Passa ai contenuti principali

26 - La "classica" laringite da reflusso

Quante volte una visita ORL, richiesta per i motivi più diversi, si conclude con una diagnosi (unica o accessoria) di laringite da reflusso, con la conseguenza di indurre la prescrizione di inibitori di pompa?

Nel corso degli ultimi 20 anni, in ambito scientifico si era fatta strada la filosofia secondo la quale i sintomi classici di pirosi e reflusso fossero solo la punta dell’iceberg sotto cui si nasconderebbe la maggior parte dei casi pazienti con MRGE che invece presenterebbe sintomi extraesofagei, come quelli laringei, suscettibili di risposta alla terapia con inibitori di pompa.

Micheal Vaezi, gastroenterologo della Vanderbuilt University, un'autorità nel campo della malattia da reflusso (su PubMed si trovano più di 160 sue pubblicazioni solo su questo argomento), già nel 2010, in un editoriale, osservava come diversi studi avessero rilevato una mancanza di beneficio degli inibitori di pompa nei pazienti con diagnosi di reflusso laringofaringeo o laringite da reflusso, sottolineando che l'irritazione laringea è estremamente comune (in alcuni studi rilevata nell'80-90% dei volontari sani) e non suggerisce (o non dovrebbe suggerire tout court) una MRGE come agente eziologico.

La maggior parte degli studi in questo campo non confermerebbero un beneficio significativo dalla terapia di soppressione acida nei pazienti con segni laringei cronici e sintomatici.

Alla fine di questo editoriale conclude: "la valutazione laringoscopica in un paziente con sintomi laringei cronici è indicata per escludere una neoplasia e non può diagnosticare il reflusso, data la sua scarsa specificità.

Una terapia empirica inizialmente con PPI bis in die per 1 o 2 mesi è un ragionevole punto di partenza in questo gruppo di pazienti. Se i sintomi migliorano è raccomandabile la riduzione a una volta al giorno. Tuttavia, la mancanza di miglioramento dopo 1 o 2 mesi di terapia con PPI dovrebbe stimolare la ricerca di una diagnosi diversa dal reflusso."

A 8 anni di distanza, un comitato dell’American Gastroenterological Association (AGA), diretto dallo stesso Vaezi, ha pubblicato una serie di raccomandazioni in merito.

Tra queste spiccano le osservazioni che seguono:
  • Nessun singolo test è in grado di identificare come causale il reflusso.
  • A seconda della maggiore o minore probabilità di MRGE è possibile effettuare un tentativo ex juvantibus con inibitori di pompa.
  • La mancata risposta a una terapia con PPI dopo 6-8 settimane riduce di molto la probabilità di un rapporto causale.
A conferma del fatto che non è solo una situazione italiana, un commentatore di queste raccomandazioni osserva come i medici di famiglia siano afflitti dalle innumerevoli diagnosi da specialisti ORL di "reflusso laringoesofageo classico".

Studi controllati su queste manifestazioni extraesofagee hanno dimostrato ormai che la "malattia da reflusso silente", cioè senza i classici sintomi di pirosi e/o reflusso, raramente è in rapporto causale, né che la terapia antiacida aggressiva porti a un beneficio significativo.



Extraesophageal Symptoms and Diseases Attributed to GERD: Where is the Pendulum Swinging Now?
Clin Gastroenterol Hepatol. 2018 Feb 7; [e-pub]

Benefit of acid-suppressive therapy in chronic laryngitis: the devil is in the details.
Clin Gastroenterol Hepatol. 2010 Sep;8(9):741-2



Gilberto Lacchia - Pubblicato 07/05/2018 Aggiornato: 19/10/2018

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons