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L'American Heart Association ha pubblicato uno scientific statement sulla sicurezza e gli effetti avversi delle statine. L'articolo è una panoramica completa basata su dati provenienti da studi randomizzati e osservazionali.
Una buona parte dell'articolo si focalizza sui sintomi muscolari: gli autori stimano che la miopatia (definita come sintomi muscolari associati a un aumento della CPK almeno 10 volte oltre il limite superiore della norma) si verifichi in meno di 1 su 1000 pazienti trattati con le dosi massime raccomandate; stimano inoltre che la miopatia grave (rabdomiolisi) si verifichi in circa 1 su 10.000 pazienti. L'incidenza di sintomi muscolari meno gravi (mialgie con o senza lievi aumenti di CPK) è difficile da stimare, dato che le mialgie sono molto comuni nella popolazione generale. Un editorialista esprime qualche perplessità riguardo alla deduzione presente nel documento che la miopatia da statine sia poco probabile senza un aumento di 10 volte della CPK. Nella pratica si osservano pazienti con sintomi muscolari associati alle statine e aumenti di 2-3 volte della CPK che si risolvono quando il farmaco viene interrotto. Le alterazioni miopatiche indotte dalle statine, infatti, sono state documentate alla biopsia muscolare anche in pazienti sintomatici con livelli normali di CPK.
Le terapie a intensità moderata e ad alta intensità aumentano il rischio relativo di diabete rispettivamente di circa il 10% e il 20%, interessando circa l'1% dei pazienti trattati per 5 anni. Il meccanismo con cui ciò si verifica non è ancora ben compreso, né è chiaro se l'effetto diabetogeno sia reversibile.
La tossicità epatica grave è rara, e si verifica in circa 1 soggetto su 100.000. L'incidenza di lievi aumenti asintomatici delle transaminasi superiori a 3 volte il limite massimo (spesso transitori) è di circa l'1% senza che questo dato da solo indichi una lesione epatica. Attualmente non è prevedibile in quali pazienti si possa verificare un'epatotossicità grave da statine ed è necessario che i curanti siano attenti ai segni e ai sintomi di questa rara complicanza, soprattutto in pazienti con epatopatia preesistente. La FDA raccomanda di non effettuare un monitoraggio di routine delle transaminasi nei soggetti trattati con statine.
Le conclusioni sugli altri effetti avversi presunti delle statine sono le seguenti:
Altri post su questo tema
Dolori muscolari da statine: che fare?
Newman CB et al. Statin safety and associated adverse events: A Scientific Statement from the American Heart Association. Arterioscler Thromb Vasc Biol 2019 Feb; 39:e38
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Pubblicato: 25/03/2019 Aggiornato: 25/03/2019
L'American Heart Association ha pubblicato uno scientific statement sulla sicurezza e gli effetti avversi delle statine. L'articolo è una panoramica completa basata su dati provenienti da studi randomizzati e osservazionali.
Una buona parte dell'articolo si focalizza sui sintomi muscolari: gli autori stimano che la miopatia (definita come sintomi muscolari associati a un aumento della CPK almeno 10 volte oltre il limite superiore della norma) si verifichi in meno di 1 su 1000 pazienti trattati con le dosi massime raccomandate; stimano inoltre che la miopatia grave (rabdomiolisi) si verifichi in circa 1 su 10.000 pazienti. L'incidenza di sintomi muscolari meno gravi (mialgie con o senza lievi aumenti di CPK) è difficile da stimare, dato che le mialgie sono molto comuni nella popolazione generale. Un editorialista esprime qualche perplessità riguardo alla deduzione presente nel documento che la miopatia da statine sia poco probabile senza un aumento di 10 volte della CPK. Nella pratica si osservano pazienti con sintomi muscolari associati alle statine e aumenti di 2-3 volte della CPK che si risolvono quando il farmaco viene interrotto. Le alterazioni miopatiche indotte dalle statine, infatti, sono state documentate alla biopsia muscolare anche in pazienti sintomatici con livelli normali di CPK.
Le terapie a intensità moderata e ad alta intensità aumentano il rischio relativo di diabete rispettivamente di circa il 10% e il 20%, interessando circa l'1% dei pazienti trattati per 5 anni. Il meccanismo con cui ciò si verifica non è ancora ben compreso, né è chiaro se l'effetto diabetogeno sia reversibile.
La tossicità epatica grave è rara, e si verifica in circa 1 soggetto su 100.000. L'incidenza di lievi aumenti asintomatici delle transaminasi superiori a 3 volte il limite massimo (spesso transitori) è di circa l'1% senza che questo dato da solo indichi una lesione epatica. Attualmente non è prevedibile in quali pazienti si possa verificare un'epatotossicità grave da statine ed è necessario che i curanti siano attenti ai segni e ai sintomi di questa rara complicanza, soprattutto in pazienti con epatopatia preesistente. La FDA raccomanda di non effettuare un monitoraggio di routine delle transaminasi nei soggetti trattati con statine.
Le conclusioni sugli altri effetti avversi presunti delle statine sono le seguenti:
- Ictus emorragico: possibile un lieve aumento di incidenza in pazienti con anamnesi di malattie cerebrovascolari, compensato da una riduzione degli ictus ischemici.
- Funzione cognitiva: nessuna prova definitiva di un beneficio o di un danno.
- Neuropatia periferica: associazione notata in studi osservazionali, ma non riportata in studi randomizzati.
- Disfunzione erettile: nessuna associazione dimostrata.
- Cataratta: evidenze contrastanti, ma la "preponderanza dell'evidenza" suggerisce che non ci sia un aumento del rischio.
- Funzione renale: non ci sono dimostrazione di effetti gravi (tranne che in seguito alla rara rabdomiolisi). La rosuvastatina alla dose massima può causare una proteinuria e un'ematuria microscopica transitorie. Le statine, tuttavia, compresa la rosuvastatina, non causano né peggiorano la proteinuria a lungo termine, né peggiorano la funzione renale. Il rischio di nefropatia può però aumentare nel contesto della cardiochirurgia in pazienti che non hanno mai assunto statine.
- Tendiniti o rotture tendinee: nessuna associazione dimostrata.
- Neoplasie: nessuna associazione dimostrata dagli studi disponibili, tenendo presente che non sono fattibili studi randomizzati e controllati di durata superiore a 5-7 anni.
- Interazioni farmacologiche: a parte il lieve aumento dell'effetto anticoagulante del warfarin, le statine sono generalmente "vittime" delle interazioni, in quanto molti farmaci (per esempio gemfibrozil, antimicotici azolici, macrolidi) possono ridurne il metabolismo aumentando di molto le loro concentrazioni plasmatiche e il rischio di miopatie e rabdomiolisi.
Altri post su questo tema
Dolori muscolari da statine: che fare?
Newman CB et al. Statin safety and associated adverse events: A Scientific Statement from the American Heart Association. Arterioscler Thromb Vasc Biol 2019 Feb; 39:e38
Gilberto Lacchia
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Pubblicato: 25/03/2019 Aggiornato: 25/03/2019
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