Lucian Leape, della Harvard School of Public Health, in un vecchio articolo sul NEJM affermava che "il principale scopo della segnalazione di un evento avverso è quello di imparare dall'esperienza [...] e condividere tale esperienza in modo che altri possano evitare che lo stesso evento indesiderato si verifichi nuovamente".
Nel compilare e inviare una scheda di segnalazione spontanea, il medico realizza uno dei suoi compiti, quello della prevenzione che mette in atto lanciando un allarme che, insieme ad altri, potrà spingere le autorità di controllo a provvedimenti che vanno dalla modifica della scheda tecnica al ritiro del farmaco.
La segnalazione realizza in sostanza uno dei fini ultimi della professione medica: salvaguardare la salute dei pazienti.
I medici italiani tuttavia segnalano poco, ancora meno i medici di medicina generale. Nei confronti con altre regioni, inoltre, in Piemonte il numero di segnalazioni è particolarmente ridotto.
Dai dati di uno studio promosso nel 2013-14 dalla SIMG di Torino per indagare i motivi di questa sottosegnalazione, le segnalazioni del 2012 e 2013 erano attribuibili ai medici ospedalieri in oltre il 70% e ai medici di medicina generale in meno del 5%.
I motivi addotti dai MMG intervistati nello studio erano diversi:
Gli autori concludono che "analizzando i risultati ottenuti, appare evidente che la sensibilizzazione e l’aggiornamento periodico dei medici portino a risultati positivi anche nell’ambito della farmacovigilanza. Peraltro, rispetto alla dichiarata “inutilità della segnalazione” è possibile che un feed-back inviato regolarmente al medico segnalatore sull’esito della sua segnalazione possa ulteriormente motivare e sensibilizzare i MMG verso questa importante (e ahimè sottostimata) attività."
Bisetto LD et al. Farmacovigilanza: la “sotto-segnalazione” delle reazioni avverse ai farmaci in Medicina Generale
Pubblicato: 16/01/2018 Aggiornato: 19/10/2018
Nel compilare e inviare una scheda di segnalazione spontanea, il medico realizza uno dei suoi compiti, quello della prevenzione che mette in atto lanciando un allarme che, insieme ad altri, potrà spingere le autorità di controllo a provvedimenti che vanno dalla modifica della scheda tecnica al ritiro del farmaco.
La segnalazione realizza in sostanza uno dei fini ultimi della professione medica: salvaguardare la salute dei pazienti.
I medici italiani tuttavia segnalano poco, ancora meno i medici di medicina generale. Nei confronti con altre regioni, inoltre, in Piemonte il numero di segnalazioni è particolarmente ridotto.
Dai dati di uno studio promosso nel 2013-14 dalla SIMG di Torino per indagare i motivi di questa sottosegnalazione, le segnalazioni del 2012 e 2013 erano attribuibili ai medici ospedalieri in oltre il 70% e ai medici di medicina generale in meno del 5%.
I motivi addotti dai MMG intervistati nello studio erano diversi:
- Inutilità della segnalazione
- Convinzione che la reazione sia già nota
- Incertezza sul farmaco responsabile nei pazienti in politerapia
- Reazione ritenuta trascurabile
Gli autori concludono che "analizzando i risultati ottenuti, appare evidente che la sensibilizzazione e l’aggiornamento periodico dei medici portino a risultati positivi anche nell’ambito della farmacovigilanza. Peraltro, rispetto alla dichiarata “inutilità della segnalazione” è possibile che un feed-back inviato regolarmente al medico segnalatore sull’esito della sua segnalazione possa ulteriormente motivare e sensibilizzare i MMG verso questa importante (e ahimè sottostimata) attività."
Bisetto LD et al. Farmacovigilanza: la “sotto-segnalazione” delle reazioni avverse ai farmaci in Medicina Generale
Gilberto Lacchia
Pubblicato: 16/01/2018 Aggiornato: 19/10/2018
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