La tecnica di misurazione preferita della densità minerale ossea è la DXA (Dual-energy X-ray absorptiometry) dell'anca (collo del femore e anca totale) e della colonna vertebrale. Se queste sedi non sono disponibili è possibile utilizzare il terzo distale del radio.
Nella singola paziente è necessario un intervallo di tempo adeguato (di solito 18-24 mesi) tra le misurazioni per rilevare variazioni significative, a meno che non siano previste variazioni maggiori (p.es. durante la terapia steroidea).
Quando si usa la DXA per monitorare le variazioni di massa ossea è importante usare lo stesso apparecchio e lo stesso software, perché i diversi produttori utilizzano diversi algoritmi di rilevamento e diverse tecnologie di raggi X.
Dagli anni 1990, la diagnosi di ridotta massa ossea è definita per convenzione dal T-score: si tratta della deviazione standard di densità ossea che il soggetto esaminato ha rispetto a un campione statistico di giovani donne bianche tra i 25 e 30 anni (picco della densità ossea).
Per convenzione, secondo i criteri dell’OMS, il T-score definisce la situazione della massa ossea:
- ≥ -1.0: normale
- < 1.0 - > 2.5: osteopenia
- ≤ -2,5: osteoporosi
Il T-score va utilizzato nelle donne in post-menopausa e uomini di età >50 anni.
Lo Z-score, invece, confronta il soggetto con una popolazione statistica di riferimento analoga per sesso, età ed etnia. È un indice che può essere utile per valutare i risultati dell’esame nei bambini (p.es. in caso di celiachia), in donne in premenopausa e uomini di età <50 anni.
Utilizzando la DXA per monitorare le variazioni della massa ossea nel tempo e durante la terapia, va usato come riferimento il valore assoluto di massa ossea, espresso in grammi per centimetro quadrato.
La densità minerale ossea diminuisce con l'età. All'età di 50 anni la prevalenza dell'osteoporosi varia circa tra l'8% e il 18% nelle donne e 5% negli uomini.
In uno studio svedese di oltre un milione di donne, circa il 2% delle donne di 40-49 anni e circa il 30% delle donne di 70-79 anni avevano un T-score ≤ -2,5.
L'incidenza annuale delle fratture aumenta con l'età e sembra essere 2-3 volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. È circa 1 ÷ 1.000 donne entro i 50 anni e circa 30 ÷ 1.000 entro gli 80 anni.
Il rischio di fratture è inversamente proporzionale alla densità minerale ossea, in modo continuo, senza una soglia precisa.
Il rischio di frattura, tuttavia, è espresso in termini relativi: fornisce informazioni sul rischio nelle persone con osteoporosi rispetto a quelle senza osteoporosi, ma non sulla probabilità di frattura dopo un trauma lieve in una persona con osteoporosi.
Da dati epidemiologici svedesi in donne in postmenopausa con osteoporosi, la probabilità di frattura del femore entro 10 anni era stimata 4% a 60 anni, 9% a 70 anni e 11% a 80 anni; nella popolazione generale il rischio era rispettivamente 2%, 7% e 15%. Questi dati correlavano con rischio di frattura e riduzione della densità minerale ossea solo nelle donne con meno di 80 anni.
Ciò significa che la misura della densità minerale ossea non è sufficiente a stimare il rischio di frattura dopo traumi lievi. Sono da prendere in considerazione altri fattori: l’età, fratture pregresse, famigliarità per fratture dell’anca, terapie steroidee prolungate, abuso di alcool e tabagismo.
Inoltre, il rischio relativo tende a sovrastimare il rischio in alcune popolazioni e sottostimarlo in altre. Per esempio, una donna di 50 anni e una di 80 anni con un T-score dell'anca di -2,5 hanno lo stesso rischio relativo (~17) di frattura dell'anca rispetto a una popolazione di pari età con BMD normale, ma la probabilità di frattura dell'anca a 10 anni è molto più alta nella donna di 80 anni (11.5%) rispetto a quella di 50 (1.7%).
Perciò, per indicare il rischio di frattura nella pratica clinica è preferibile il rischio assoluto espresso come probabilità di frattura a 10 anni.
Il punteggio utilizza i valori densitometrici del collo del femore, se disponibili, e fattori di rischio clinico di frattura facilmente ottenibili (pregresse fratture, terapia steoidea, peso, fumo, alcool, artrite reumatoide, osteoporosi secondaria).
In Italia è stato modificato in score FRA-HS, adeguandolo alla popolazione italiana con i dati del database Health Search, che contiene oltre 1 milione di pazienti attivi di medici di medicina generale.
Alcuni esperti raccomandano la ripetizione della densitometria in alcune situazioni:
- Pazienti trattate per osteoporosi, nelle quali la stabilità o il miglioramento della massa ossea sarebbe considerato una buona risposta alla terapia.
- Pazienti non trattate in cui una diagnosi di osteoporosi deporrebbe a favore di un trattamento (e un risultato più o meno normale eviterebbe terapie inutili)
In un recente studio prospettico, sono stati utilizzati i dati della Women's Health Initiative su quasi 7500 donne in età postmenopausale (età media al basale, 66 anni) che non erano mai state trattate con bifosfonati, modulatori del recettore degli estrogeni o calcitonina.
Le partecipanti sono state seguite in media per 9 anni dopo la loro seconda densitometria.
Dopo l'aggiustamento per numerose variabili, tra cui il valore basale di densità minerale ossea e l'uso di ormoni, la seconda densitometria non migliorava la discriminazione tra le donne che avrebbero avute successive fratture osteoporotiche dell'anca o fratture maggiori e le donne che non ne avrebbero subite.
La conclusione degli autori è che una seconda densitometria, 3 anni dopo la prima, non migliora la stima del rischio di frattura nelle donne in postmenopausa non trattate e non c’è motivo di richiederla di routine.
Osteoporotic fracture risk assessment
UpToDate - Topic last updated: Mar 29, 2021.
Overview of dual-energy x-ray absorptiometry
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La fragilità ossea e lo score Fra-HS
M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 4 - maggio 2018
Ostéodensitométrie chez les femmes ménopausées en bonne santé
La Revue Prescrire 2007; 27 (285) : 516-521
Gilberto Lacchia - Pubblicato 22/07/2021 - Aggiornato 22/07/2021
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