La doppia terapia antiaggregante (DAPT) dopo l'impianto di uno stent medicato (DES) riduce gli eventi ischemici ma è associata a un aumento del rischio di emorragia, e non vi è certezza sulla durata ottimale di questa terapia. In alcuni studi, una DAPT più prolungata è stata associata a un aumento della mortalità per eventi non cardiaci ed emorragie.
In un recente metanalisi, i ricercatori hanno esaminato le associazioni tra la durata della DAPT, le emorragie e la mortalità dopo l'impianto di uno stent medicato in 12 studi randomizzati nei quali erano confrontati periodi brevi e prolungati di DAPT (in totale più di 34.000 pazienti). In questi studi, la durata della DAPT breve variava da 3 a 12 mesi e quella della DAPT prolungata da 12 a 48 mesi. La mortalità veniva considerata collegata al sanguinamento se la morte si verificava entro 1 anno da un episodio emorragico.
A 16 mesi di follow-up, la DAPT breve si associava a minori frequenze di emorragie e morti correlate alle emorragie, ma a percentuali più elevate di infarto miocardico. Non c'era differenza statistica tra DAPT più breve e più lunga nella mortalità non correlata a emorragie.
Gli autori hanno concluso che la maggiore mortalità osservata con DAPT prolungata è dovuta a un aumento dei decessi dovuti al sanguinamento. I meccanismi potrebbero includere decessi direttamente correlati al sanguinamento, un abbassamento della soglia per l'ischemia o effetti deleteri delle trasfusioni. In alternativa, come notato dagli editorialisti, il sanguinamento potrebbe essere un indicatore di altri fattori non misurati, come la fragilità, o potrebbe portare a una sospensione prematura della DAPT che pone il paziente a rischio di eventi ischemici.
Per ora, sembra ragionevole un approccio individualizzato valutando i rischi concomitanti di emorragia e quelli di ischemia e facendo partecipare i pazienti a queste decisioni e trovando un compromesso tra la riduzione del rischio di tromboembolia e l'aumento del rischio di emorragia.
Dopo una angioplastica con impianto di stent medicati, il rischio di infarto miocardico e quello di trombosi dello stent giustifica certamente il proseguimento del trattamento antiaggregante, associando l'aspirina con un antagonista del recettore piastrinico P2Y12, come il clopidogrel, per almeno 3 mesi dopo angina stabile e per almeno 6 mesi dopo sindrome coronarica acuta.
Tra queste durate e un anno, l'estensione della doppia antiaggregazione dipende dal rischio di sanguinamento del paziente. Prolungando la terapia oltre 1 anno probabilmente si espongono i pazienti a un aumento della mortalità, in particolare per emorragia.
Bleeding-related deaths in relation to the duration of dual-antiplatelet therapy after coronary stenting.
J Am Coll Cardiol 2017 Apr 25; 69:2011
Doppio antiaggregante: tra rischi e benefici
Farmacovigilanza.eu - 10 aprile 2019
Pubblicato: 17/09/2018 Aggiornato: 14/04/2019
A 16 mesi di follow-up, la DAPT breve si associava a minori frequenze di emorragie e morti correlate alle emorragie, ma a percentuali più elevate di infarto miocardico. Non c'era differenza statistica tra DAPT più breve e più lunga nella mortalità non correlata a emorragie.
Gli autori hanno concluso che la maggiore mortalità osservata con DAPT prolungata è dovuta a un aumento dei decessi dovuti al sanguinamento. I meccanismi potrebbero includere decessi direttamente correlati al sanguinamento, un abbassamento della soglia per l'ischemia o effetti deleteri delle trasfusioni. In alternativa, come notato dagli editorialisti, il sanguinamento potrebbe essere un indicatore di altri fattori non misurati, come la fragilità, o potrebbe portare a una sospensione prematura della DAPT che pone il paziente a rischio di eventi ischemici.
Per ora, sembra ragionevole un approccio individualizzato valutando i rischi concomitanti di emorragia e quelli di ischemia e facendo partecipare i pazienti a queste decisioni e trovando un compromesso tra la riduzione del rischio di tromboembolia e l'aumento del rischio di emorragia.
Dopo una angioplastica con impianto di stent medicati, il rischio di infarto miocardico e quello di trombosi dello stent giustifica certamente il proseguimento del trattamento antiaggregante, associando l'aspirina con un antagonista del recettore piastrinico P2Y12, come il clopidogrel, per almeno 3 mesi dopo angina stabile e per almeno 6 mesi dopo sindrome coronarica acuta.
Tra queste durate e un anno, l'estensione della doppia antiaggregazione dipende dal rischio di sanguinamento del paziente. Prolungando la terapia oltre 1 anno probabilmente si espongono i pazienti a un aumento della mortalità, in particolare per emorragia.
Bleeding-related deaths in relation to the duration of dual-antiplatelet therapy after coronary stenting.
J Am Coll Cardiol 2017 Apr 25; 69:2011
Doppio antiaggregante: tra rischi e benefici
Farmacovigilanza.eu - 10 aprile 2019
Gilberto Lacchia
Pubblicato: 17/09/2018 Aggiornato: 14/04/2019
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