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524 - Epatopatie da antitubercolari

La terapia antitubercolare standard richiede l'associazione di diversi farmaci e va proseguita per 6 mesi. Sono frequenti gli effetti avversi indotti da uno o più antitubercolari. Una buona pratica clinica permette di prevenire o diagnosticare precocemente il danno epatico. [Lettura 7 min]

I farmaci generalmente utilizzati per la terapia della tubercolosi sono rifampicina, isoniazide e pirazinamide per 6 mesi: i tre farmaci per 2 mesi associati all’etambutolo e per 4 mesi l’associazione di rifampicina e isoniazide.

Studi internazionali hanno valutato la frequenza delle epatopatie medicamentose (DILI, Drug-Induced Liver Injury) da antitubercolari tra il 2 e il 28% dei pazienti trattati, con forti differenze a seconda delle popolazioni studiate.

Quasi il 90% dei casi si verifica entro i primi 2 mesi di terapia condotta con l’associazione di 4 principi attivi.

La DILI da antitubercolari ha diversi meccanismi di azione:
  • metaboliti attivi (pirazinamide e isoniazide) che formano un legame covalente con le proteine epatiche e inducono una epatotossicità autoimmune;
  • potenziamento della epatotossicità di altri antitubercolari (rifampicina);
  • aumento della sintesi di acidi biliari e colestasi (rifampicina) con ulteriore epatotossicità.
L’etambutolo è il meno epatotossico tra gli antitubercolari utilizzati.
 
La posologia si stabilisce solitamente in base al peso corporeo: dosi più elevate (sia assolute sia per unità di peso) di isoniazide e pirazinamide sono associate a un aumento dell'epatotossicità.

L'epatotossicità da rifampicina non è dose-dipendente nell'intervallo terapeutico.

L'isoniazide, come causa di DILI, è il secondo farmaco in termini di frequenza (il primo è l'amoxicillina/acido clavulanico).

L'isoniazide è stata associata a due sindromi di epatotossicità.

Epatotossicità lieve - Si riferisce a un danno epatico tipicamente subclinico e asintomatico. Si evidenzia con un aumento transitorio e lieve delle transaminasi, di solito <100 UI/L o un aumento inferiore a 3 volte il limite superiore della norma. Interessa fino al 20% dei pazienti trattati con isoniazide.

Gli adulti hanno maggiori probabilità di essere colpiti rispetto ai bambini; maschi e femmine sembrano essere ugualmente vulnerabili. Non c'è relazione con etnia o velocità di acetilazione epatica.

La maggior parte dei casi è auto-limitantesi. Normalmente la terapia con isoniazide può essere continuata con un attento monitoraggio, senza aggiustamenti posologici.

In genere, le transaminasi tornano alla normalità entro alcune settimane dalla sospensione.

Epatite da isoniazide - È un'epatopatia potenzialmente fatale. L'insorgenza è idiosincrasica e non è chiaramente dipendente da dose o durata della terapia.

La rifampicina è raramente epatotossica se usata da sola, ma aumenta l'attività di diversi isoenzimi del citocromo P450 e quindi può aumentare la produzione di metaboliti tossici dell'isoniazide.

L'epatite, in associazione alla rifampicina, si manifesta dal 5 all'8% più frequentemente che con uno dei due farmaci usati singolarmente.

I sintomi si osservano in tre quarti dei pazienti: astenia, malessere, anoressia e/o nausea, con o senza vomito. Circa un terzo dei pazienti ha sintomi sistemici simil-influenzali e alcuni dolore al quadrante superiore destro. La febbre è presente nel 10% dei casi ed eruzioni cutanee nel 5%. 

Il danno epatico è tipicamente epatocellulare; tuttavia, nel 10% dei casi si ha anche colestasi con ittero che si manifesta da giorni a settimane dopo l'esordio dei sintomi.

La mortalità complessiva nei pazienti che sviluppano un'epatite da isoniazide sintomatica è circa il 10%. I pazienti più anziani o quelli con epatite dopo aver assunto il farmaco per più di due mesi hanno prognosi più sfavorevoli.

La sintomatologia della DILI è di solito aspecifica (nausea e astenia) e può essere confusa con i sintomi della tubercolosi attiva.

La colestasi si manifesta con prurito diffuso, ittero e urine scure. Le urine possono essere rese rossastre dalla rifampicina: ai pazienti va detto di segnalare un ulteriore scurimento delle urine stesse.

Sintomi più violenti, come vomito, dolore addominale e confusione, possono indicare una progressione verso l'insufficienza epatica acuta.

I fattori di rischio per DILI da antitubercolari sono:
  • età avanzata
  • epatopatie preesistenti
  • epatite B cronica
  • malnutrizione
  • assunzione di carbamazepina (potenzia l'epatotossicità da isoniazide per un’interazione farmacocinetica)
  • elevata assunzione di alcol (oltre all’epatotossicità dell’alcol, l’associazione con isoniazide riduce le concentrazioni di isoniazide e può causare reazioni disulfiram-simili)
Geneticamente i pazienti possono essere predisposti alla DILI. Sono più sensibili alcuni polimorfismi genetici della N-acetiltransferasi (NAT2): il rischio di DILI da isoniazide è minore per gli acetilatori veloci e maggiore per gli acetilatori lenti.

La diagnosi di DILI da antitubercolari si basa sul monitoraggio degli indici di funzionalità epatica ed è stabilita da un aumento dei valori senza spiegazioni alternative.


L’assunzione di rifampicina e isoniazide può determinare aumenti degli indici di funzionalità epatica che non sono clinicamente significativi, non richiedono sospensioni o variazioni posologiche e non sono diagnostici di DILI da antitubercolari.

L'iperbilirubinemia isolata, che può associarsi all'assunzione di rifampicina, o l'aumento della gamma-GT in assenza di altri movimenti degli enzimi epatici, non è diagnostica di DILI da antitubercolari.

È opportuna una consulenza specialistica per quei pazienti che al basale hanno un aumento dell’ALT o dell’ALP >1,5 volte il limite superiore della norma.

È importante l’anamnesi farmacologica, compresi farmaci da banco e fitoterapici che possono indurre epatopatie.

Vanno escluse altre cause di epatopatia (tabella). Può essere utile un'ecografia epatica, raramente una biopsia.

Se si sospetta una DILI da antitubercolari la terapia va interrotta immediatamente.

Dato che non è possibile sapere qual è il responsabile tra i farmaci in associazione, vengono sospesi tutti. Anche se l’etambutolo non è di solito responsabile del danno epatico, non va assunto da solo per evitare lo sviluppo di resistenze.

Se la tubercolosi è particolarmente grave, dopo la sospensione della terapia è possibile utilizzare un protocollo alternativo non epatotossico, come moxifloxacina/levofloxacina, etambutolo, amikacina e streptomicina.

Nella maggior parte dei casi, la sospensione della terapia è sufficiente per consentire la risoluzione del danno epatico, che può richiedere 2-4 settimane.

Alla normalizzazione degli indici di funzionalità epatica è possibile reintrodurre la terapia antitubercolare.

Il fenomeno detto “adattamento epatico” consente di reintrodurre con sicurezza i farmaci responsabili della DILI nell’80-90% dei soggetti, senza recidive.

Si inizia reintroducendo etambutolo e isoniazide o rifampicina, seguiti in sequenza dagli altri farmaci del protocollo.

Alcuni esperti preferiscono omettere la pirazinamide e utilizzare un protocollo a 3 farmaci aumentando la durata della terapia a 9 mesi. Non è chiaro quale sia la pratica migliore.

La comparsa di DILI da antitubercolari comporta un aumento di tre volte del fallimento della terapia antitubercolare e la comparsa di un’insufficienza epatica acuta nel 5% dei casi.

Il protocollo standard antitubercolare è la causa più comune di insufficienza epatica acuta da farmaci: il 40% di questi casi richiede il trapianto di fegato e nel 32% si ha il decesso.

Il rischio di DILI da antitubercolari può essere ridotto con una serie di misure preventive:
  • informare i pazienti in modo adeguato per
    • migliorare la compliance
    • evitare il sovradosaggio involontario
    • riconoscere precocemente i sintomi della DILI
  • raccomandare di non assumere alcolici durante la terapia
  • evitare l’associazione con altri farmaci epatotossici
  • monitorare la funzionalità epatica durante la terapia ogni 2-4 settimane durante le prime settimane di trattamento

BMJ. 2023 Oct 27;383:e074866

UpToDate - topic last updated: Mar 30, 2023








Gilberto Lacchia - Pubblicato 08/11/2023 - Aggiornato 08/11/2023


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