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La sospensione brusca di un inibitore della pompa protonica assunto per diverse settimane può provocare una iperacidità di rimbalzo. Secondo varie linee guida, un approccio pratico è quello di suggerire una riduzione della dose dell’inibitore di pompa, distanziare le dosi, assumere il farmaco solo se i sintomi sono disturbanti ed eventualmente sospendere il trattamento. L'uso transitorio di antiacidi è spesso utile.
Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono tra i farmaci più prescritti al mondo. Spesso sono utilizzati in modo inappropriato, soprattutto in situazioni che non ne giustificano l'uso, a dosi troppo elevate o prolungando inutilmente il trattamento.
Gli IPP sono autorizzati per alcune malattie sintomatiche da reflusso gastro-esofageo, esofagite, ulcera peptica e, in associazione a FANS, solo in alcuni pazienti a rischio particolarmente elevato di ulcera peptica. In generale, la durata del trattamento raccomandata in scheda tecnica è dell'ordine di 4-8 settimane.
Dopo alcune settimane di trattamento, la sospensione dell'IPP può portare a una ripresa dell'acidità gastrica, con reflusso gastroesofageo sintomatico, che spesso induce a riassumere il farmaco. Questa iperacidità di rimbalzo si verifica anche in individui sani e può persistere per diverse settimane.
L'uso a lungo termine, per anni, di un IPP può esporre i pazienti a effetti avversi e ciò giustifica la necessità di limitare la durata di utilizzo e trovare soluzioni per evitare un'esposizione prolungata.
Quando il trattamento con IPP viene deciso, è utile informare i pazienti della durata prevedibile del trattamento, delle ragioni per limitarne l'uso prolungato e del rischio di iperacidità di rimbalzo. Tale anticipazione mira a limitare il rischio di iperacidità di rimbalzo e a ridurre la riluttanza dei pazienti a interrompere il trattamento.
Una revisione sistematica condotta da un gruppo del Cochrane Network, pubblicata nel 2017, ha identificato sei studi randomizzati che hanno confrontato la riduzione degli IPP rispetto alla prosecuzione del trattamento in un totale di 1753 pazienti trattati per almeno 4 settimane, la maggior parte dei quali presentava sintomi di malattia da reflusso gastroesofageo senza esofagite.
Solo uno di questi studi, condotto in doppio cieco su 105 pazienti, ha valutato la sospensione brusca del trattamento.
Negli altri cinque studi, la maggior parte dei quali non erano in cieco, il metodo di prescrizione è stato quello di sostituire l'uso continuo di IPP con un utilizzo on demand, in caso di riacutizzazione dei sintomi. Nello studio sulla sospensione brusca, il 68% dei pazienti ha manifestato una riacutizzazione dei sintomi dopo la sospensione, contro il 22% di coloro che hanno continuato il trattamento.
Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono tra i farmaci più prescritti al mondo. Spesso sono utilizzati in modo inappropriato, soprattutto in situazioni che non ne giustificano l'uso, a dosi troppo elevate o prolungando inutilmente il trattamento.
Gli IPP sono autorizzati per alcune malattie sintomatiche da reflusso gastro-esofageo, esofagite, ulcera peptica e, in associazione a FANS, solo in alcuni pazienti a rischio particolarmente elevato di ulcera peptica. In generale, la durata del trattamento raccomandata in scheda tecnica è dell'ordine di 4-8 settimane.
Dopo alcune settimane di trattamento, la sospensione dell'IPP può portare a una ripresa dell'acidità gastrica, con reflusso gastroesofageo sintomatico, che spesso induce a riassumere il farmaco. Questa iperacidità di rimbalzo si verifica anche in individui sani e può persistere per diverse settimane.
L'uso a lungo termine, per anni, di un IPP può esporre i pazienti a effetti avversi e ciò giustifica la necessità di limitare la durata di utilizzo e trovare soluzioni per evitare un'esposizione prolungata.
Quando il trattamento con IPP viene deciso, è utile informare i pazienti della durata prevedibile del trattamento, delle ragioni per limitarne l'uso prolungato e del rischio di iperacidità di rimbalzo. Tale anticipazione mira a limitare il rischio di iperacidità di rimbalzo e a ridurre la riluttanza dei pazienti a interrompere il trattamento.
Una revisione sistematica condotta da un gruppo del Cochrane Network, pubblicata nel 2017, ha identificato sei studi randomizzati che hanno confrontato la riduzione degli IPP rispetto alla prosecuzione del trattamento in un totale di 1753 pazienti trattati per almeno 4 settimane, la maggior parte dei quali presentava sintomi di malattia da reflusso gastroesofageo senza esofagite.
Solo uno di questi studi, condotto in doppio cieco su 105 pazienti, ha valutato la sospensione brusca del trattamento.
Negli altri cinque studi, la maggior parte dei quali non erano in cieco, il metodo di prescrizione è stato quello di sostituire l'uso continuo di IPP con un utilizzo on demand, in caso di riacutizzazione dei sintomi. Nello studio sulla sospensione brusca, il 68% dei pazienti ha manifestato una riacutizzazione dei sintomi dopo la sospensione, contro il 22% di coloro che hanno continuato il trattamento.
Complessivamente, negli altri 5 studi di questa revisione, l'84% dei pazienti ha riferito un sollievo adeguato con gli IPP al bisogno rispetto al 91% con il trattamento continuo.
Sono disponibili tre linee guida di pratica clinica (australiana, britannica e canadese) che trattano la deprescrizione degli IPP.
Secondo queste linee guida, un atteggiamento pragmatico è quello di proporre nell'ordine :
Sono disponibili tre linee guida di pratica clinica (australiana, britannica e canadese) che trattano la deprescrizione degli IPP.
Secondo queste linee guida, un atteggiamento pragmatico è quello di proporre nell'ordine :
- riduzione posologica dell'IPP, per esempio dimezzando la dose;
- aumento della distanza delle dosi, da una volta al giorno a una volta ogni due giorni;
- somministrazione on demand, solo in caso di sintomi disturbanti;
- sospensione completa del trattamento.
Ad ogni passaggio, può essere utilizzato un antiacido in caso di ricomparsa dei sintomi per superare il periodo di iperacidità di rimbalzo.
In caso di recrudescenza particolarmente disturbante dei sintomi, alcune linee guida suggeriscono di tornare al livello precedente di terapia con IPP per alcune settimane.
Sono utili misure complementari non farmacologiche come: elevare la testata del letto; evitare gli alimenti che scatenano i sintomi, per esempio caffè o cioccolato; ridurre o interrompere il consumo di alcol e tabacco; perdere peso in caso di sovrappeso o obesità.
Se i sintomi persistono nonostante queste misure, compresi gli IPP on demand, queste linee guida raccomandano di valutare la presenza di un'infezione da Helicobacter pylori o prendere in considerazione il ritorno alla posologia precedente di IPP.
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💊 Altri post in tema
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Arrêt d’un traitement par inhibiteur de la pompe à protons
La revue Prescrire 2022 jui;42(464):452-454.
Deprescribing versus continuation of chronic proton pump inhibitor use in adults.
Cochrane Database Syst Rev. 2017 Mar 16;3(3):CD011969
Deprescribing proton pump inhibitors: Evidence-based clinical practice guideline.
Can Fam Physician. 2017 May;63(5):354-364
Algoritmo per la deprescrizione di inibitori di pompa
Gilberto Lacchia - Pubblicato 05/09/2022 - Aggiornato 05/09/2022
In caso di recrudescenza particolarmente disturbante dei sintomi, alcune linee guida suggeriscono di tornare al livello precedente di terapia con IPP per alcune settimane.
Sono utili misure complementari non farmacologiche come: elevare la testata del letto; evitare gli alimenti che scatenano i sintomi, per esempio caffè o cioccolato; ridurre o interrompere il consumo di alcol e tabacco; perdere peso in caso di sovrappeso o obesità.
Se i sintomi persistono nonostante queste misure, compresi gli IPP on demand, queste linee guida raccomandano di valutare la presenza di un'infezione da Helicobacter pylori o prendere in considerazione il ritorno alla posologia precedente di IPP.
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Can Fam Physician. 2017 May;63(5):354-364
Algoritmo per la deprescrizione di inibitori di pompa
Gilberto Lacchia - Pubblicato 05/09/2022 - Aggiornato 05/09/2022
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