Passa ai contenuti principali

32 - I farmaci non antibiotici possono alterare profondamente il microbioma intestinale

Tempo di lettura: 3 min
Negli ultimi 10 anni sono stati pubblicati numerosissimi studi su quella che una volta era chiamata flora intestinale e che oggi viene definito microbiota. Questi studi hanno dimostrato che la massa di microrganismi che ci portiamo dentro (tra le 500 e 10000 specie diverse), con un patrimonio genetico 100 volte superiore al nostro e un numero di cellule superiore al numero di cellule del nostro organismo, ha interazioni fondamentali e non sospettate prima con i nostri sistemi. Ci sono dati che fanno pensare che le modifiche del microbiota possano facilitare o meno lo sviluppo dell’obesità, di malattie come il diabete, influenzare il sistema immunitario o favorire la comparsa della depressione.

Gli antibiotici, naturalmente, oltre ad agire sui patogeni verso cui sono diretti, alterano il microbioma intestinale (il patrimonio genetico del microbiota). È stato però scoperto che la metformina e molti altri farmaci non antibiotici ampiamente utilizzati possono fare lo stesso.

Per valutare quanto possa essere diffuso questo fenomeno, i ricercatori hanno esaminato 1000 farmaci contro 40 ceppi batterici intestinali comuni e diversi (cioè, sia gram-positivi che gram-negativi, e includendo potenziali patogeni come il Clostridium difficile). Sorprendentemente, il 24% dei farmaci, membri di tutte le classi terapeutiche, ha inibito la crescita di almeno un ceppo batterico. I farmaci chimicamente diversi di diverse classi terapeutiche (antipsicotici, altri psicofarmaci, inibitori di pompa, antineoplastici e ormoni) avevano una particolare probabilità di inibire la divisione batterica. I batteri che erano resistenti a vari antibiotici erano anche resistenti agli effetti inibitori dei non antibiotici. È stato infatti scoperto che le mutazioni batteriche che espellono gli antibiotici dalle cellule batteriche espellevano anche alcuni farmaci non antibiotici.

Questo studio solleva molte domande interessanti. Essa indica che i legami segnalati tra particolari malattie e particolari modelli microbici potrebbero essere alterati dai farmaci non antibiotici assunti dalle persone affette da tali malattie. Suggerisce inoltre che l'uso di alcuni farmaci non antibiotici potrebbe promuovere la crescita di batteri intestinali resistenti agli antibiotici. Più provocatoriamente, il potere degli antipsicotici e di altri farmaci psicoattivi di inibire la crescita di alcuni batteri intestinali solleva la questione se questi batteri possano promuovere alcune malattie psichiatriche e neurologiche.

Maier L et al. Extensive impact of non-antibiotic drugs on human gut bacteria.
Nature 2018 Mar 29; 555:623.

Antibiotic Use in Childhood Linked to Higher BMI Later

Il microbiota

Gilberto Lacchia


Pubblicato: 28/05/2018 Aggiornato: 19/10/2018

Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons