La signora Paolina è una donna di 61 anni, impiegata. Frequenta raramente lo studio medico.
Assume escitalopram da diversi anni, come unica terapia continuativa.
All’inizio di maggio si è presentata in studio a causa di un dolore alla caviglia destra. Piede e caviglia si presentavano asciutti ma dolenti alla pressione sulla regione del malleolo esterno e sul dorso del piede.
Non risultavano traumi o distorsioni. Una settimana prima aveva fatto una lunga camminata indossando calzature che non usa di solito.
È stata posta una diagnosi di tendinite e consigliato riposo, ghiaccio e una schiuma a base di ketoprofene al 15%.
Dopo quattro giorni la signora Paolina ritorna in studio per un peggioramento del problema a piede e caviglia. La zona perimalleolare ora è edematosa, calda e arrossata. Il dolore viene descritto come urente, e richiede applicazione di ghiaccio o acqua fredda.
L’eritema è ben delimitato alla regione di piede e caviglia ma tende a estendersi verso l’alto sul polpaccio.
La fotosensibilizzazione indotta da sostanze esogene è un processo in cui sostanze chimiche o farmaci ingeriti o applicati sulla cute promuovono una reazione di fotosensibilità quando ci si espone alla luce solare.
I farmaci che più frequentemente causano fotosensibilizzazione sono:
La fototossicità deriva dal danno diretto ai tessuti o alle cellule in seguito all'irradiazione UV di un agente fototossico ingerito o applicato sulla pelle.
La fototossicità può verificarsi in qualsiasi individuo in cui sia stata raggiunta la concentrazione soglia della sostanza chimica o del farmaco.
La fotoallergia, invece, è una risposta immunitaria cellulo-mediata innescata da piccole quantità di sostanza, in individui precedentemente sensibilizzati. Si tratta di una reazione di ipersensibilità di tipo ritardato a un allergene la cui antigenicità si è modificata dopo l'esposizione alle radiazioni UV (fotoallergene).
Una volta formatosi il fotoallergene, le fasi successive della reazione sono identiche a quelle della dermatite allergica da contatto. Analogamente alle reazioni fototossiche, la maggior parte delle reazioni fotoallergiche è innescata più dall'esposizione ai raggi UVA che a quelli UVB.
Le reazioni fotoallergiche sono tipicamente pruriginose ed eczematose, compaiono in aree cutanee esposte al sole e si sviluppano da 24 a 48 ore dopo l'esposizione alla radiazione solare.
A volte la dermatite fotoallergica da contatto può diventare persistente ed evolvere in dermatite attinica cronica, anche dopo la sospensione del farmaco o della sostanza chimica incriminata.
Le reazioni fotoallergiche si verificano nella maggior parte dei casi dopo l'esposizione a sostanze per uso topico, ma anche sistemico.
I più comuni responsabili di reazioni fotoallergiche sono:
Generalmente la durata della reazione di fotosensibilizzazione, dopo la sospensione, può variare da pochi giorni a qualche settimana, ma sono stati segnalati anche casi con persistenza maggiore.
Dopo una sensibilizzazione fotoallergica, i sintomi possono ripresentarsi anche con l’esposizione a piccole quantità di farmaco.
Tali reazioni possono essere prevenute o comunque ridotte al minimo, evitando l’esposizione diretta e prolungata alla luce solare (anche quando il cielo è velato) o alle lampade UV durante e fino a 2 settimane dopo l’applicazione cutanea.
I casi di fotosensibilità al ketoprofene per uso topico si verificano in seguito alla fotodegradazione del ketoprofene stesso alla luce solare.
Questa reazione avversa, anche se rara, è risultata grave nella maggior parte dei casi, richiedendo a volte il ricovero e l’interruzione del lavoro.
È possibile la sensibilizzazione crociata con l'octocrilene: si tratta di un filtro solare chimico appartenente alla famiglia dei cinnamati, presente in vari prodotti cosmetici e per la cura personale quali shampoo, dopobarba, gel doccia e bagno, creme per la pelle, rossetti, creme anti-età, detergenti per trucco, spray per capelli.
Trattamento - Il farmaco o la sostanza chimica che causa la fotosensibilizzazione esogena va sospeso prima possibile. Sono essenziali le misure di protezione solare: evitare l'esposizione, indossare indumenti protettivi e creme solari.
Le reazioni fotoallergiche vanno trattate come una dermatite da contatto. L'applicazione di corticosteroidi topici sulle aree interessate riduce il prurito e la risposta infiammatoria.
In alcuni casi, può essere necessario un ciclo di due o tre settimane di corticosteroidi sistemici.
Nel 2014 l’AIFA ha pubblicato una nota informativa importante sull’uso del ketoprofene topico e rischio di reazioni da fotosensibilizzazione.
Le misure preventive consigliate sono:
Dopo un paio di giorni, tuttavia, l’eritema non era regredito, ma si era esteso alla gamba. Era inoltre comparso un prurito generalizzato che ha richiesto l’utilizzo di un cortisonico sistemico.
A due settimane dall’esordio, la reazione sta lentamente attenuandosi. Paolina, tuttavia, ha dovuto interrompere l’attività lavorativa e restare in casa per evitare di esporsi alla luce solare (esposizione che le causava una recrudescenza dei sintomi).
Photosensitivity disorders (photodermatoses): Clinical manifestations, diagnosis, and treatment
UpToDate - Topic last updated: Mar 10, 2021
Ketoprofene per uso topico e rischio di reazioni di fotosensibilizzazione
AIFA - Giugno 2014
Lichtsensibilisierung durch arzneimittel
arznei-telegram 1995; Nr.7: 70-2
Gilberto Lacchia - Pubblicato 30/05/2022 - Aggiornato 30/05/2022
All’inizio di maggio si è presentata in studio a causa di un dolore alla caviglia destra. Piede e caviglia si presentavano asciutti ma dolenti alla pressione sulla regione del malleolo esterno e sul dorso del piede.
Non risultavano traumi o distorsioni. Una settimana prima aveva fatto una lunga camminata indossando calzature che non usa di solito.
È stata posta una diagnosi di tendinite e consigliato riposo, ghiaccio e una schiuma a base di ketoprofene al 15%.
Dopo quattro giorni la signora Paolina ritorna in studio per un peggioramento del problema a piede e caviglia. La zona perimalleolare ora è edematosa, calda e arrossata. Il dolore viene descritto come urente, e richiede applicazione di ghiaccio o acqua fredda.
L’eritema è ben delimitato alla regione di piede e caviglia ma tende a estendersi verso l’alto sul polpaccio.
* * *
Fotosensibilizzazione
La fotosensibilizzazione indotta da sostanze esogene è un processo in cui sostanze chimiche o farmaci ingeriti o applicati sulla cute promuovono una reazione di fotosensibilità quando ci si espone alla luce solare.
I farmaci che più frequentemente causano fotosensibilizzazione sono:
- Tetracicline (soprattutto doxiciclina)
- Idroclorotiazide
- Sulfamidici
- Metformina
- Fluorochinoloni
- FANS (soprattutto piroxicam e ketoprofene)
- Fenotiazine
- Psoraleni
- Griseofulvina
- Voriconazolo
- Amiodarone
- Retinoidi
- Composti del catrame
- Iperico
La fototossicità deriva dal danno diretto ai tessuti o alle cellule in seguito all'irradiazione UV di un agente fototossico ingerito o applicato sulla pelle.
La fototossicità può verificarsi in qualsiasi individuo in cui sia stata raggiunta la concentrazione soglia della sostanza chimica o del farmaco.
La fotoallergia, invece, è una risposta immunitaria cellulo-mediata innescata da piccole quantità di sostanza, in individui precedentemente sensibilizzati. Si tratta di una reazione di ipersensibilità di tipo ritardato a un allergene la cui antigenicità si è modificata dopo l'esposizione alle radiazioni UV (fotoallergene).
Una volta formatosi il fotoallergene, le fasi successive della reazione sono identiche a quelle della dermatite allergica da contatto. Analogamente alle reazioni fototossiche, la maggior parte delle reazioni fotoallergiche è innescata più dall'esposizione ai raggi UVA che a quelli UVB.
Le reazioni fotoallergiche sono tipicamente pruriginose ed eczematose, compaiono in aree cutanee esposte al sole e si sviluppano da 24 a 48 ore dopo l'esposizione alla radiazione solare.
A volte la dermatite fotoallergica da contatto può diventare persistente ed evolvere in dermatite attinica cronica, anche dopo la sospensione del farmaco o della sostanza chimica incriminata.
Le reazioni fotoallergiche si verificano nella maggior parte dei casi dopo l'esposizione a sostanze per uso topico, ma anche sistemico.
I più comuni responsabili di reazioni fotoallergiche sono:
- Creme solari (p.es. cinnamato, dibenzoilmetano)
- FANS (p.es. ketoprofene, diclofenac)
- Fragranze (p.es. 6-metilcumarina, ambretta muschiata, olio di sandalo)
- Fenotiazine (p.es. prometazina, disponibile come antistaminico topico, Reactifargan°)
- Antimicrobici (p.es. clorexidina)
- Chinidina
- Griseofulvina
- Chinoloni
- Sulfamidici
- Ketoprofene
- Piroxicam
Generalmente la durata della reazione di fotosensibilizzazione, dopo la sospensione, può variare da pochi giorni a qualche settimana, ma sono stati segnalati anche casi con persistenza maggiore.
Dopo una sensibilizzazione fotoallergica, i sintomi possono ripresentarsi anche con l’esposizione a piccole quantità di farmaco.
Tali reazioni possono essere prevenute o comunque ridotte al minimo, evitando l’esposizione diretta e prolungata alla luce solare (anche quando il cielo è velato) o alle lampade UV durante e fino a 2 settimane dopo l’applicazione cutanea.
I casi di fotosensibilità al ketoprofene per uso topico si verificano in seguito alla fotodegradazione del ketoprofene stesso alla luce solare.
Questa reazione avversa, anche se rara, è risultata grave nella maggior parte dei casi, richiedendo a volte il ricovero e l’interruzione del lavoro.
È possibile la sensibilizzazione crociata con l'octocrilene: si tratta di un filtro solare chimico appartenente alla famiglia dei cinnamati, presente in vari prodotti cosmetici e per la cura personale quali shampoo, dopobarba, gel doccia e bagno, creme per la pelle, rossetti, creme anti-età, detergenti per trucco, spray per capelli.
Trattamento - Il farmaco o la sostanza chimica che causa la fotosensibilizzazione esogena va sospeso prima possibile. Sono essenziali le misure di protezione solare: evitare l'esposizione, indossare indumenti protettivi e creme solari.
Le reazioni fotoallergiche vanno trattate come una dermatite da contatto. L'applicazione di corticosteroidi topici sulle aree interessate riduce il prurito e la risposta infiammatoria.
In alcuni casi, può essere necessario un ciclo di due o tre settimane di corticosteroidi sistemici.
Nel 2014 l’AIFA ha pubblicato una nota informativa importante sull’uso del ketoprofene topico e rischio di reazioni da fotosensibilizzazione.
Le misure preventive consigliate sono:
- evitare l’esposizione alla luce solare diretta, anche quando il cielo è velato, compreso il solarium, durante il trattamento e nelle due settimane successive all’interruzione;
- proteggere dal sole, tramite indumenti, le parti trattate;
- lavarsi accuratamente e in maniera prolungata le mani dopo ogni uso;
- sospendere immediatamente il trattamento non appena si manifestano reazioni cutanee, comprese quelle che si sviluppano a seguito dell’uso concomitante di prodotti contenenti octocrilene.
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Alla signora Paolina è stata prescritta una crema cortisonica da applicare sulla caviglia. Dopo un paio di giorni, tuttavia, l’eritema non era regredito, ma si era esteso alla gamba. Era inoltre comparso un prurito generalizzato che ha richiesto l’utilizzo di un cortisonico sistemico.
A due settimane dall’esordio, la reazione sta lentamente attenuandosi. Paolina, tuttavia, ha dovuto interrompere l’attività lavorativa e restare in casa per evitare di esporsi alla luce solare (esposizione che le causava una recrudescenza dei sintomi).
Photosensitivity disorders (photodermatoses): Clinical manifestations, diagnosis, and treatment
UpToDate - Topic last updated: Mar 10, 2021
Ketoprofene per uso topico e rischio di reazioni di fotosensibilizzazione
AIFA - Giugno 2014
Lichtsensibilisierung durch arzneimittel
arznei-telegram 1995; Nr.7: 70-2
Gilberto Lacchia - Pubblicato 30/05/2022 - Aggiornato 30/05/2022
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