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È ancora eccessiva la prescrizione di oppiacei nel dolore non oncologico.
I noti rischi della terapia a lungo termine con oppiacei e la prescrizione eccessiva negli ultimi anni in diverse nazioni, hanno indotto a porsi domande sulla loro reale efficacia nel trattamento del dolore non oncologico. Questi farmaci sono ancora ampiamente prescritti per questo tipo di dolore, nonostante l'aumento delle evidenze sulla loro ridotta efficacia e potenziali rischi.
Già nel 2015 una metanalisi di autori tedeschi su 10 studi randomizzati (oltre 3000 pazienti) durati da 4 a 12 settimane aveva concluso che gli analgesici non oppioidi erano superiori agli oppiacei in termini di miglioramento funzionale e tollerabilità nella terapia del dolore neuropatico, lombalgico e artrosico.
In una recente metanalisi di maggiori dimensioni, i ricercatori hanno identificato 96 studi randomizzati e controllati (26.000 pazienti totali) in cui sono stati valutati il dolore neuropatico, nocicettivo e centrale. La dose media giornaliera di morfina equivalente era di 45 mg con un follow-up mediano di 60 giorni.
Rispetto al placebo, gli oppiacei hanno conferito un beneficio analgesico significativo ma modesto (media 0,79 su una scala analogica visiva di 10). Questo piccolo miglioramento, inoltre, si riduceva nel tempo: una differenza ancora minore si osservava negli studi con follow-up uguale o superiore a 3 mesi (0,69). Allo stesso modo, sulla funzionalità fisica è stato osservato un beneficio modesto per gli oppiacei rispetto al placebo (2 punti su una scala di 100 punti). Gli oppiacei sono stati associati a un eccesso di effetti avversi come vomito, stipsi e altri. In un sottoinsieme di nove studi in cui gli oppiacei sono stati confrontati ai FANS, non si sono osservate differenze nel migliorare dolore o funzionalità fisica.
In un editoriale si osserva che questi studi di solito escludono i pazienti con precedenti dipendenze o problemi di salute mentale, quindi anche questi modesti risultati sono probabilmente migliori di quelli che si otterrebbero nella realtà pratica. La maggior parte degli studi compresi nella metanalisi, inoltre, erano finanziati dall'industria, ed è possibile che una parte dei risultati fossero sovrastimati.
Dai risultati della metanalisi si deduce che quando gli oppiacei non risultano sufficienti a ridurre il dolore, una risposta frequente dei medici è quella di aumentare la dose, piuttosto che rivalutare la terapia, aumentando in questo modo i potenziali rischi senza un corrispondente aumento dell'efficacia.
È quindi sempre più chiaro che i medici dovrebbero usare gli oppiacei con parsimonia e attenzione nei pazienti con dolore non oncologico.
Opioids in chronic noncancer pain: are opioids superior to nonopioid analgesics?
Schmerz. 2015 Feb;29(1):85-95.
Opioids for Chronic Noncancer Pain
JAMA. 2018 Dec 18;320(23):2448-2460.
Increasing Evidence for the Limited Role of Opioids to Treat Chronic Noncancer Pain.
JAMA. 2018 Dec 18;320(23):2427-2428
È ancora eccessiva la prescrizione di oppiacei nel dolore non oncologico.
I noti rischi della terapia a lungo termine con oppiacei e la prescrizione eccessiva negli ultimi anni in diverse nazioni, hanno indotto a porsi domande sulla loro reale efficacia nel trattamento del dolore non oncologico. Questi farmaci sono ancora ampiamente prescritti per questo tipo di dolore, nonostante l'aumento delle evidenze sulla loro ridotta efficacia e potenziali rischi.
Già nel 2015 una metanalisi di autori tedeschi su 10 studi randomizzati (oltre 3000 pazienti) durati da 4 a 12 settimane aveva concluso che gli analgesici non oppioidi erano superiori agli oppiacei in termini di miglioramento funzionale e tollerabilità nella terapia del dolore neuropatico, lombalgico e artrosico.
In una recente metanalisi di maggiori dimensioni, i ricercatori hanno identificato 96 studi randomizzati e controllati (26.000 pazienti totali) in cui sono stati valutati il dolore neuropatico, nocicettivo e centrale. La dose media giornaliera di morfina equivalente era di 45 mg con un follow-up mediano di 60 giorni.
Rispetto al placebo, gli oppiacei hanno conferito un beneficio analgesico significativo ma modesto (media 0,79 su una scala analogica visiva di 10). Questo piccolo miglioramento, inoltre, si riduceva nel tempo: una differenza ancora minore si osservava negli studi con follow-up uguale o superiore a 3 mesi (0,69). Allo stesso modo, sulla funzionalità fisica è stato osservato un beneficio modesto per gli oppiacei rispetto al placebo (2 punti su una scala di 100 punti). Gli oppiacei sono stati associati a un eccesso di effetti avversi come vomito, stipsi e altri. In un sottoinsieme di nove studi in cui gli oppiacei sono stati confrontati ai FANS, non si sono osservate differenze nel migliorare dolore o funzionalità fisica.
In un editoriale si osserva che questi studi di solito escludono i pazienti con precedenti dipendenze o problemi di salute mentale, quindi anche questi modesti risultati sono probabilmente migliori di quelli che si otterrebbero nella realtà pratica. La maggior parte degli studi compresi nella metanalisi, inoltre, erano finanziati dall'industria, ed è possibile che una parte dei risultati fossero sovrastimati.
Dai risultati della metanalisi si deduce che quando gli oppiacei non risultano sufficienti a ridurre il dolore, una risposta frequente dei medici è quella di aumentare la dose, piuttosto che rivalutare la terapia, aumentando in questo modo i potenziali rischi senza un corrispondente aumento dell'efficacia.
È quindi sempre più chiaro che i medici dovrebbero usare gli oppiacei con parsimonia e attenzione nei pazienti con dolore non oncologico.
Opioids in chronic noncancer pain: are opioids superior to nonopioid analgesics?
Schmerz. 2015 Feb;29(1):85-95.
Opioids for Chronic Noncancer Pain
JAMA. 2018 Dec 18;320(23):2448-2460.
Increasing Evidence for the Limited Role of Opioids to Treat Chronic Noncancer Pain.
JAMA. 2018 Dec 18;320(23):2427-2428
Gilberto Lacchia
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Pubblicato: 20/02/2019 Aggiornato: 20/02/2019
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