Passa ai contenuti principali

467 - Dispnea da sforzo: embolia polmonare?

[Tempo di lettura: 5 min] 
L’embolia polmonare è una diagnosi difficile da porre e una di quelle che più spesso vengono mancate o alle quali non si pensa nel primo incontro con i pazienti. Un gruppo di ricercatori italiani ha analizzato una casistica di pazienti visti in pronto soccorso per dispnea da sforzo comparsa da meno di un mese: in 1 caso su 3 è stata posta una diagnosi di embolia polmonare.

La presentazione classica dell'embolia polmonare (EP) è un esordio improvviso di dispnea, dolore toracico pleuritico e a volte emottisi.

Una presentazione aspecifica e l'assenza di segni e sintomi tipici possono ritardare la diagnosi di EP, con complicanze del decorso o il decesso. La mancata diagnosi di EP è spesso una motivazione di un procedimento legale per malpractice.

La dispnea da sforzo con esordio subacuto è un sintomo aspecifico comune a diverse patologie: cardiopatie, malattie delle vie aeree e polmonari, malattie sistemiche con alterazione del trasporto di ossigeno, come l'anemia.

La dispnea isolata da sforzo, di solito, non induce a sospettare una EP, ma questa è un'eziologia possibile.

Data l'ampia riserva cardiopolmonare di persone precedentemente sane, l'occlusione vascolare polmonare di origine embolica potrebbe non causare una dispnea a riposo, ma manifestarsi inizialmente solo come dispnea da sforzo.

Ricercatori italiani del gruppo "Pulmonary Embolism Dyspnea Italian Study" (PEDIS) hanno ipotizzato che l'EP possa essere una condizione non rara in pazienti che si presentano con importante dispnea da sforzo comparsa di recente.

Sono stati analizzati i dati di 417 pazienti consecutivi (età media 58 anni) che si sono presentati in 14 dipartimenti di emergenza italiani con dispnea da sforzo da moderata a grave comparsa da meno di un mese.

Sono stati esclusi i pazienti con precedenti tromboembolie venose, quelli in terapia anticoagulante e quelli di età >75 anni.

La EP è stata esclusa nei pazienti con bassa probabilità pre-test (utilizzando il punteggio di Wells) e con un livello di D-dimero normale aggiustato per l'età; a tutti gli altri pazienti è stata effettuata un’angio-TC polmonare.

I risultati principali sono stati:
  • La diagnosi di EP è stata esclusa nel 32% dei pazienti in base alla bassa probabilità pre-test e al D-dimero, esclusa dall'angio-TC nel 36% e confermata dall'angio-TC in 140 pazienti (32%).
  • L'EP è stata diagnosticata nel 44% dei pazienti con altri segni e sintomi sospetti per EP e nel 20% in pazienti senza segni o sintomi sospetti per EP, ma con la sola dispnea da sforzo.
  • La EP è stata diagnosticata nel 15% dei pazienti con spiegazioni alternative per la dispnea da sforzo.
La prevalenza più alta del previsto di EP in questa coorte potrebbe riflettere una soglia di test elevata o criteri di inclusione rigorosi che hanno arricchito la popolazione studiata di pazienti con elevata probabilità pre-test di EP.

Considerando che il rischio di EP aumenta con l'età, l'esclusione dei pazienti di età superiore ai 75 anni rappresenta un limite.

È tuttavia degno di nota il fatto che l’EP sia stata diagnosticata in un terzo dei pazienti in generale e in 1 paziente su 6 con altre possibili spiegazioni per la dispnea da sforzo di nuova insorgenza.

In pratica - Considerando che molti pazienti con dispnea da sforzo isolata molto probabilmente non si rivolgono direttamente a un pronto soccorso ma, prima di tutto, al loro medico di famiglia, si dovrebbe abbassare la soglia di sospetto per considerare una EP in questi casi.

Va tenuto presente che il 20% delle diagnosi di EP nella casistica del gruppo PEDIS è stata posta in pazienti il cui unico sintomo era la dispnea da sforzo e nel 15% dei pazienti con altre spiegazioni per la dispnea (un criterio che riduce il punteggio totale di Wells).

L’applicazione metodica del punteggio di Wells e la prescrizione del D-dimero, potrebbe far emergere casi di EP che potrebbero restare non diagnosticati.



__________________________________________

💊 Altri post in tema

__________________________________________



Prevalence of pulmonary embolism among patients with recent onset of dyspnea on exertion. A cross-sectional study.
J Thromb Haemost 2023 Jan; 21:68.

Punteggio di Wells per l'embolia polmonare
Manuale Merck






Gilberto Lacchia - Pubblicato 02/03/2023 - Aggiornato 02/03/2023

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons