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526 - Xabani e pneumopatie interstiziali


Negli ultimi anni è emerso un segnale di farmacovigilanza per gli anticoagulanti orali del gruppo degli xabani. Questi farmaci potrebbero indurre una pneumopatia interstiziale potenzialmente grave. [Lettura 3 min]


Nel 2020, un gruppo italiano, utilizzando i dati del FAERS, un database di farmacovigilanza statunitense, ha messo in luce un segnale di farmacovigilanza relativo alla comparsa di una pneumopatia interstiziale e l’utilizzo di anticoagulanti orali inibitori del fattore Xa, noti anche come xabani (apixaban, edoxaban, rivaroxaban).

Tra il 2004 e il 2009, erano state inserite nel database 24.720 segnalazioni di polmonite interstiziale, 821 delle quali riguardavano apixaban, edoxaban o rivaroxaban.

La percentuale di pneumopatie interstiziali notificate per gli xabani è risultata maggiore rispetto agli altri farmaci presenti nel database, con un rischio relativo stimato di 1,6.

Il rischio di malattia polmonare interstiziale risultava maggiore per l’edoxaban, di circa 8 volte rispetto agli altri farmaci del database.

Il rischio è risultato nettamente più elevato nei soggetti di etnia giapponese: la patologia polmonare interstiziale rappresentava il 3,42% delle segnalazioni giapponesi, rispetto allo 0,12% delle segnalazioni europee/nordamericane.

Questa sproporzione può anche essere dovuta a una maggiore sensibilizzazione dei segnalatori giapponesi: nel 2014, la pneumopatia interstiziale è stata aggiunta alla scheda tecnica giapponese del rivaroxaban.

Nel 2022, uno studio che ha utilizzato un database assicurativo di Taiwan, ha esaminato il legame tra l'insorgenza della malattia polmonare interstiziale e l'esposizione a uno xabano o a dabigatran.

Nel periodo 2012-2017, sono stati inclusi 106.000+ pazienti con fibrillazione atriale non valvolare, senza patologia polmonare preesistente, tra cui 64.500+ pazienti esposti a uno xabano, principalmente rivaroxaban, e ~19.000 esposti a warfarin.

L'incidenza di malattia polmonare interstiziale è stata di 2,9 per 1.000 anni/paziente in terapia con xabano rispetto a 1,7 per 1.000 anni/paziente con warfarin. Questa differenza è risultata statisticamente significativa, con un rischio relativo stimato (ARR) di 1,5.

I pazienti che assumevano anche amiodarone, associazione non infrequente in caso di fibrillazione atriale, aumentava il rischio di pneumopatia interstiziale.

Non è risultata alcuna differenza statisticamente significativa nel rischio di pneumopatia interstiziale nel gruppo di 22.500+ pazienti esposti a dabigatran e nel gruppo esposto a warfarin.

La pneumopatia interstiziale si svilupperebbe dopo alcune settimane o mesi di trattamento. All’inizio del 2023 è stato pubblicato il caso di un paziente giapponese che ha avuto una grave forma di pneumopatia interstiziale dopo 4 anni di terapia con edoxaban.

La scheda tecnica americana cita la pneumopatia interstiziale tra gli effetti avversi potenzialmente gravi (0.2% dei casi).

A tutt’oggi, le schede tecniche europee di apixaban, edoxaban e rivaroxaban non menzionano questo effetto indesiderato, né il potenziale rischio di effetti additivi con l'amiodarone, il farmaco maggiormente responsabile delle patologie polmonari interstiziali.

La causa di molti casi di malattia polmonare interstiziale è sconosciuta, mentre in alcuni casi è plausibile una farmacologica.

È particolarmente utile considerare questa possibilità, in quanto l'interruzione del farmaco in questione può talvolta migliorare le condizioni cliniche del paziente e prevenire la progressione verso l'insufficienza respiratoria.

In pratica - Quando un paziente che assume xabani lamenta sintomi respiratori, è prudente prendere in considerazione una malattia polmonare interstiziale e un possibile legame con il farmaco. Interrompere l'esposizione può evitare lo sviluppo di una fibrosi irreversibile.



Development of Drug-Induced Interstitial Lung Disease After More Than 4-Years Treatment With Edoxaban: A Case Report.






Gilberto Lacchia - Pubblicato 19/11/2023 - Aggiornato 19/11/2023 

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