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Negli ultimi 10 anni sono stati pubblicati numerosissimi studi su quella che una volta era chiamata flora intestinale e che oggi viene definito microbiota. Questi studi hanno dimostrato che la massa di microrganismi che ci portiamo dentro (tra le 500 e 10000 specie diverse), con un patrimonio genetico 100 volte superiore al nostro e un numero di cellule superiore al numero di cellule del nostro organismo, ha interazioni fondamentali e non sospettate prima con i nostri sistemi. Ci sono dati che fanno pensare che le modifiche del microbiota possano facilitare o meno lo sviluppo dell’obesità, di malattie come il diabete, influenzare il sistema immunitario o favorire la comparsa della depressione.
Gli antibiotici, naturalmente, oltre ad agire sui patogeni verso cui sono diretti, alterano il microbioma intestinale (il patrimonio genetico del microbiota). È stato però scoperto che la metformina e molti altri farmaci non antibiotici ampiamente utilizzati possono fare lo stesso.
Per valutare quanto possa essere diffuso questo fenomeno, i ricercatori hanno esaminato 1000 farmaci contro 40 ceppi batterici intestinali comuni e diversi (cioè, sia gram-positivi che gram-negativi, e includendo potenziali patogeni come il Clostridium difficile). Sorprendentemente, il 24% dei farmaci, membri di tutte le classi terapeutiche, ha inibito la crescita di almeno un ceppo batterico. I farmaci chimicamente diversi di diverse classi terapeutiche (antipsicotici, altri psicofarmaci, inibitori di pompa, antineoplastici e ormoni) avevano una particolare probabilità di inibire la divisione batterica. I batteri che erano resistenti a vari antibiotici erano anche resistenti agli effetti inibitori dei non antibiotici. È stato infatti scoperto che le mutazioni batteriche che espellono gli antibiotici dalle cellule batteriche espellevano anche alcuni farmaci non antibiotici.
Questo studio solleva molte domande interessanti. Essa indica che i legami segnalati tra particolari malattie e particolari modelli microbici potrebbero essere alterati dai farmaci non antibiotici assunti dalle persone affette da tali malattie. Suggerisce inoltre che l'uso di alcuni farmaci non antibiotici potrebbe promuovere la crescita di batteri intestinali resistenti agli antibiotici. Più provocatoriamente, il potere degli antipsicotici e di altri farmaci psicoattivi di inibire la crescita di alcuni batteri intestinali solleva la questione se questi batteri possano promuovere alcune malattie psichiatriche e neurologiche.
Maier L et al. Extensive impact of non-antibiotic drugs on human gut bacteria.
Nature 2018 Mar 29; 555:623.
Antibiotic Use in Childhood Linked to Higher BMI Later
Il microbiota
Pubblicato: 28/05/2018 Aggiornato: 19/10/2018
Negli ultimi 10 anni sono stati pubblicati numerosissimi studi su quella che una volta era chiamata flora intestinale e che oggi viene definito microbiota. Questi studi hanno dimostrato che la massa di microrganismi che ci portiamo dentro (tra le 500 e 10000 specie diverse), con un patrimonio genetico 100 volte superiore al nostro e un numero di cellule superiore al numero di cellule del nostro organismo, ha interazioni fondamentali e non sospettate prima con i nostri sistemi. Ci sono dati che fanno pensare che le modifiche del microbiota possano facilitare o meno lo sviluppo dell’obesità, di malattie come il diabete, influenzare il sistema immunitario o favorire la comparsa della depressione.
Gli antibiotici, naturalmente, oltre ad agire sui patogeni verso cui sono diretti, alterano il microbioma intestinale (il patrimonio genetico del microbiota). È stato però scoperto che la metformina e molti altri farmaci non antibiotici ampiamente utilizzati possono fare lo stesso.
Per valutare quanto possa essere diffuso questo fenomeno, i ricercatori hanno esaminato 1000 farmaci contro 40 ceppi batterici intestinali comuni e diversi (cioè, sia gram-positivi che gram-negativi, e includendo potenziali patogeni come il Clostridium difficile). Sorprendentemente, il 24% dei farmaci, membri di tutte le classi terapeutiche, ha inibito la crescita di almeno un ceppo batterico. I farmaci chimicamente diversi di diverse classi terapeutiche (antipsicotici, altri psicofarmaci, inibitori di pompa, antineoplastici e ormoni) avevano una particolare probabilità di inibire la divisione batterica. I batteri che erano resistenti a vari antibiotici erano anche resistenti agli effetti inibitori dei non antibiotici. È stato infatti scoperto che le mutazioni batteriche che espellono gli antibiotici dalle cellule batteriche espellevano anche alcuni farmaci non antibiotici.
Questo studio solleva molte domande interessanti. Essa indica che i legami segnalati tra particolari malattie e particolari modelli microbici potrebbero essere alterati dai farmaci non antibiotici assunti dalle persone affette da tali malattie. Suggerisce inoltre che l'uso di alcuni farmaci non antibiotici potrebbe promuovere la crescita di batteri intestinali resistenti agli antibiotici. Più provocatoriamente, il potere degli antipsicotici e di altri farmaci psicoattivi di inibire la crescita di alcuni batteri intestinali solleva la questione se questi batteri possano promuovere alcune malattie psichiatriche e neurologiche.
Maier L et al. Extensive impact of non-antibiotic drugs on human gut bacteria.
Nature 2018 Mar 29; 555:623.
Antibiotic Use in Childhood Linked to Higher BMI Later
Il microbiota
Gilberto Lacchia
Pubblicato: 28/05/2018 Aggiornato: 19/10/2018
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