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439 - Scelta dell’anticoagulante orale per la fibrillazione atriale

[Tempo di lettura: 4 min] 
Nella prevenzione delle complicanze tromboemboliche della fibrillazione atriale la prescrizione degli anticoagulanti diretti ha ormai nettamente superato quella del warfarin. Per i quattro principi attivi attualmente disponibili in Europa non esistono confronti diretti né linee guida chiare che orientino la scelta. Un ampio studio su database europei e statunitensi ha valutato il rischio di emorragie gastrointestinali dei diversi principi attivi.

I dati provenienti da studi randomizzati e controllati e da studi osservazionali postmarketing hanno dimostrato che gli anticoagulanti  orali diretti (DOAC) non sono inferiori al warfarin nella prevenzione dell'ictus e comportano un minor rischio di emorragie e fratture ossee osteoporotiche.

Data la loro facilità d'uso e la maggior sicurezza, nei pazienti con fibrillazione atriale le attuali linee guida raccomandano i DOAC quando non sia indispensabile l'uso del warfarin.

Sebbene gli studi randomizzati abbiano dimostrato che tutti e quattro i DOAC disponibili (apixaban, dabigatran, edoxaban e rivaroxaban) sono efficaci per prevenire le complicanze tromboemboliche legate alla fibrillazione atriale, non esistono indicazioni chiare su come scegliere tra i quattro DOAC approvati perché non sono disponibili dati di studi clinici di confronto diretto.

Un gruppo di ricercatori britannici ha utilizzato una rete di database standardizzati che copre 221 milioni di pazienti di Regno Unito, Francia, Germania e Stati Uniti.

Sono stati confrontati >500.000 pazienti a cui era stata prescritta la terapia con DOAC per una fibrillazione atriale di nuova diagnosi. Il follow-up variava da 1,5 a 4,5 anni.

Sono stati analizzati anche i dati di sottogruppi per confrontare l'uso dei DOAC tra i pazienti più anziani (>80 anni) e quelli con nefropatia cronica, spesso sottorappresentati negli studi randomizzati.

I pazienti trattati con apixaban hanno avuto significativamente meno sanguinamenti gastrointestinali rispetto a quelli che assumevano uno qualsiasi degli altri tre anticoagulanti (hazard ratio, 0,7-0,8).

Questo risultato si osservava anche tra i pazienti più anziani e quelli con malattia renale cronica.

Il rischio di ictus o altre embolie sistemiche, emorragia intracranica e mortalità per tutte le cause non differiva significativamente tra i diversi DOAC.

In pratica - Questo studio a oggi è il più ampio confronto indiretto tra singoli DOAC e dimostra un'efficacia simile tra tutti i principi attivi.

Apixaban è stato associato a un minor numero di emorragie gastrointestinali. Si tratta fortunatamente di un effetto avverso non frequente. Le percentuali assolute di emorragie gastrointestinali, infatti, variavano da ≈2% a ≈3,5% per tutti i DOAC: in termini di sicurezza, quindi, il vantaggio statisticamente significativo di apixaban potrebbe equivalere a un piccolo beneficio clinico per ogni singolo paziente.

Nella scelta del DOAC, tuttavia, apixaban andrebbe preferito nei pazienti ad alto rischio di emorragia gastrointestinale e in quelli con nefropatia cronica.


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Comparative Effectiveness and Safety Between Apixaban, Dabigatran, Edoxaban, and Rivaroxaban Among Patients With Atrial Fibrillation : A Multinational Population-Based Cohort Study.
Ann Intern Med. 2022 Nov 1.






Gilberto Lacchia - Pubblicato 09/11/2022 - Aggiornato 09/11/2022

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