Passa ai contenuti principali

430 - PRATICA IN GASTROENTEROLOGIA (2): Esofago di Barrett

[Tempo di lettura: 6 min] 
L’esofago di Barrett è una condizione che predispone al carcinoma esofageo. È più frequente in pazienti con reflusso gastroesofageo ed esofagite. La prevenzione si basa principalmente sulla terapia con inibitori di pompa e sorveglianza endoscopica.

L'esofago di Barrett (EB) è una condizione in cui un epitelio colonnare metaplastico con caratteristiche sia gastriche che intestinali sostituisce l'epitelio squamoso stratificato che normalmente riveste l'esofago distale.

Questa condizione si sviluppa come conseguenza di una malattia da reflusso gastroesofageo cronica e predispone allo sviluppo di displasia e adenocarcinoma dell'esofago.

Come la malattia da reflusso e le infezioni da H. pylori, la prevalenza dell'EB varia in modo significativo in base alla sede geografica (14% in Nord America; 6% in Europa; 3% in Medio Oriente). La prevalenza globale dell'EB con conferma istologica in persone con sintomi di reflusso è del 7,2%.

L'EB ha una probabilità doppia di verificarsi negli uomini rispetto alle donne, ed è rara nei bambini.

I fattori di rischio per EB sono:
  • Malattia da reflusso gastroesofageo: l'esofagite erosiva è un fattore di rischio indipendente per l'EB, con un rischio cinque volte maggiore di Barrett al follow-up a cinque anni.
  • Obesità addominale: una meta-analisi del 2009 ha dimostrato un piccolo aumento del rischio di EB nei pazienti con BMI >30 rispetto ai pazienti con BMI inferiore.
  • Storia famigliare: è stata descritta un'aggregazione familiare di EB e adenocarcinoma esofageo. L'EB è stato riscontrato fino al 28% dei parenti di primo grado di pazienti con adenocarcinoma esofageo.
  • Fumo: sembra avere un effetto sinergico con la malattia da reflusso nell'aumentare il rischio di EB.
La diagnosi si pone con l’esame endoscopico con biopsia.


Screening

L'American College of Gastroenterology raccomanda di prendere in considerazione lo screening endoscopico negli uomini con reflusso cronico (> 5 anni) o sintomi frequenti di reflusso (una volta alla settimana o più frequenti), associati a 2 o più dei seguenti fattori di rischio: età >50 anni, razza caucasica, obesità addominale, fumo (attuale o pregresso) o anamnesi di EB.

Lo screening per l'EB nelle donne non è raccomandato di routine, ma può essere preso in considerazione se sono presenti fattori di rischio.

Non tutti i pazienti con EB presentano sintomi di reflusso gastroesofageo: a volte può essere diagnosticato incidentalmente un EB durante un'esofagogastroscopia eseguita per sintomi diversi.

I pazienti con reflusso gastroesofageo attualmente asintomatici, nei quali un'endoscopia è risultata normale non necessitano di sorveglianza.


Diagnosi e gestione

La diagnosi di EB si basa su specifici risultati endoscopici e istologici. La presenza di displasia (di basso o alto grado) o la sua assenza ha importanti implicazioni terapeutiche.

Quando l'istologia non definisce in modo certo la displasia, trattare il reflusso e, dopo terapia con IPP per 3-6 mesi, ripetere l'endoscopia (poiché le alterazioni reattive da reflusso possono oscurare i risultati).

Le linee guida per l'EB senza displasia consigliano di ripetere l'endoscopia di controllo ogni 3-5 anni. La raccomandazione di un’endoscopia di controllo è posta nonostante la mancanza di studi prospettici randomizzati che ne dimostrino il beneficio.

Il razionale della sorveglianza è che la sopravvivenza dell’adenocarcinoma esofageo dipende dallo stadio alla diagnosi e spesso questo metastatizza prima dello sviluppo dei sintomi.

Gli studi di coorte osservazionali nell’EB hanno dimostrato che i programmi di endoscopia di sorveglianza permettono di diagnosticare l’adenocarcinoma a uno stadio più precoce, con un miglioramento della sopravvivenza.

Il rischio di progressione neoplastica aumenta con il grado di displasia. L'adenocarcinoma con displasia di basso grado e displasia di alto grado ha un rischio di progressione rispettivamente dello 0,7% e del 7% all'anno.

Storicamente, l'esofagectomia era il trattamento preferito per l'EB con displasia. Ora, le terapie di eradicazione endoscopica, tra cui l'ablazione con radiofrequenza e la resezione mucosa endoscopica per l’EB nodulare, sono le terapie di routine per la displasia di basso o alto grado.

Chemioprofilassi con inibitori di pompa - La maggior parte dei pazienti con EB presenta sintomi di reflusso gastroesofageo o esofagite da reflusso, quindi il trattamento con un IPP è indicato per il controllo dei sintomi.

Nei pazienti con EB senza reflusso gastroesofageo, l'uso di IPP può essere comunque indicato, anche se ciò è controverso.

In pratica - Le attuali linee guida raccomandano la terapia con IPP una volta al giorno a tempo indefinito (due volte al giorno solo se necessario per il controllo dei sintomi) per ridurre l'infiammazione associata al reflusso.

Un ampio studio multicentrico durato 8 anni ha dimostrato che la prescrizione di aspirina a basso dosaggio riduceva il rischio di progressione dell’EB. Le linee guida, tuttavia, sconsigliano la prescrizione di routine di aspirina o FANS per l'EB.



A guide to GERD, H pylori infection, and Barrett esophagus.
J Fam Pract. 2022 Jun;71(5):E1-E7

Barrett's esophagus: Surveillance and management
UpToDate: topic last updated: Sep 21, 2022



Gilberto Lacchia - Pubblicato 07/10/2022 - Aggiornato 07/10/2022

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons