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207 - La disidratazione moderata nell'anziano

La disidratazione moderata nell'anziano - Blog Prescrivere Tempo di lettura: 6 min
La disidratazione negli anziani è una condizione comune, potenzialmente fatale, legata alla perdita di acqua e di elettroliti.

Spesso il senso della sete non è percepito nell'anziano e segni e sintomi sono aspecifici e poco evidenti: contrazione della diuresi, possibilità di sollevare la cute in pieghe, secchezza delle mucose, affaticamento, confusione.

In assenza di segni di gravità (collasso cardiocircolatorio, calo ponderale superiore al 10%, secchezza delle mucose sublinguali, ipotensione grave, letargia) la disidratazione si considera moderata. La disidratazione grave è una indicazione alla reidratazione endovenosa, eventualmente in regime di ricovero.
Parametri misurabili su cui basare la valutazione sono pressione arteriosa, frequenza respiratoria e cardiaca, natremia e creatininemia.

La disidratazione con ipernatremia è prodotta da una perdita eccessiva di acqua o scarso apporto idrico. La disidratazione senza ipernatremia, una situazione più rara, spinge a cercare una condizione di fondo come diarrea o vomito, o l'effetto avverso di un farmaco.

I fattori di rischio per la comparsa o il peggioramento di una disidratazione sono febbre, diarrea, vomito, temperatura ambientale elevata o assunzione di alcuni farmaci come diuretici o lassativi. La glicosuria da iperglicemia o utilizzo di gliflozine induce una poliuria che aumenta il rischio di disidratazione.

I farmaci psicotropi o anticolinergici possono causare confusione e alterare l'idratazione spontanea, mentre i parasimpaticomimetici, come gli anticolinesterasici utilizzati nel morbo di Alzheimer, possono provocare una sudorazione eccessiva che aggrava la disidratazione in caso di alte temperature.

Oltre a correggere i fattori che promuovono la perdita di acqua ed elettroliti, compresi i farmaci, la reidratazione dovrebbe essere iniziata tempestivamente per prevenire una disidratazione grave, spesso fatale.

Il trattamento è basato sulla reidratazione progressiva, fornendo ogni giorno circa il 20-30% del deficit idrico stimato in aggiunta al fabbisogno giornaliero, con l'obiettivo di una correzione completa entro 3-5 giorni. Il deficit idrico può essere stimato approssimativamente dal peso corporeo e dalla natremia, secondo la formula: deficit di acqua in litri = P/2 x (1 - 140/Na), dove P = peso in kg, Na = natremia in mmol/l (calcolatore QxMD).

L'annuncio di un'ondata di calore è un'opportunità per rivalutare l'utilità delle terapie farmacologiche attuali e considerare la possibilità di ridurre le dosi o sospendere almeno temporaneamente alcuni trattamenti.

Reidratazione orale - È il trattamento di prima scelta per una disidratazione moderata in una persona anziana in grado di bere o mangiare, e con un sostegno sufficiente da parte della famiglia o del caregiver.

Per evitare di peggiorare la disidratazione, è utile garantire il fabbisogno idrico necessario attraverso cibo e bevande, informando le persone anziane e le loro famiglie su quanto bere ogni giorno e incoraggiando un aumento dell'assunzione di liquidi in caso di diarrea, febbre (circa 0,5 litri per grado al giorno con temperatura corporea superiore a 38 °C) e/o aumento della temperatura ambientale (p.es. circa 0,25 litri per grado al giorno con temperatura ambientale superiore a 35 °C).

Le soluzioni reidratanti orali (p.es. Dicodral°) possono essere utili per correggere la disidratazione moderata, soprattutto nei pazienti con diarrea.

La soluzione in polvere deve essere ricostituita e può essere conservata per un'ora a temperatura ambiente e 24 ore in frigorifero senza particolari rischi di contaminazione.

La reidratazione orale è controindicata in caso di occlusione intestinale, vomito ripetuto che ne compromette l'efficacia o insufficienza renale acuta.

Reidratazione per ipodermoclisi - Quando la reidratazione orale è inefficace, inutilizzabile o quando la quantità di acqua da fornire quotidianamente sembra troppo difficile da ottenere per questa via, l'infusione sottocutanea può essere un'alternativa o un'integrazione.

La tecnica dell'infusione sottocutanea è semplice e può essere effettuata a domicilio dopo averla spiegata ai caregiver.

L'uso di agocannule flessibili da 22-24 G è preferibile agli aghi metallici perché possono essere lasciate in posizione per periodi di tempo più lunghi e con meno probabilità di causare effetti negativi locali.

Le sedi preferite per l'infusione sottocutanea sono la faccia esterna delle cosce e i lati dell'addome o del torace. La schiena è un sito a volte utilizzato in soggetti agitati che tendono a strapparsi le infusioni.

È preferibile utilizzare soluzioni quasi isotoniche al plasma contenenti elettroliti: la soluzione salina isotonica (0,9% NaCI) e la soluzione glucosata al 2,5% con 4,5 g NaCI per litro sembrano essere le più adatte per l'infusione sottocutanea.

Il volume massimo da infondere nell'arco di 24 ore è di 1.500 ml per singolo sito di infusione, a una velocità di circa 1 ml/min, per evitare edemi locali eccessivi. Possono essere somministrati fino a 3 litri ogni 24 ore utilizzando due siti di infusione contemporaneamente.

Le reazioni avverse associate all'infusione sottocutanea sono rare e consistono principalmente in dolore, edema o infezioni nel sito di infusione.

L'infusione sottocutanea deve essere evitata nel caso di disturbi dell'emostasi che espongono a ematomi.



Moderate dehydration in elderly patients. Prevent, and treat preferably by the oral route.
Prescrire International 2018 ; 27 (189) : 20-24

Dehydration in the Older Adult
J Gerontol Nurs. 2015;41(9):8-13



                                                                                                 Gilberto Lacchia



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Pubblicato: 06/08/2020 Aggiornato: 06/08//2020


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