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90 - Gestione del paziente in terapia con litio

Tempo di lettura: 5 min
L'effetto stabilizzante sull'umore del litio è stato scoperto nel primo dopoguerra dallo psichiatra australiano John Frederick Cade.

Da più di settant'anni è utilizzato per la terapia del disturbo bipolare e ancora oggi è considerato di prima scelta nei pazienti con disturbo bipolare di tipo I ricorrente, in cui gli episodi di depressione e mania sono intervallati da periodi di remissione. Un recente studio di confronto tra litio e valproato da soli e in associazione ha confermato il litio come efficace farmaco di prima scelta per la terapia di mantenimento e forse il migliore per la profilassi.

Si tratta di un farmaco con un indice terapeutico ristretto e numerosi effetti avversi, in gran parte dose-dipendenti, con uno scarso margine tra i livelli ematici tossici e quelli efficaci. L'obiettivo della terapia è quello di mantenere la litiemia a 0.4 - 1.0 mmol/l a lungo termine tendendo a mantenere livelli di 0.6-0.8 mmol/l nei pazienti a cui viene prescritto per la prima volta.

La sorveglianza deve essere rafforzata in circostanze ad alto rischio di intossicazione acuta, tra cui insufficienza renale (organica o funzionale), deplezione di sodio (dieta iposodica, vomito, diarrea, eccessiva sudorazione), disidratazione, interazioni farmacologiche (diuretici, FANS, ACE inibitori).

Effetti avversi a breve termine: tremore, astenia, diarrea, sete, poliuria, nausea, cefalea e vomito sono comuni all'inizio, ma di solito sono transitori (1-2 giorni) e dipendenti dalla dose. Se non si attenuano rapidamente si deve sospettare un dosaggio eccessivo. I segni clinici suggestivi di overdose sono principalmente sete, nausea e disturbi neurologici (tremore, debolezza, disturbi dell'equilibrio, confusione, ecc.). Segni come una semplice cefalea devono attirare l'attenzione e indurre a dosare il litio.

Effetti avversi a lungo termine: il litio influenza la capacità del rene di concentrare le urine, causando poliuria e polidipsia, ma sembra comunque che non sia responsabile di una nefrotossicità diretta. Circa il 10% dei pazienti che assumono litio tendono a sviluppare diabete insipido.

Il litio influenza anche la funzione tiroidea riducendo la disponibilità di tiroxina. L'ipotiroidismo è 6 volte superiore nei pazienti che assumono litio rispetto alla popolazione generale, ma non è comunque una controindicazione alla terapia.

Anche la funzione paratiroidea può essere compromessa: i pazienti in terapia possono sviluppare ipercalcemia secondaria a elevate concentrazioni di paratormone.

Un modesto aumento di peso di 1-2 kg è comune (5%) nei pazienti in terapia a lungo termine (aumento ponderale più lieve rispetto ad altri antipsicotici, come l'olanzapina).

Sembra che il rischio di effetti teratogeni sia stato sopravvalutato in passato. I dati disponibili sono scarsi, tuttavia, anche se ridotto, esiste un rischio di malformazioni soprattutto cardiache e dei grossi vasi ed è meglio evitare il litio durante la gravidanza.

Nell'intossicazione acuta da litio, l'aumento delle concentrazioni plasmatiche (>2 mmol/l) può essere potenzialmente letale. Quando l'escrezione renale raggiunge il suo massimo, il litio si accumula rapidamente e i sintomi peggiorano. L'intossicazione da litio si presenta con tremore, atassia, disartria, nistagmo, alterazioni renali e convulsioni.

Il paziente deve avere ben chiaro che durante la terapia si dovranno effettuare una serie di esami di controllo: prima e durante il trattamento (funzione renale e tiroidea, controlli cardiaci e test di gravidanza); deve essere istruito circa le reazioni avverse, le interazioni farmacologiche, le situazioni a rischio di aumento della litiemia (disidratazione, diarrea e vomito, febbre, diminuzione dell'assunzione di sale), dei segni di intossicazione e sapere cosa fare quando si verificano effetti collaterali.

La terapia va monitorata attentamente nei primi giorni, con controlli settimanali dall'inizio della terapia e dopo ogni cambio di posologia. Per ottenere valori attendibili il prelievo di sangue va effettuato dopo 12 ore dall'assunzione della dose.

A lungo termine le linee guida della International Society for Bipolar Disorders consigliano le seguenti tempistiche:
  • Litiemia (ogni 3-6 mesi a lungo termine)
  • Funzione renale ed elettroliti (basale e ogni 6 mesi)
  • TSH (basale e dopo 6 mesi; ogni anno nell'uso a lungo termine)
  • Calcemia (basale; ogni anno)
  • Peso corporeo; BMI (basale; ogni anno)



Safe and effective use of lithium
Aust Prescr 2013;36:18-21

Lithium toxicity profile: a systematic review and meta-analysis
Lancet. 2012 Feb 25;379(9817):721-8

Trattamento con litio e potenziali effetti collaterali a lungo termine
Riv Psichiatr 2014; 49(1): 12-21

Proper management of lithium therapy
Prescrire Int. 2011;20(122):295-296




Gilberto Lacchia

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Pubblicato: 21/03/2019 Aggiornato: 07/07/2020

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