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Gli antidepressivi sono una delle classi di farmaci più prescritte. In una recente revisione si fa il punto sugli effetti avversi, con alcuni confronti tra triciclici e inibitori del reuptake della serotonina (SSRI).
Emorragie: gli SSRI interferiscono con l'emostasi riducendo la biodisponibilità di serotonina alle piastrine. È stato valutato un rischio di emorragia gastroenterica 3 volte superiore con gli SSRI (ma non con i farmaci che non modulano il reuptake della serotonina) (→ Antidepressivi SSRI e rischio emorragico).
Effetti cardiovascolari: rispetto ai triciclici, il profilo di sicurezza cardiovascolare degli SSRI è sempre sembrato migliore. Negli ultimi anni si è però osservato che questi ultimi possono aumentare l'intervallo QTc in modo dose-dipendente. Il citalopram è l'SSRI con il maggior effetto in questo senso e richiede particolare cautela in pazienti con cardiopatie aritmogene o utilizzo contemporaneo di antiaritmici.
In termini assoluti, tuttavia, i triciclici sono comunque gli antidepressivi con i maggiori effetti avversi cardiovascolari.
Secchezza delle fauci: effetto avverso tipico dei triciclici, ma anche, in misura minore, degli SSRI.
Effetti avversi gastroenterici: la serotonina ha un ruolo importante nella motilità intestinale. Gli SSRI possono causare nausea, vomito, diarrea, mentre i triciclici più tipicamente sono responsabili di stipsi.
Tossicità epatica: tra gli antidepressivi di seconda generazione, la duloxetina ha il maggior rischio di epatotossicità.
Convulsioni: molto frequenti con il bupropione prima delle formulazioni a rilascio controllato.
Aggressività e rischio di suicidio: si ritiene comunemente che dopo l'inizio di una terapia antidepressiva aumenti il rischio di suicidio a causa dell'effetto disinibitorio della terapia. Nel 2004 è stato inserito un avvertimento sul rischio di suicidio per quanto riguarda la terapia con SSRI in bambini e adolescenti. Tuttavia, che questi ultimi farmaci aumentino in modo diretto il rischio di aggressività e suicidio è stato dimostrato da una metanalisi Cochrane su studi effettuati su volontari sani, quindi senza malattie mentali, nei quali è stata dimostrata una maggiore frequenza di questi eventi. I farmaci inclusi in questa metanalisi erano citalopram, escitalopram, fluoxetina, paroxetina, sertralina e venlafaxina.
Disfunzioni sessuali: molto comuni, dato che sono sia un sintomo della depressione sia un effetto avverso della terapia. La maggior frequenza di disfunzioni sessuali si è osservata con gli antidepressivi dotati di elevata selettività per la serotonina (citalopram, fluoxetina, paroxetina, sertralina e venlafaxina).
Iponatriemia: gli SSRI possono causare una diminuzione della sodiemia in maggior misura rispetto ai triciclici. Il rischio aumenta con l'aumentare dell'età e con l'associazione a diuretici, soprattutto tiazidici.
Iperidrosi: disturbo associato a tutti tipi di antidepressivi. Il 10% dei soggetti trattati con SSRI può presentare iperidrosi.
Sindrome serotoninergica: la sindrome serotoninergica è una condizione potenzialmente letale causata dalla iperstimolazione dei recettori centrali e periferici della serotonina. In genere risulta da un'interazione tra più farmaci che aumentano la neurotrasmissione serotoninergica. La sindrome può anche verificarsi dopo l'avvio o l'aumento del dosaggio di un singolo farmaco serotoninergico, con l'associazione di farmaci ad azione serotoninergica o farmaci che interferiscono con il metabolismo degli SSRI aumentandone le concentrazioni. Le caratteristiche cliniche includono ansia, agitazione, delirio, diaforesi, tachicardia, ipertensione, ipertermia, disturbi gastrointestinali, tremore, rigidità muscolare, mioclono e iperreflessia. Non è noto se gli SSRI differiscono per la probabilità di causare questa sindrome.
Variazioni ponderali: l'effetto degli SSRI sul peso dipende dallo specifico farmaco prescritto e dalla durata della terapia. Le terapie sono indicate per periodi da almeno 3 mesi a un anno e di solito in questo periodo si osserva un aumento del peso corporeo. I dati in letteratura non sono uniformi, ma in generale sembra che la fluoxetina dia meno problemi di aumento ponderale, mentre la paroxetina sarebbe il farmaco che induce i maggiori aumenti. Pare che i maggiori aumenti del peso corporeo si osservino nei primi due anni di terapia, riducendosi nel tempo se le terapie sono proseguite a lungo termine.
Addressing the Side Effects of Contemporary Antidepressant Drugs: A Comprehensive Review
Chonnam Med J. 2018 May;54(2):101-112
Pubblicato: 13/09/2018 Aggiornato: 5/10/2019
Gli antidepressivi sono una delle classi di farmaci più prescritte. In una recente revisione si fa il punto sugli effetti avversi, con alcuni confronti tra triciclici e inibitori del reuptake della serotonina (SSRI).
Emorragie: gli SSRI interferiscono con l'emostasi riducendo la biodisponibilità di serotonina alle piastrine. È stato valutato un rischio di emorragia gastroenterica 3 volte superiore con gli SSRI (ma non con i farmaci che non modulano il reuptake della serotonina) (→ Antidepressivi SSRI e rischio emorragico).
Effetti cardiovascolari: rispetto ai triciclici, il profilo di sicurezza cardiovascolare degli SSRI è sempre sembrato migliore. Negli ultimi anni si è però osservato che questi ultimi possono aumentare l'intervallo QTc in modo dose-dipendente. Il citalopram è l'SSRI con il maggior effetto in questo senso e richiede particolare cautela in pazienti con cardiopatie aritmogene o utilizzo contemporaneo di antiaritmici.
In termini assoluti, tuttavia, i triciclici sono comunque gli antidepressivi con i maggiori effetti avversi cardiovascolari.
Secchezza delle fauci: effetto avverso tipico dei triciclici, ma anche, in misura minore, degli SSRI.
Effetti avversi gastroenterici: la serotonina ha un ruolo importante nella motilità intestinale. Gli SSRI possono causare nausea, vomito, diarrea, mentre i triciclici più tipicamente sono responsabili di stipsi.
Tossicità epatica: tra gli antidepressivi di seconda generazione, la duloxetina ha il maggior rischio di epatotossicità.
Convulsioni: molto frequenti con il bupropione prima delle formulazioni a rilascio controllato.
Aggressività e rischio di suicidio: si ritiene comunemente che dopo l'inizio di una terapia antidepressiva aumenti il rischio di suicidio a causa dell'effetto disinibitorio della terapia. Nel 2004 è stato inserito un avvertimento sul rischio di suicidio per quanto riguarda la terapia con SSRI in bambini e adolescenti. Tuttavia, che questi ultimi farmaci aumentino in modo diretto il rischio di aggressività e suicidio è stato dimostrato da una metanalisi Cochrane su studi effettuati su volontari sani, quindi senza malattie mentali, nei quali è stata dimostrata una maggiore frequenza di questi eventi. I farmaci inclusi in questa metanalisi erano citalopram, escitalopram, fluoxetina, paroxetina, sertralina e venlafaxina.
Disfunzioni sessuali: molto comuni, dato che sono sia un sintomo della depressione sia un effetto avverso della terapia. La maggior frequenza di disfunzioni sessuali si è osservata con gli antidepressivi dotati di elevata selettività per la serotonina (citalopram, fluoxetina, paroxetina, sertralina e venlafaxina).
Iponatriemia: gli SSRI possono causare una diminuzione della sodiemia in maggior misura rispetto ai triciclici. Il rischio aumenta con l'aumentare dell'età e con l'associazione a diuretici, soprattutto tiazidici.
Iperidrosi: disturbo associato a tutti tipi di antidepressivi. Il 10% dei soggetti trattati con SSRI può presentare iperidrosi.
Sindrome serotoninergica: la sindrome serotoninergica è una condizione potenzialmente letale causata dalla iperstimolazione dei recettori centrali e periferici della serotonina. In genere risulta da un'interazione tra più farmaci che aumentano la neurotrasmissione serotoninergica. La sindrome può anche verificarsi dopo l'avvio o l'aumento del dosaggio di un singolo farmaco serotoninergico, con l'associazione di farmaci ad azione serotoninergica o farmaci che interferiscono con il metabolismo degli SSRI aumentandone le concentrazioni. Le caratteristiche cliniche includono ansia, agitazione, delirio, diaforesi, tachicardia, ipertensione, ipertermia, disturbi gastrointestinali, tremore, rigidità muscolare, mioclono e iperreflessia. Non è noto se gli SSRI differiscono per la probabilità di causare questa sindrome.
Variazioni ponderali: l'effetto degli SSRI sul peso dipende dallo specifico farmaco prescritto e dalla durata della terapia. Le terapie sono indicate per periodi da almeno 3 mesi a un anno e di solito in questo periodo si osserva un aumento del peso corporeo. I dati in letteratura non sono uniformi, ma in generale sembra che la fluoxetina dia meno problemi di aumento ponderale, mentre la paroxetina sarebbe il farmaco che induce i maggiori aumenti. Pare che i maggiori aumenti del peso corporeo si osservino nei primi due anni di terapia, riducendosi nel tempo se le terapie sono proseguite a lungo termine.
Addressing the Side Effects of Contemporary Antidepressant Drugs: A Comprehensive Review
Chonnam Med J. 2018 May;54(2):101-112
Gilberto Lacchia
Pubblicato: 13/09/2018 Aggiornato: 5/10/2019
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