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La risposta della pressione arteriosa ai diversi farmaci varia notevolmente tra gli individui, tra i trattamenti e persino tra i pazienti che assumono lo stesso trattamento in momenti diversi. Uno studio svedese evidenzia questa variabilità e il fatto che una terapia personalizzata è più efficace per ridurre i valori pressori, indipendentemente dal principio attivo utilizzato.
Sul mercato sono disponibili molti antipertensivi diversi e non è sempre chiaro quale principio attivo possa offrire la miglior riduzione della pressione sanguigna (PA) per un determinato paziente.
Benché la maggior parte delle linee guida per l'ipertensione sostenga la terapia in associazione, molti pazienti continuano ad essere trattati in monoterapia, con effetti avversi e mancanza di compliance che rappresentano problemi clinici importanti.
Non è noto se la scelta ottimale della terapia antipertensiva vari da una persona all'altra e se le terapie individualizzate possano massimizzare il beneficio clinico.
Nella pratica clinica, medici e pazienti interpretano erroneamente la variazione delle misurazioni pressorie, in ambulatorio e a domicilio, come un'indicazione degli effetti del trattamento.
Sul mercato sono disponibili molti antipertensivi diversi e non è sempre chiaro quale principio attivo possa offrire la miglior riduzione della pressione sanguigna (PA) per un determinato paziente.
Benché la maggior parte delle linee guida per l'ipertensione sostenga la terapia in associazione, molti pazienti continuano ad essere trattati in monoterapia, con effetti avversi e mancanza di compliance che rappresentano problemi clinici importanti.
Non è noto se la scelta ottimale della terapia antipertensiva vari da una persona all'altra e se le terapie individualizzate possano massimizzare il beneficio clinico.
Nella pratica clinica, medici e pazienti interpretano erroneamente la variazione delle misurazioni pressorie, in ambulatorio e a domicilio, come un'indicazione degli effetti del trattamento.
In realtà, le differenze dovute alla normale variabilità pressoria nello stesso individuo sono di solito molto maggiori delle differenze ottenute titolando un farmaco antipertensivo.
Per stabilire se la risposta a una monoterapia antipertensiva sia migliore rispetto a un'altra, è stato condotto uno studio randomizzato, in doppio cieco, con crossover su pazienti ipertesi a basso rischio cardiovascolare, reclutati in un ambulatorio svedese.
I 280 pazienti, bianchi, caucasici (età media 64 anni; 54% uomini; BMI medio 29; pressione media in ambulatorio 154/89 mmHg) sono stati randomizzati a una terapia sequenziale con quattro diverse classi di antipertensivi in monoterapia, una volta al giorno, due dei quali sono stati ripetuti per rilevare eventuali variazioni della risposta pressoria.
I farmaci studiati erano quelli di prima scelta di quattro classi, raccomandati dalle linee guida americane ed europee:
La risposta della PA ai diversi principi attivi variava notevolmente tra gli individui, tra i trattamenti e persino tra i partecipanti trattati con lo stesso farmaco in periodi diversi.
In questa popolazione europea la PA risultava più alta quando i partecipanti assumevano idroclorotiazide rispetto agli altri trattamenti.
Utilizzando un solido disegno crossover ripetuto e separando i periodi di tempo dagli effetti del trattamento, questo studio è stato in grado di escludere grandi differenze nella risposta a candesartan vs lisinopril e amlodipina vs idroclorotiazide.
Gli autori hanno dimostrato che all'interno di queste coppie la scelta della terapia era poco importante per la maggior parte dei pazienti.
Per tutti gli altri confronti testati la scelta è risultata importante, ottenendo effetti migliori con la personalizzazione della terapia tra candesartan e amlodipina e tra lisinopril e amlodipina.
Il trattamento personalizzato, rispetto a una scelta fissa, poteva ridurre la PA sistolica di ulteriori 4,4 mmHg per un singolo paziente.
In pratica - Questo piccolo studio ben strutturato mette in luce quanto la PA sia variabile e individuale in ogni paziente.
Anche se alcuni possono rispondere meglio a certe classi di farmaci rispetto ad altre, è difficile, nel singolo paziente, sapere quale sarà il farmaco migliore.
Un approccio razionale, di fatto quello che seguiamo in medicina generale, può essere quello di individualizzare la terapia in base alle caratteristiche cliniche (come età e comorbilità), alle caratteristiche dello stile di vita (p.es. un diuretico tiazidico può essere preferibile in chi ha un'assunzione di sodio molto elevata) e alle preferenze dei pazienti.
Heterogeneity in blood pressure response to 4 antihypertensive drugs: A randomized clinical trial.
JAMA. 2023; 329(14):1160-1169
Is Personalized Antihypertensive Drug Selection Feasible?
JAMA. 2023;329(14):1153-1154
Per stabilire se la risposta a una monoterapia antipertensiva sia migliore rispetto a un'altra, è stato condotto uno studio randomizzato, in doppio cieco, con crossover su pazienti ipertesi a basso rischio cardiovascolare, reclutati in un ambulatorio svedese.
I 280 pazienti, bianchi, caucasici (età media 64 anni; 54% uomini; BMI medio 29; pressione media in ambulatorio 154/89 mmHg) sono stati randomizzati a una terapia sequenziale con quattro diverse classi di antipertensivi in monoterapia, una volta al giorno, due dei quali sono stati ripetuti per rilevare eventuali variazioni della risposta pressoria.
I farmaci studiati erano quelli di prima scelta di quattro classi, raccomandati dalle linee guida americane ed europee:
- lisinopril 20 mg;
- candesartan 16 mg;
- idroclorotiazide 25 mg;
- amlodipina 10 mg.
La risposta della PA ai diversi principi attivi variava notevolmente tra gli individui, tra i trattamenti e persino tra i partecipanti trattati con lo stesso farmaco in periodi diversi.
In questa popolazione europea la PA risultava più alta quando i partecipanti assumevano idroclorotiazide rispetto agli altri trattamenti.
Utilizzando un solido disegno crossover ripetuto e separando i periodi di tempo dagli effetti del trattamento, questo studio è stato in grado di escludere grandi differenze nella risposta a candesartan vs lisinopril e amlodipina vs idroclorotiazide.
Gli autori hanno dimostrato che all'interno di queste coppie la scelta della terapia era poco importante per la maggior parte dei pazienti.
Per tutti gli altri confronti testati la scelta è risultata importante, ottenendo effetti migliori con la personalizzazione della terapia tra candesartan e amlodipina e tra lisinopril e amlodipina.
Il trattamento personalizzato, rispetto a una scelta fissa, poteva ridurre la PA sistolica di ulteriori 4,4 mmHg per un singolo paziente.
In pratica - Questo piccolo studio ben strutturato mette in luce quanto la PA sia variabile e individuale in ogni paziente.
Anche se alcuni possono rispondere meglio a certe classi di farmaci rispetto ad altre, è difficile, nel singolo paziente, sapere quale sarà il farmaco migliore.
Un approccio razionale, di fatto quello che seguiamo in medicina generale, può essere quello di individualizzare la terapia in base alle caratteristiche cliniche (come età e comorbilità), alle caratteristiche dello stile di vita (p.es. un diuretico tiazidico può essere preferibile in chi ha un'assunzione di sodio molto elevata) e alle preferenze dei pazienti.
Heterogeneity in blood pressure response to 4 antihypertensive drugs: A randomized clinical trial.
JAMA. 2023; 329(14):1160-1169
Is Personalized Antihypertensive Drug Selection Feasible?
JAMA. 2023;329(14):1153-1154
Gilberto Lacchia - Pubblicato 26/04/2023 - Aggiornato 26/04/2023
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