Passa ai contenuti principali

223 - Prescrizione di RM nelle problematiche ortopediche con dolore cronico

Prescrizione di RM nelle problematiche ortopediche con dolore cronico - Blog Prescrivere Tempo di lettura: 4 min
Un recente editoriale su American Family Physician fa il punto sull'utilizzo della risonanza magnetica nel dolore cronico.

Il numero di pazienti di mezza età e più anziani che riferiscono dolori cronici (persistenti da più di 2-3 mesi) a livello di regione lombare, spalle e ginocchia continuerà ad aumentare con l'invecchiamento della popolazione. 

La valutazione del dolore cronico può essere difficile e la risonanza magnetica (RM) è spesso utilizzata come ausilio diagnostico e per decidere il trattamento ottimale. 

È un esame che spesso viene sollecitato dagli stessi pazienti o dagli specialisti, e viene richiesto presumendo che una migliore definizione della causa del dolore e la relativa correzione dell'evento patologico possa portare a risultati migliori. 

Una RM può mostrare la causa del dolore dopo un evento traumatico significativo, come una lesione meniscale acuta, ma in caso di dolore cronico in anziani che non hanno subito traumi significativi, l'evidenza suggerisce che il dolore possa non essere correlato ai risultati della RM e che condizioni trattate in passato con la chirurgia (p.es. ernie discali, lacerazioni meniscali, lesioni degenerative della cuffia dei rotatori) possano essere trattate efficacemente con il tempo, la terapia fisica ed esercizi eseguiti a domicilio.

Risultati anormali alla RM sono comuni in soggetti asintomatici, soprattutto con l'avanzare dell'età, quali discopatie, lacerazioni della cuffia dei rotatori e del labbro glenoideo e lesioni meniscali. 

Diversi studi hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti di mezza età e anziani con lesioni alla RM, che in passato erano considerate chirurgiche, possano migliorare con una gestione conservativa, con programmi di riabilitazione, anche in caso, per esempio, di ernie del disco sintomatiche, la cui storia naturale è quella di una riduzione della sintomatologia nel tempo. 

Ciò vale anche per lacerazioni croniche della cuffia dei rotatori, lesioni SLAP e lacerazioni meniscali.

Studi recenti hanno dimostrato che interventi quali la decompressione subacromiale e la meniscectomia parziale non danno risultati migliori dell'artroscopia della spalla o del ginocchio eseguite come placebo, con esiti paragonabili indipendentemente dal fatto che la patologia sia corretta o meno.

Per la maggior parte dei casi di dolore cronico lombare, alla spalla o al ginocchio, la RM non è necessaria, in quanto il trattamento non chirurgico di solito è efficace, nonostante i risultati della RM stessa. 

Studi controllati con placebo suggeriscono che sia presente un'importante componente psicologica per il recupero, e il medico di famiglia può giocare un ruolo critico nel promuovere un atteggiamento positivo per la partecipazione attiva del paziente.

Una RM non è di solito necessaria, a meno di un insuccesso dopo alcuni mesi di riabilitazione e solo se si sta prendendo in seria considerazione un intervento chirurgico.

Inoltre, la RM non è di solito indicata nell'ambito dell'artrosi, soprattutto la gonartrosi, perché è preferibile una radiografia sotto carico.

Ci sono casi in cui la RM è indicata tempestivamente, come quando si sospetta un'infezione cronica o una neoplasia. 

Anche un dolore lombare importante, associato a segni clinici di stenosi spinale o radicolopatia con sintomi neurologici, può giustificare la prescrizione precoce di una RM. 

Per il ginocchio e la spalla, una RM può essere richiesta più precocemente per escludere l'indicazione chirurgica in pazienti con precedenti lesioni traumatiche che non abbiano intenzione di tentare inizialmente una terapia fisica.

Prima di richiedere una RM per un dolore cronico andrebbero valutate anche le possibili implicazioni negative: una RM non indicata può comportare procedure non necessarie con i relativi effetti avversi.








                                                                                                 Gilberto Lacchia




______________________________________


Pubblicato: 09/11/2020 Aggiornato: 09/11/2020



Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se...

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere div...

331 - Valutare gli aumenti della creatinchinasi

[Tempo di lettura: 8 min]  Un aumento della creatinchinasi è un riscontro frequente in medicina generale. La maggior parte dei casi lievi dipendono da cause transitorie e autolimitantesi. In alcune situazioni è opportuna una valutazione diagnostica più approfondita. La creatinchinasi (CK) è l'enzima più utilizzato per diagnosi e follow up delle malattie muscolari. Le concentrazioni sieriche aumentano in risposta alla lesione muscolare ed è l'indicatore più sensibile di danno muscolare e il miglior parametro del decorso della lesione muscolare. La CK è un dimero e si presenta in tre isoenzimi diversi (MM, MB e BB), che possono essere distinti all’elettroforesi. Il muscolo scheletrico ha la più alta concentrazione di CK di qualsiasi tessuto, con più del 99% MM e piccole quantità di MB. Il tessuto cardiaco ha la più alta concentrazione di CK-MB, che rappresenta circa il 20% della CK cardiaca (la troponina I è un marker più specifico di danno miocardico rispetto alla CK-MB, uti...