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182 - Ibuprofene orale: efficacia analgesica a "basse dosi"

Tempo di lettura: 2 min
L'ibuprofene è uno degli analgesici orali più comunemente usati per trattare il dolore da lieve a moderato, sia come farmaco singolo, sia in associazione al paracetamolo, o il dolore grave associato agli oppiacei.

È un FANS non selettivo che inibisce reversibilmente le COX-1 e COX-2 e blocca la sintesi di prostaglandine e trombossano. Ha un'emivita di 2-2,5 ore ed è ampiamente metabolizzato nel fegato ed eliminato attraverso i reni.

Per i FANS esiste il concetto di "tetto analgesico" (analgesic ceiling) che è la soglia posologica oltre la quale un ulteriore aumento della dose non offre un vantaggio analgesico incrementale ma aumenta il rischio di effetti avversi.
I dati della letteratura supportano una dose con tetto analgesico a 400 mg per un massimo di 1200 mg/die; si tratta di dosi più basse di quelle usate correntemente e anche di quelle massime raccomandate nelle schede tecniche (per l'ibuprofene è di 1800 mg/d).

In uno studio randomizzato, controllato e in doppio cieco è stata confrontata l'efficacia di tre dosaggi di ibuprofene orale (400, 600, 800 mg), valutandone l'efficacia analgesica a 60 minuti, su 225 pazienti adulti che si sono presentati in pronto soccorso con dolore acuto, la maggior parte con dolore muscolo-scheletrico e dolore cutaneo.

La conclusione degli autori è che dosi di ibuprofene superiori a 400 mg per via orale non sembrano fornire un'analgesia più efficace.
Nonostante lo studio non intendesse valutare e confrontare la sicurezza delle 3 dosi di ibuprofene e confrontare la durata dell'analgesia tra i 3 gruppi, lo studio pare supportare l'efficacia analgesica di una dose di 400 mg di ibuprofene per la gestione del dolore acuto in un contesto di pronto soccorso.

Comparison of oral ibuprofen at three single-dose regimens for treating acute pain in the emergency department: a randomized controlled trial
Ann Emerg Med 2019;74(4):530-537

An Evidence-Based Update on Nonsteroidal Anti-Inflammatory Drugs
Clin Med Res. 2007 Mar; 5(1): 19–34





Gilberto Lacchia

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Pubblicato: 13/04/2020 Aggiornato: 13/04/2020


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