochinolonici è preferibile un rapporto AUC:MIC da 25 a 35.

In pratica - La comprensione delle differenze tra antibiotici tempo-dipendenti e concentrazione-dipendenti è cruciale per ottimizzare il trattamento delle infezioni e ridurre il rischio di resistenza antimicrobica.

Adattare il dosaggio e la frequenza di somministrazione in base alle caratteristiche specifiche del farmaco e del paziente è essenziale per un uso razionale degli antibiotici, migliorando l'efficacia terapeutica e riducendo il rischio di resistenze. 

Esempi:
  • amoxicillina: ha una emivita breve (0,5-1,5 ore) e si somministra a intervalli regolari ogni 8 ore per mantenere la concentrazione del farmaco sopra la MIC per il maggior tempo possibile. In caso di infezioni gravi, va considerata l'infusione continua;
  • ceftriaxone: può essere somministrato una volta al giorno, data la lunga emivita (6-9 ore) che permette di mantenere la concentrazione sopra la MIC per un periodo prolungato;
  • levofloxacina: viene somministrata una dose elevata una volta al giorno per raggiungere un picco di concentrazione elevato;
  • azitromicina: somministrata una volta al giorno per 3 giorni grazie alla sua lunga emivita (60-70 ore) e agli effetti persistenti.

📚 Bibliografia


📢 Ricevi le notifiche dei post


Canale Telegram Bacheca WhatsApp

Gilberto Lacchia - Pubblicato 30/05/2024 - Aggiornato 30/05/2024

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons