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267 - La durata ottimale della terapia antibiotica

[Tempo di lettura: 7 min] 

L'uso eccessivo di antimicrobici è una delle cause principali della antibiotico-resistenza. È un uso inappropriato anche una durata inutilmente lunga della terapia in pazienti con infezioni batteriche comuni, come le riacutizzazioni della BPCO, la polmonite comunitaria, le infezioni delle vie urinarie e le infezioni di cute e tessuti molli.

La prescrizione di antibiotici è un tema particolarmente delicato in medicina generale, sia in termini di appropriatezza sia di durata della terapia.

Oltre alla scelta dell'antibiotico, un uso appropriato comprende anche la giusta durata della terapia. 
 
Se ci sono evidenze e dimostrazioni di una sicurezza clinica, ridurre la durata della terapia riduce l'esposizione totale agli antibiotici, la pressione selettiva per organismi resistenti e il rischio di effetti avversi.

Un gruppo di autori dell'American College of Physicians ha condotto una revisione delle linee guida sulla terapia di riacutizzazioni della BPCO, polmonite comunitaria, infezioni delle vie urinarie e dei tessuti molli.

Questi consigli si basano sul presupposto che la diagnosi sia corretta e che si sia scelto l’antibiotico giusto. Se il paziente non migliora con la terapia, è importante rivalutare le altre cause dei sintomi piuttosto che aumentare la durata della terapia antibiotica. Cicli di terapia più lunghi dovrebbero essere l'eccezione e non la regola.

Questi consigli potrebbero non essere applicabili in situazioni anatomiche particolari (p.es. bronchiectasie) o con una storia recente di infezioni batteriche resistenti.

Riacutizzazione di BPCO e bronchite acuta non complicata - In pazienti con segni clinici di un'infezione batterica (espettorato purulento, aumento della dispnea e/o del volume dell'espettorato) la durata della terapia antibiotica dovrebbe essere limitata a 5 giorni.

Benché le linee guida GOLD raccomandino terapie da 5 a 7 giorni per le riacutizzazioni della BPCO, una metanalisi del 2008 su 21 studi randomizzati e controllati (10.698 pazienti) non ha mostrato differenze nel miglioramento clinico tra le terapie di breve durata (media 4,9 giorni) rispetto a quelle più lunghe (media 8,3 giorni).

Polmonite comunitaria - La durata minima dovrebbe essere di 5 giorni. Il prolungamento della terapia oltre i 5 giorni dovrebbe essere guidato dai parametri di stabilità clinica: risoluzione delle alterazioni dei segni vitali, capacità di alimentarsi e normalità delle funzioni mentali.

Anche in questo caso, una metanalisi pubblicata nel 2018, che comprendeva 19 studi randomizzati e controllati, ha concluso che una durata inferiore a 6 giorni era efficace come terapie antibiotiche più lunghe, ma con minori effetti avversi.

Spesso i pazienti ricoverati per polmonite ricevono prescrizioni di terapie antibiotiche eccessivamente lunghe da continuare a domicilio dopo la dimissione.

Anche in pediatria, uno studio randomizzato, pubblicato su JAMA all'inizio di marzo, ha confrontato una terapia antibiotica con amoxicillina di 5 giorni per valutarne l'efficacia rispetto alla durata standard di 10 giorni nella polmonite comunitaria che non richiede ricovero. Lo studio ha stabilito la non inferiorità di questo protocollo breve.

Cistite acuta non complicata e pielonefrite - Nelle donne con cistite non complicata è consigliata una terapia con nitrofurantoina per 5 giorni, cotrimossazolo per 3 giorni o fosfomicina in dose singola. Nella pielonefrite non complicata (uomini e donne) è suggerita una terapia con fluorochinolonici (da 5 a 7 giorni) o cotrimossazolo (14 giorni) in base ai dati di sensibilità agli antibiotici.

La raccomandazione non riguarda le infezioni urinarie complicate (vie urinarie con anomalie strutturali o funzionali) e quelle in gravidanza, né le prostatiti batteriche acute.

Nelle cistiti non complicate un ciclo di fluorochinolonici di 3 giorni ha un’efficacia elevata, ma questa classe causa frequentemente effetti avversi e non dovrebbe essere prescritta empiricamente. Dovrebbero essere riservati a pazienti con storia di infezioni da organismi resistenti e documentata sensibilità all’antibiogramma.

I fluorochinolonici per 7 giorni sono invece indicati per le pielonefriti o, in alternativa, il cotrimossazolo per 14 giorni, in quei pazienti che non necessitano di ricovero ospedaliero.

A causa delle elevate percentuali di resistenza (e di fallimento terapeutico), le linee guida IDSA/ESCMID riconoscono che nelle pielonefriti il cotrimossazolo non andrebbe usato da solo come terapia empirica senza urocoltura e antibiogramma.

Tuttavia, data la crescente prevalenza della resistenza ai fluorochinolonici nelle Enterobacteriaceae è necessaria una rivalutazione dell'efficacia di cicli più brevi di classi di antibiotici diversi dai fluorochinolonici come terapia mirata per la pielonefrite quando la sensibilità è nota.

Infezioni della cute e dei tessuti molli - In caso di infezioni non purulente è consigliato un ciclo di 5-6 giorni con un antibiotico attivo sugli streptococchi.
 
Soprattutto con pazienti in grado di mantenere un auto-monitoraggio e con un follow-up stretto del medico di medicina generale.

Le infezioni non purulente comprendono infezioni necrotizzanti, cellulite ed erisipela. 
 
Gli antibiotici consigliati sono cefalosporine, penicilline o clindamicina, tranne i casi in cui l’infezione è causata da un trauma penetrante, presenza di colonizzazione da stafilococco MRSA o uso di droghe endovenose. In questi ultimi casi è necessario associare un altro antibiotico efficace contro streptococchi e stafilococco MRSA.

Dopo 5 giorni di terapia la lesione va rivalutata per decidere se estendere o meno la durata della terapia antibiotica.






Appropriate Use of Short-Course Antibiotics in Common Infections: Best Practice Advice From the American College of Physicians
Ann Intern Med. 6 Apr 2021
 




Gilberto Lacchia - Pubblicato 08/04/2021 - Aggiornato 08/04/2021

 

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