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235 - Diagnosi e trattamento della sifilide

Diagnosi e trattamento della sifilide - Blog Prescrivere [Tempo di lettura: 12 min] - 
La sifilide (descritta per la prima volta a Napoli nel 1494) è una malattia tutt'ora ben presente nella popolazione generale: secondo una stima dell'OMS del 2016 la prevalenza mondiale è stata di 19,9 milioni di casi in adolescenti e adulti dai 15 ai 49 anni e con un'incidenza di circa 6,3 milioni di nuovi casi.

Attualmente la maggior incidenza di sifilide si registra nei paesi in via di sviluppo (Africa subsahariana e Sud-Est asiatico), dove la maggior parte dei casi si trasmette per via eterosessuale e per trasmissione verticale. Dalla metà degli anni '90 è riemersa anche nell'Europa occidentale e settentrionale, soprattutto negli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (80% dei nuovi casi, la metà dei quali con infezione da HIV).

È molto probabile che un medico di medicina generale si imbatta nella sifilide nel corso della vita professionale ed è essenziale comprenderne le caratteristiche cliniche, le indagini diagnostiche e la gestione.

Sifilide primaria (10-90 giorni) - La lesione primaria, solitamente indolente, si verifica 2-6 settimane dopo l'inoculo del T. pallidum, iniziando come macula per poi ulcerarsi (sifiloma). Contemporaneamente compare una linfoadenopatia locale indolente. La lesione guarisce spontaneamente dopo 3-10 settimane.

Il T. pallidum può iniziare l'infezione ovunque si verifichi l'inoculo. Il contatto delle secrezioni infette con quasi tutti i tessuti può portare a una lesione primaria in tale sede e la malattia può essere diffusa baciando o toccando una persona che ha lesioni attive su labbra, cavità orale, mammelle o genitali.

La sifilide primaria può passare inosservata (soprattutto le lesioni su cervice, retto o faringe) o non essere diagnosticata correttamente. I sifilomi non sempre hanno un aspetto classico e possono essere multipli, superficiali, destruenti e dolorosi. La sifilide primaria può anche causare una balanite (balanite di Follman). Qualsiasi ulcera ano-genitale va considerata sifilide fino a prova contraria.

Sifilide secondaria (1-3 mesi) - Si verifica 4-24 settimane dopo la risoluzione della forma primaria. Persiste per 2-8 settimane prima di risolversi spontaneamente, anche se può ripresentarsi fino al 25% dei pazienti non trattati. È causata dalla diffusione del T. pallidum con batteremia ed è caratterizzata da una gamma molto ampia di segni clinici.
  • Manifestazioni dermatologiche: rash maculo-papulare o pustoloso diffuso (palmi delle mani, piante dei piedi, cuoio capelluto); alopecia; ulcere della mucosa orale; condilomi genitali.
  • Sintomi sistemici: cefalea; malessere; dolori articolari; febbricola.
  • Lesioni vasculitiche: uveite anteriore; retinite; sifilide meningovascolare; paralisi dei nervi cranici (in particolare dell'VIII nervo cranico); epatite; splenomegalia; periostite; glomerulonefrite.
Sifilide latente - È l'ultima fase della sifilide precoce, cioè il periodo in cui un paziente è infetto dal T. pallidum (come rilevabile dai test sierologici) ma non presenta sintomi.

Per differenziare il rischio di trasmissione sessuale, questa fase è classificata in sifilide latente
  • Precoce: i pazienti possono trasmettere il T. pallidum ai partner sessuali attraverso lesioni che sono state recentemente attive ma che non sono più presenti;
  • Tardiva: i pazienti non sono più considerati contagiosi per i loro contatti sessuali recenti in quanto non hanno lesioni che possano trasmettere la malattia. Le donne incinte con sifilide latente possono trasmettere il T. pallidum al feto fino a 4 anni dopo l'acquisizione.
Sifilide terziaria - Indica la sifilide tardiva sintomatica, interessa circa un terzo dei soggetti non trattati e si riferisce a tre gruppi di manifestazioni cliniche (neurosifilide, sifilide cardiovascolare e sifilide "gommosa") che si vedono raramente in occidente a causa della minore prevalenza della malattia e della pronta disponibilità di terapie antibiotiche.






Diagnosi - La diagnosi precoce della sifilide può essere impegnativa; non tutti i soggetti infetti hanno le manifestazioni comuni, come il sifiloma genitale o l'esantema sifilitico.

Lo screening per la sifilide è raccomandato in tutti i pazienti a maggior rischio, in particolare quelli che risiedono in aree ad alta prevalenza, le persone sessualmente attive con infezione da HIV, gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e chi ha una storia di detenzione o di prostituzione.

Nei soggetti ad alto rischio uno screening trimestrale può far rilevare un maggior numero di casi.

Tutte le gravide vanno sottoposte a screening per la sifilide alla prima visita prenatale e quelle a maggior rischio dovrebbero essere rivalutate durante tutta la gravidanza.

Esistono due tipi di test diagnostici: non specifici (non treponemici: VDRL, RPR) e specifici (treponemici: TPHA, FTA-abs).

Il classico algoritmo di screening inizia con un test non treponemico che, se positivo, viene poi confermato da uno treponemico.

L'algoritmo di screening inverso, al contrario, utilizza un test treponemico immunoenzimatico o a chemiluminescenza che, se reattivo, è seguito da un test non treponemico. Questo approccio ha maggiori costi iniziali ma in un setting a bassa prevalenza consente di identificare il 99% dei casi di sifilide, rispetto all'algoritmo tradizionale.

I test non treponemici forniscono un titolo che è un marker dell'attività della malattia, che si ridurrà con il trattamento e aumenterà in caso di successiva reinfezione. Andrebbero effettuati il primo giorno di trattamento per stabilire un titolo basale. Possono dare risultati falsi negativi (effetto Hook o prozona), più spesso nei soggetti con HIV.

L'FTA-abs (Fluorescent Treponemal Antibody absorption) viene utilizzato per confermare gli altri test. Come il TPHA, rileva gli anticorpi anti-treponemici, con il vantaggio di una maggiore sensibilità e specificità e l'inizio precoce della reattività. I falsi negativi sono eccezionali. Tra gli svantaggi, l'FTA-abs richiede tempo, personale altamente qualificato, è difficile da leggere ed è relativamente costoso.



L'efficacia del trattamento antibiotico della sifilide precoce viene valutata con il monitoraggio clinico e la sierologia.

Un test sierologico quantitativo non-treponemico (VRDL) va eseguito all'inizio del trattamento e dopo 3, 6 e 12 mesi di terapia.

In generale, la sifilide è considerata guarita quando la quantità di anticorpi anti-treponemici si è ridotta almeno di quattro volte, da 6 a 12 mesi dopo la fine del trattamento antibiotico. L'assenza di una netta diminuzione di questi anticorpi suggerisce quindi un fallimento terapeutico o una reinfezione ed è quindi prudente ripetere la terapia antibiotica.

È anche utile ricercare un'infezione da HIV e valutare l'esecuzione di un'analisi del liquido cerebrospinale alla ricerca di un coinvolgimento del SNC (neurosifilide).

Terapia - Il trattamento antibiotico della sifilide precoce ha lo scopo di prevenire la progressione verso la sifilide tardiva e di interrompere la trasmissione dell'infezione.

Quando la data dell'infezione non è nota, la sifilide latente scoperta con un esame sierologico va considerata sifilide tardiva e ciò giustifica un trattamento prolungato.

Reazione di Jarisch-Herxheimer - Si verifica nel 30-50% dei pazienti in seguito al trattamento antibiotico della sifilide precoce; è attribuita alla distruzione dei treponemi. Si tratta di un episodio febbrile acuto, spesso accompagnato da brividi, cefalea e mialgie, che compare entro le prime 24 ore dall'inizio della terapia e si risolve spontaneamente nel giro di 24 ore.

Informare e trattare i partner sessuali - I partner sessuali (anche con utilizzo del preservativo) di un soggetto affetto da sifilide devono essere informati del rischio di infezione e sottoposti a screening. Sono compresi i partner sessuali dei 3 mesi precedenti in caso di sifilide primaria o dell'anno precedente in caso di sifilide secondaria o latente.

Il farmaco di prima scelta per la terapia delle forme primaria e secondaria è la benzilpenicillina benzatinica (Sigmacillina°) alla dose singola di 2,4 milioni di unità internazionali. L'antibiotico deve essere somministrato solo per via intramuscolare a causa del rischio di arresto cardiorespiratorio potenzialmente letale se somministrata per via endovenosa.

In alternativa, sono utilizzabili anche il ceftriaxone e la doxiciclina. Per quest'ultima va ricordato che, per evitare ulcere esofagee, deve essere assunta durante i pasti, con un grande bicchiere d'acqua, evitando di sdraiarsi entro un'ora dall'assunzione; si tratta, inoltre, di un farmaco fotosensibilizzante, per cui va evitata l'esposizione al sole e alle fonti artificiali di radiazioni ultraviolette durante la terapia.

Nelle donne che sono o potrebbero essere incinte, il trattamento della sifilide e la prevenzione dei danni congeniti si basa su: benzilpenicillina benzatinica come prima scelta; ceftriaxone come alternativa, evitando il suo uso in prossimità del parto. La doxiciclina causa una colorazione permanente e ipoplasia dello smalto dei denti del nascituro e va evitata a partire dal secondo trimestre di gravidanza.





Syphilis: Far from Ancient History 
Am Fam Physician. 2020;102(2):91-98

Sifilide
Merck Manual - 2019

Understanding and managing syphilis
InnovAiT, 2013;6(12), 781–789





                                                                                                 Gilberto Lacchia




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Pubblicato: 25/01/2021 Aggiornato: 25/01/2021




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