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161 - Infezione da virus SARS-CoV-2

Tempo di lettura: 9 min
I coronavirus sono patogeni umani e animali. Il sequenziamento completo del genoma e l'analisi filogenetica hanno indicato che il SARS-CoV-2 è un beta-coronavirus a RNA dello stesso sottogenere del virus della SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) del 2003. Il virus della MERS (Middle East Respiratory Syndrome) del 2012, un altro beta-coronavirus, sembra filogeneticamente più distante. La somiglianza più stretta tra le sequenze di RNA, con un’omologia dell’89%, è quella con due coronavirus di pipistrello che sembra la fonte primaria dell'infezione da virus SARS-CoV-2.

La struttura della regione genetica per il recettore di legame è molto simile a quella del virus della SARS e si ipotizza che utilizzi lo stesso recettore per l'ingresso nella cellula.

La comprensione del rischio di trasmissione non è completa, ma la trasmissione da persona a persona è stata confermata sia in Cina che in altre nazioni, e si ritiene che la diffusione interpersonale avvenga principalmente attraverso le goccioline di Flügge, come nel caso del virus influenzale.

L'RNA virale è stato identificato anche in campioni di pazienti esposti ma asintomatici, ma non è chiaro se queste persone possano trasmettere il virus quando sono asintomatici o nel periodo di incubazione. L'RNA virale è stato rilevato anche in campioni di sangue e feci, anche se non è noto se questi questi liquidi biologici possano essere infettivi.

Aspetti clinici
Si ritiene che il periodo di incubazione sia intorno ai 14 giorni; la maggior parte dei casi si verifica circa 5 giorni dopo l'esposizione. Nei cluster di infezioni descritti all'interno di famiglie, la comparsa di febbre e sintomi respiratori avveniva 3-6 giorni dopo l'esposizione presunta.

I sintomi più comuni negli adulti sono febbre (~99%), astenia (~70%) e tosse secca (~60%). La polmonite sembra essere la più frequente manifestazione dell'infezione, caratterizzata principalmente da febbre, tosse, dispnea e infiltrati bilaterali all'rx del torace. Molte delle infezioni riportate non sono gravi, ma in circa il 20% dei pazienti si sviluppa una forma grave con sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), shock settico o insufficienze d'organo che richiedono il ricovero in cure intensive.

Sono state descritte anche infezioni asintomatiche e malattie respiratorie di lieve entità, ma la frequenza non è nota. Sintomi gastroenterici (nausea e diarrea) sono stati osservati in qualche paziente ma non sono comuni.

Il tasso di mortalità complessivo è incerto, ma in Cina sembra essere del 2% circa (anche se i numeri in tempo reale sono più vicini al 3%). La maggior parte dei casi mortali si è verificata in pazienti con comorbidità sottostanti.

In uno studio su una casistica di 138 pazienti cinesi (età media 56 anni) con polmonite, pressoché tutti (99%) hanno avuto febbre, il 59% tosse secca e il 35% mialgie. La dispnea era riferita dal 31% dei pazienti dopo una media di 5 giorni di malattia. La linfopenia era comune e tutti i pazienti avevano anomalie parenchimali polmonari alla TC, con opacità bilaterali (patchy) o a vetro smerigliato. L’ARDS si è osservata nel 20% dei pazienti e ha richiesto una ventilazione meccanica nel 12%. Altre complicanze osservate sono state aritmie (16%), shock (9%) e insufficienza acuta cardiaca (7%) o renale (4%).

In un’altra casistica di 21 pazienti che non hanno sviluppato importanti difficoltà respiratorie, le anomalie polmonari erano più evidenti dopo 10 giorni circa dall'insorgenza dei sintomi.

Valutazione e diagnosi
L'approccio iniziale si concentra sul riconoscimento precoce dei casi sospetti, sull'isolamento immediato e sull'istituzione di misure di controllo dell’infezione.

La specifica definizione di caso e i criteri diagnostici clinici differiscono leggermente da un gruppo di esperti all'altro. Il CDC statunitense ha riassunto alcuni criteri clinici ed epidemiologici per sospettare la diagnosi. A metà febbraio 2020, il CDC ha dichiarato che un’infezione da virus SARS-CoV-2 potrebbe essere presa in considerazione anche in pazienti gravemente malati, nei quali non sia possibile determinare un'altra eziologia, anche se non è stata identificata una chiara esposizione.

La terapia avviene in ambito ospedaliero ed è essenzialmente una terapia di supporto per le eventuali sepsi e sindrome da distress respiratorio.

Sia l'OMS che il CDC raccomandano di non utilizzare glucocorticoidi nei pazienti con polmonite da virus SARS-CoV-2, a meno che non vi siano altre indicazioni. I glucocorticoidi sono stati associati a un aumento della mortalità nei pazienti con influenza e ritardo nella clearance virale nei pazienti con MERS. Anche se sono stati ampiamente usati nella gestione della SARS, non vi sono buone evidenze di un beneficio mentre esistono prove convincenti di un danno a breve e lungo termine.

Alcuni antivirali attivi contro i coronavirus , come il remdesivir, vengono attualmente studiati in un trial randomizzato in Cina. L’eventuale impatto clinico del remdesivir sulla COVID al momento non è noto. L’associazione degli inibitori delle proteasi lopinavir-ritonavir, utilizzata per il trattamento dell'HIV, pare abbia un’attività in vitro sul virus della SARS e una certa attività in studi sugli animali infettati con quello della MERS, ma l’efficacia non è chiara ed è in corso la valutazione in studi randomizzati più ampi.

La gestione domiciliare potrebbe essere appropriata per i pazienti con infezione lieve che possono essere adeguatamente isolati in un ambiente extraospedaliero. La gestione di tali pazienti si concentra sulla prevenzione della trasmissione e sul monitoraggio del deterioramento clinico.

Secondo l'OMS il ricovero potrebbe non essere necessario (a meno che non si tema un rapido deterioramento clinico) nei pazienti con sintomi lievi, febbre bassa, tosse, malessere, rinorrea e faringodinia senza segni di allarme (dispnea, aumento dei sintomi respiratori come espettorato o emottisi), sintomi gastroenterici come nausea, vomito e/o diarrea e senza alterazioni dello stato mentale. Tutti i pazienti in gestione domiciliare dovrebbero essere istruiti a tornare in ospedale in caso di peggioramento dei sintomi.

Prevenzione
Agli individui con sospetta infezione in comunità si consiglia di indossare una mascherina sanitaria per contenere le secrezioni respiratorie e di rivolgersi a un medico. L’OMS fa notare che per le persone senza sintomi respiratori, l'uso di una mascherina in comunità non è necessario, anche se la COVID è prevalente in quella zona; l’utilizzo della mascherina non diminuisce l'importanza di altre misure preventive generali (lavaggio accurato delle mani, igiene respiratoria, disinfezione delle superfici) e può comportare costi inutili.

Donne in gravidanza
Sono disponibili pochissime informazioni sull’infezione durante la gravidanza. In due casistiche con un totale di 18 donne incinte con polmonite sospetta o confermata da virus SARS-CoV-2 non è stata documentata la trasmissione del virus al neonato.

L'approccio a prevenzione, valutazione, diagnosi e trattamento delle gravide con sospetta infezione è simile a quello descritto sopra, tenendo presente che le donne incinte con infezioni respiratorie potenzialmente gravi, come influenza, SARS o MERS, sembrano essere più vulnerabili allo sviluppo di complicanze.



Coronavirus disease 2019 (COVID-19)
UpToDate® - This topic last updated: Feb 21, 2020

COVID-19 (Novel Coronavirus)
Dynamed - Aggiornamento 21 febbraio

Home care for patients with suspected novel coronavirus (nCoV) infection presenting with mild symptoms and management of contacts
OMS

COVID-19: interim guidance for primary care
UK NHS

Flowchart to Identify and Assess 2019 Novel Coronavirus
CDC

FAQ - Nuovo Coronavirus COVID-19
Ministero della salute - Informazioni per i cittadini




Gilberto Lacchia

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Pubblicato: 24/02/2020 Aggiornato: 24/02/2020

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