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Anche in Italia è iniziata la campagna vaccinale per la somministrazione del secondo richiamo. I dati a sostegno dell’efficacia non sono molti e non mancano le incertezze sulla strategia vaccinale ottimale.
A inizio aprile, in Italia come in altri paesi della Comunità europea, è iniziata la campagna per la somministrazione della seconda dose di richiamo del vaccino anti-COVID a ultraottantenni, ospiti di RSA e persone con elevata fragilità motivata da patologie o terapie concomitanti.
Attualmente, nella popolazione è ampiamente diffusa la variante Omicron di SARS-CoV2. Il rischio di forme gravi di COVID con questa variante è circa 9 volte inferiore a quello con la variante Delta nei soggetti tra 40 e 64 anni, 5 volte inferiore tra 65 e 79 anni, e solo 2 volte inferiore negli ultraottantenni (dati da registri francesi).
A inizio aprile, in Italia come in altri paesi della Comunità europea, è iniziata la campagna per la somministrazione della seconda dose di richiamo del vaccino anti-COVID a ultraottantenni, ospiti di RSA e persone con elevata fragilità motivata da patologie o terapie concomitanti.
Attualmente, nella popolazione è ampiamente diffusa la variante Omicron di SARS-CoV2. Il rischio di forme gravi di COVID con questa variante è circa 9 volte inferiore a quello con la variante Delta nei soggetti tra 40 e 64 anni, 5 volte inferiore tra 65 e 79 anni, e solo 2 volte inferiore negli ultraottantenni (dati da registri francesi).
In base ai risultati di vari studi epidemiologici, l'efficacia preventiva dei vaccini a RNA sembra inferiore per la variante Omicron rispetto ad altre varianti, ma per le forme gravi di COVID pare mantenersi almeno 4 mesi dopo un primo richiamo. Negli ultraottantenni, dopo il primo richiamo, il rischio di ricovero ospedaliero e in terapia intensiva si riduceva di circa il 75% per la variante Omicron, rispetto al 90% per la variante Delta. Il rischio di morte era inferiore di circa il 90% per ogni variante.
In Israele è stato condotto uno studio su database sanitari per valutare l’efficacia di un secondo richiamo con tozinameran (vaccino Pfizer) almeno 4 mesi dopo il primo. Il periodo di follow-up era di circa 2 mesi, tra gennaio e febbraio 2022 quando la variante Omicron era prevalente in Israele.
Sono state valutate le infezioni da SARS-CoV2 documentate, in 1,2 milioni di persone ≥60 anni (20% ≥80 anni), confrontando chi aveva ricevuto il secondo richiamo negli ultimi 12 giorni con chi aveva ricevuto un solo richiamo almeno 4 mesi prima.
Le infezioni documentate erano circa la metà negli ultrasessantenni vaccinati con il secondo richiamo. Il rischio di COVID grave risultava circa 4 volte inferiore con follow-up di 6 settimane, ma con ampio margine di incertezza.
Secondo i calcoli dei redattori della rivista Prescrire, basati sui dati disponibili nei vari sottogruppi, la maggiore efficacia di un secondo richiamo per prevenire forme gravi di COVID sembra essere più evidente nei soggetti più anziani.
La durata oltre i 2 mesi della protezione vaccinale conferita dal secondo richiamo non è nota.
Un altro studio israeliano ha valutato la mortalità in circa 560.000 persone ≥60 anni, dopo il secondo richiamo, in un periodo epidemico di 40 giorni con prevalenza della variante Omicron (i risultati sono stati pubblicati senza peer review).
Rispetto ai vaccinati con singolo richiamo, la mortalità dei vaccinati con il secondo richiamo era statisticamente inferiore, con riduzione del rischio di morte di circa l'80% in tutti i gruppi di età studiati, dopo la correzione per alcune caratteristiche cliniche che possono influenzare la mortalità.
Un terzo studio osservazionale israeliano, pubblicato il 28 aprile sul NEJM, raggiunge conclusioni simili.
Basandosi su dati di database sanitari, circa 180.000 adulti, ultrasessantenni, vaccinati con secondo richiamo (tozinameran) tra gennaio e febbraio 2022, sono stati confrontati con soggetti che avevano ricevuto solo il primo richiamo, almeno quattro mesi prima.
Gli esiti sono stati valutati tra 7 e 30 giorni dopo il secondo richiamo. Tra 14 e 30 giorni dopo il richiamo, l'effetto protettivo è risultato del 72% sul rischio di ricovero, 64% sulla comparsa di forme gravi e 76% sul rischio di morte.
Secondo i risultati di uno studio non randomizzato su operatori sanitari israeliani, non risultavano differenze significative di efficacia tra una vaccinazione di richiamo con tozinameran o con elasomeran (Spikevax°).
Le raccomandazioni sulla tempistica del secondo richiamo non sono uniformi.
In Francia, la Direction générale de la santé lo ha raccomandato dopo almeno 3 mesi dal primo richiamo. La Haute autorité de santé, invece, lo ha raccomandato dopo almeno 6 mesi dal primo.
Anche in Italia (AIFA, 12/4/2022) il secondo richiamo è raccomandato dopo un intervallo minimo di 120 giorni dal primo, sia con tozinameran 30 microgrammi (0,3 ml) sia con elasomeran 50 microgrammi (0,25 ml).
Questa varietà di raccomandazioni riflette la mancanza di dati solidi per stabilire una strategia vaccinale per il secondo richiamo.
Un editoriale sull’ultimo numero di aprile del NEJM, discute i problemi legati a dosi di richiamo troppo frequenti.
Uno dei problemi di questa strategia è che può confondere il pubblico, che non capisce cosa significhi avere una copertura vaccinale. L'editorialista ritiene che l'errore principale sia stato definire "scoperte" le persone vaccinate con malattia lieve o asintomatica.
L'obiettivo della vaccinazione dovrebbe essere proteggere contro la malattia grave per tenere le persone fuori da ospedali, unità di terapia intensiva e obitori.
Il termine "scoperta", che implica un fallimento del vaccino, ha creato aspettative irrealistiche e ha portato all'adozione di una strategia di tolleranza zero per questo virus.
Un altro rischio di richiami troppo frequenti è quello teorico definito "peccato originale antigenico" (effetto Hoskins). Si riferisce alla propensione del sistema immunitario a utilizzare la memoria immunologica piuttosto che creare nuovi anticorpi dopo una seconda esposizione al patogeno, anche se con caratteristiche diverse da quello originario.
In uno studio sui primati, il richiamo con una variante omicron-specifica non induceva titoli più alti di anticorpi neutralizzanti omicron-specifici rispetto al richiamo con il ceppo originario. Questo potenziale problema potrebbe limitare la nostra capacità di rispondere a una nuova variante.
Un altro problema, legato alla possibile riduzione dell’età dei soggetti a cui consigliare il richiamo, è che la somministrazione di una dose di vaccino non è priva di effetti avversi, come ha dimostrato l’aumento delle miocarditi da vaccino a RNA nei maschi tra 16 e 29 anni.
In pratica - In base ai dati disponibili, l'efficacia preventiva dei vaccini a RNA sembra essere minore contro la variante Omicron rispetto ad altre varianti, ma pare mantenersi per le forme gravi di COVID almeno 4 mesi dopo la somministrazione di un primo richiamo.
Secondo i dati degli studi epidemiologici israeliani, un secondo richiamo con tozinameran sembra avere una maggiore efficacia nel prevenire forme gravi o fatali di COVID in soggetti ≥60 anni, e forse ancora maggiore nelle persone più anziane.
Restano tuttavia alcuni punti da chiarire, tra cui: il potenziale beneficio del secondo richiamo in alcuni pazienti ad alto rischio di forme gravi di COVID; la durata della protezione conferita dal secondo richiamo; il tempo ottimale tra i due richiami; e la frequenza di eventi avversi associati a richiami ripetuti.
Protection by a Fourth Dose of BNT162b2 against Omicron in Israel
N Engl J Med. 2022 Apr 5
Fourth dose of BNT162b2 mRNA Covid-19 vaccine in a nationwide setting
N Engl J Med 2022 Apr 28; 386:1603
Fourth Dose of BNT162b2 Covid-19 Vaccine
Quick take - Video 2:04'
Covid-19 boosters — Where from here?
N Engl J Med 2022 Apr 28; 386:1661
Deuxième rappel vaccinal covid-19 chez certaines personnes âgées
La revue Prescrire 2022 mai;42(463):368
Gilberto Lacchia - Pubblicato 02/05/2022 - Aggiornato 02/05/2022
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