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348 - Disturbi del gusto da farmaci

[Tempo di lettura: 7 min] 
I disturbi del gusto indotti da farmaci sono numerosi. Il gusto alterato non è solo un disturbo fastidioso, ma può avere conseguenze sulla compliance alla terapia e sullo stato nutrizionale, soprattutto negli anziani.

La fisiologia del gusto è complessa. Oltre alle informazioni raccolte da recettori specializzati nelle cellule gustative sparse della cavità orale, allo sviluppo del gusto contribuiscono l'olfatto e la consistenza del cibo.

Il senso del gusto permette di discriminare quattro gusti fondamentali: dolce, acido, amaro e salato. I recettori specializzati si trovano nelle papille gustative sui bordi e sul retro della lingua, sull'epiglottide, sul palato molle, sulla laringe e sull'esofago.

Gli stimoli gustativi possono essere sia stimoli ionici (salato e acido) o non ionici (dolce e amaro). L’impulso dalle papille gustative è trasportato attraverso i nervi cranici VII, IX, X al nucleo del tratto solitario nel tronco cerebrale. L'impulso viene poi trasmesso a talamo e corteccia. 

Gusto e olfatto sono strettamente uniti e le loro proiezioni corticali si sovrappongono.

I disturbi del gusto possono essere quantitativi (ipogeusia, ageusia) o qualitativi (disgeusia).

I farmaci che possono causare disturbi del gusto sono numerosissimi. Uno studio olandese ha concluso che il 20% dei farmaci utilizzati in Olanda possa potenzialmente alterare il senso del gusto (disgeusia e ipogeusia).

Gli anziani sono la popolazione più vulnerabile ai disturbi chemosensoriali da farmaci. Da un lato assumono una quantità di farmaci molto maggiore rispetto agli individui più giovani. Dall’altro, le reazioni avverse, compresi i disturbi chemosensoriali, si verificano con maggiore frequenza nella popolazione geriatrica.

Per esempio, il rischio di ageusia causata dalla terbinafina è 4,4 volte maggiore sopra i 65 anni, rispetto ai soggetti di età ≤35 anni.

Questi effetti avversi non sono semplicemente un fastidio, ma possono ridurre significativamente la compliance alla terapia, la qualità della vita, l'assunzione di alimenti e lo stato nutrizionale, soprattutto negli anziani.

Quando i pazienti hanno delle disgeusie, il gusto anomalo prevale su quello normale degli alimenti. Queste alterazioni possono avere implicazioni nutrizionali.

La diminuzione della percezione del salato è stata associata a una maggiore preferenza per il sale. Per gli ipertesi questa perdita nella percezione del salato può rendere difficile l'adesione a una dieta iposodica.

Le alterazioni percettive per il sapore dolce possono rendere gli anziani diabetici più inclini a consumare saccarosio in eccesso.

I farmaci inducono disturbi del gusto attraverso vari meccanismi. Il tipo più comune di disgeusia da farmaci si verifica quando c'è una disfunzione delle papille gustative, dei neuroni che coinvolgono i canali ionici che percepiscono l'acido e il salato o a causa dell'alterazione del sistema del secondo messaggero. Questo si traduce in un persistente gusto metallico in bocca.

Diversi farmaci con gruppi sulfidrilici come ACE-inibitori, beta-bloccanti, penicilline, metimazolo e propiltiouracile producono disturbi del gusto provocando una carenza di zinco e rame. Captopril e lisinopril possono produrre sintomi legati al gusto aumentando la concentrazione di bradichinina locale.

Anche i sartani, come losartan o candesartan, possono indurre ageusia o disgeusia.

I calcioantagonisti come verapamil, nifedipina e diltiazem inibiscono il rilascio dei neurotrasmettitori del gusto bloccando l'afflusso di calcio e influenzando la sensazione.

Molti diuretici sono responsabili di disgeusie. L'amiloride è in cima alla lista, ma anche altri diuretici come acetazolamide, spironolattone e furosemide sono noti per produrre problemi legati al gusto.

Disgeusie e ageusia sono state anche osservate con gli ipolipemizzati come atorvastatina, simvastatina, lovastatina e altre statine.

Molti chemioterapici causano sintomi correlati al gusto. Quelli più comunemente coinvolti sono cisplatino, metotrexate, ciclofosfomide, e doxorubicina. La disgeusia è comune anche con i taxani come docetaxel e paclitaxel.

I chemioterapici e la radioterapia per neoplasie ORL, inoltre, causano spesso complicanze orali: stomatiti, infezioni, emorragie. Queste condizioni sono talvolta associate a manifestazioni funzionali (iposcialia, disgeusia).

Diversi antimicotici possono influenzare la funzione gustativa e la terbinafina è la causa più comune. Le disgeusie da terbinafina sono di solito reversibili con la sospensione del farmaco, ma sono state segnalate anomalie persistenti.

Gli antimicotici azolici (fluconazolo, miconazolo) causano una sensazione di gusto metallico in bocca.

Tra gli antivirali, aciclovir, amantadina e gli inibitori delle proteasi possono produrre disgeusie.

Tra gli antibiotici sono spesso coinvolti i macrolidi (soprattutto claritromicina, meno frequentemente azitromicina), ma anche chinolonici, clindamicina e metronidazolo.

Disgeusie sono spesso indotte da farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale.

La levodopa altera il gusto e causa ageusia o disgeusia (gusto di metallo o plastica). Il bupropione, la sibutramina, il litio, diversi antidepressivi (amitriptilina, venlafaxina, citalopram, fluoxetina) e il topiramato sono talvolta causa di disgeusia.

Le alterazioni del gusto sono comuni in chi assume D-penicillamina: sono riferite da un quarto dei pazienti fino alla metà con dosi elevate (più di 900 mg/d). Di solito la disgeusia si manifesta nei primi mesi di trattamento e regredisce in poche settimane, anche se il farmaco non viene sospeso.

I pazienti con colite ulcerosa o artrite reumatoide trattati con sulfasalazina riferiscono spesso un sapore metallico in bocca.

Disturbi del gusto sono causati anche da immunosoppressori come azatioprina o ciclosporina, soprattutto in caso di sovradosaggio.

Diversi farmaci utilizzati nel trattamento dell'osteoporosi causano disgeusia: teriparatide (sapore metallico), calcitonina, bifosfonati come l'acido etidronico e l'acido ibandronico.

Gli steroidi endonasali possono causare disgeusie, così come il beclometasone o l’azelastina.

Alterazioni del gusto sono state associate anche all’uso di flurbiprofene per le infiammazioni delle vie aeree e metformina nella terapia del diabete.

Altri farmaci coinvolti sono inibitori di pompa come l’omeprazolo, allopurinolo, isotretinoina, dorzolamide e brinzolamide collirio, ferro, acetazolamide e selenio (intossicazione). 




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Gilberto Lacchia - Pubblicato 17/12/2021 - Aggiornato 17/12/2021

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