Passa ai contenuti principali

446 - Interazione tra rivaroxaban e amiodarone

[Tempo di lettura: 4 min] 
Il centro di farmacovigilanza dell’OMS ha analizzato una serie di segnalazioni di emorragie gastroenteriche in pazienti che assumevano l’associazione rivaroxaban e amiodarone. La prescrizione di questa associazione può essere particolarmente rischiosa in pazienti con insufficienza epatica o renale o che assumono altri farmaci potenzialmente interagenti o che aumentano il rischio emorragico.

Nel 2021, il Centro di monitoraggio dei farmaci dell'OMS ha analizzato 24 segnalazioni di emorragie digestive attribuite a un'interazione tra rivaroxaban e amiodarone, registrate nel loro database di farmacovigilanza fino al dicembre 2020. Tutti i casi erano gravi e tre pazienti sono morti.

La maggior parte dei pazienti erano anziani, con età mediana di 74 anni (range 34 - 91 anni). Le posologie di rivaroxaban e amiodarone, quando note, restavano entro i limiti delle dosi raccomandate in scheda tecnica.

Il rivaroxaban viene metabolizzato nel fegato attraverso gli isoenzimi CYP3A4 e CYP2J2 e viene eliminato per via renale, attraverso la secrezione mediata dalla glicoproteina P. È quindi possibile che si sviluppi una tossicità dose-dipendente se somministrato a pazienti che soffrono di insufficienza epatica o insufficienza renale o a pazienti che assumono inibitori degli isoenzimi del citocromo P450.

L'amiodarone subisce un ampio metabolismo epatico, soprattutto attraverso l'enzima CYP3A4 e diversi altri. L'amiodarone e il suo metabolita attivo sono anche moderati inibitori della glicoproteina P. Espone quindi ad un aumento delle concentrazioni plasmatiche del rivaroxaban e a un aumento del rischio emorragico.

L'amiodarone, inoltre, ha un'emivita molto lunga (da 20 a 100 giorni) e ciò può impedire di riconoscere l'interazione farmacologica nei casi in cui il farmaco sia stato sospeso da tempo.

In 5 dei casi analizzati era presente un'insufficienza renale, che è un fattore di rischio per il sovradosaggio del rivaroxaban, dato che un terzo del farmaco viene eliminato nelle urine immodificato.

In 11 casi, erano presenti almeno altri 4 fattori che contribuivano all'aumento del rischio emorragico da rivaroxaban: soprattutto farmaci associati con interazioni farmacocinetiche o che comportavano un aumento del rischio emorragico (p.es. antiaggreganti).

In pratica - Rivaroxaban e gli altri xabani, apixaban ed edoxaban, come tutti gli anticoagulanti, aumentano il rischio emorragico. La loro gestione è tanto più delicata in quanto il rischio emorragico, o trombotico in caso di inefficacia, aumenta in diverse situazioni, senza la disponibilità di un test biologico utilizzabile di routine per quantificare il loro effetto anticoagulante.

Occorre prudenza nel prescrivere amiodarone e rivaroxaban in associazione, valutando il rapporto rischio/beneficio su base individuale, soprattutto nei pazienti vulnerabili.

La decisione di prescrivere amiodarone e rivaroxaban in associazione è anche un'opportunità per rivedere i farmaci assunti dal paziente, soprattutto quando vengono prescritti più farmaci antitrombotici. 

Esistono indicazioni cliniche per l'associazione antiaggregante/anticoagulante, ma in alcuni casi può essere appropriata la deprescrizione di un farmaco antiaggregante non necessario, che aumenterebbe ulteriormente il rischio emorragico.



Amiodarone and rivaroxaban and gastrointestinal haemorrhage
WHO Pharmaceuticals Newsletter 2021;(4):13-20






Gilberto Lacchia - Pubblicato 17/12/2022 - Aggiornato 17/12/2022

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se...

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere div...

331 - Valutare gli aumenti della creatinchinasi

[Tempo di lettura: 8 min]  Un aumento della creatinchinasi è un riscontro frequente in medicina generale. La maggior parte dei casi lievi dipendono da cause transitorie e autolimitantesi. In alcune situazioni è opportuna una valutazione diagnostica più approfondita. La creatinchinasi (CK) è l'enzima più utilizzato per diagnosi e follow up delle malattie muscolari. Le concentrazioni sieriche aumentano in risposta alla lesione muscolare ed è l'indicatore più sensibile di danno muscolare e il miglior parametro del decorso della lesione muscolare. La CK è un dimero e si presenta in tre isoenzimi diversi (MM, MB e BB), che possono essere distinti all’elettroforesi. Il muscolo scheletrico ha la più alta concentrazione di CK di qualsiasi tessuto, con più del 99% MM e piccole quantità di MB. Il tessuto cardiaco ha la più alta concentrazione di CK-MB, che rappresenta circa il 20% della CK cardiaca (la troponina I è un marker più specifico di danno miocardico rispetto alla CK-MB, uti...