Passa ai contenuti principali

586 - DAPT nell'ictus lieve/TIA: per quanto tempo?

Una doppia antiaggregazione per sole tre settimane potrebbe essere utile per ridurre il rischio di recidive senza aumentare troppo quello di emorragie. [Lettura 5 min]

I pazienti che subiscono un ictus ischemico lieve o un attacco ischemico transitorio (TIA) hanno un rischio del 5-10%, di un successivo evento entro i primi 90 giorni.

Studi precedenti avevano dimostrato che una doppia terapia antiaggregante (DAPT) con clopidogrel e aspirina, iniziata entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi, può ridurre il rischio di ictus ricorrente del 20-30% nei pazienti con ictus minore e TIA ad alto rischio.

Le linee guida 2021 per la prevenzione dell'ictus nei pazienti con ictus e attacco ischemico transitorio (TIA), pubblicate dall'American Heart Association (AHA) e dall'American Stroke Association (ASA) raccomandano la DAPT nei primi 90 giorni dopo un ictus minore o un TIA ad alto rischio.

Oltre questo limite temporale non sarebbe utile prolungare la DAPT, che comporta un aumento del rischio emorragico senza dare sostanziali benefici.

In questo contesto, lo studio INSPIRES (Intensive Statin and Antiplatelet Therapy for Acute High-risk Intracranial or Extracranial atheroSclerosis) ha dimostrato che l'uso combinato di clopidogrel e aspirina per tre settimane può ridurre il rischio di ictus rispetto alla sola aspirina, anche se con un certo aumento del rischio emorragico.

Rimane aperta la questione riguardante la durata ottimale della DAPT, che equilibri efficacia antitrombotica e rischio emorragico.

Un ulteriore studio su un sottogruppo dello studio INSPIRES ha approfondito la durata del beneficio e il profilo rischio-beneficio della DAPT in pazienti con ictus ischemico lieve o TIA ad alto rischio, avviata entro 72 ore dall'esordio dei sintomi.

Metodi - Lo studio è una analisi secondaria dello studio INSPIRES, condotto su 6100 pazienti con ictus ischemico lieve o TIA di presunta origine aterosclerotica, reclutati da più di 200 ospedali in Cina.

I pazienti, di età compresa tra 35 e 80 anni, presentavano un ictus ischemico lieve (punteggio NIH Stroke Scale ≤ 5) o un TIA ad alto rischio (punteggio ABCD2 ≥ 4).

I pazienti sono stati arruolati entro 72 ore dall’esordio dei sintomi e sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi:
  • terapia combinata di clopidogrel e aspirina per 21 giorni, seguito da clopidogrel da solo fino al giorno 90;
  • aspirina in monoterapia per 90 giorni.
Sono stati esclusi dallo studio i pazienti con presunta eziologia cardioembolica, storia di emorragia intracranica o trattati con trombolisi o trombectomia.

L'obiettivo principale era valutare l'efficacia nel ridurre eventi ischemici maggiori e il rischio di sanguinamenti moderati o gravi.

Risultati principali - Lo studio ha evidenziato che la combinazione di clopidogrel e aspirina ridotto significativamente gli eventi ischemici maggiori, soprattutto durante la prima settimana di trattamento, con una riduzione assoluta del rischio (ARR) dell'1,42%.

Combinando il rischio di eventi ischemici maggiori e sanguinamenti moderati-gravi, la terapia DAPT ha mostrato un vantaggio clinico netto numericamente favorevole nelle prime tre settimane, con un beneficio significativamente maggiore nella prima settimana (ARR 1,29%).

Questo beneficio si è mantenuto, seppur in modo ridotto, nelle due settimane successive. Tuttavia, l’uso della terapia combinata ha anche comportato un leggero aumento del rischio di sanguinamenti moderati o gravi; incremento relativamente basso e non statisticamente significativo.

Dal punto di vista pratico, questi risultati suggeriscono che la doppia terapia antiaggregante nelle prime tre settimane dopo un ictus ischemico lieve o TIA garantisca un rapporto vantaggioso tra beneficio sul rischio ischemico e rischio emorragico, confermando l'utilità della DAPT in contesti ad alto rischio.

L'efficacia diminuisce nelle settimane successive, con un aumento del rischio di eventi emorragici moderati o gravi, sebbene complessivamente basso.

Dopo questo periodo iniziale, il rischio di sanguinamento supera i benefici sul rischio ischemico, rendendo essenziale una valutazione attenta del rischio emorragico individuale per ogni paziente.

Questi risultati sono in linea con precedenti studi sulla DAPT, che hanno mostrato benefici sul rischio ischemico iniziali e rischio emorragico relativamente basso ma costante nel tempo.

In pratica - Si dovrebbe considerare una DAPT per 21 giorni in pazienti con ictus ischemico lieve o TIA ad alto rischio, per poi rivalutare il regime terapeutico in base ai risultati clinici e al rischio emorragico.

L'ottimizzazione della durata della DAPT può ridurre le complicanze emorragiche, migliorando gli esiti clinici complessivi.

Va fatta un'ultima osservazione sulla popolazione studiata dall'INSPIRES.

Esistono delle differenze etniche nella farmacoterapia: i pazienti di origine asiatica, rispetto a quelli caucasici, presentano un profilo di rischio-beneficio diverso per le terapie antitrombotiche, inclusa la DAPT.

Nelle popolazioni asiatiche il 60% dei soggetti è portatore di varianti del CYP2C19, che metabolizza il clopidogrel, che riducono l'efficacia di questo farmaco.

In altre popolazioni asiatiche sono stati identificati polimorfismi nei geni COX-2 e ITGA2 (che codifica per una subunità del recettore piastrinico) che possono aumentare la resistenza all'aspirina, riducendone l'efficacia antiaggregante.

Gli asiatici hanno un maggior rischio di emorragia intracranica e minor rischio di eventi trombotici, il che potrebbe influenzare la durata ottimale della terapia.

La durata ideale di 21 giorni suggerita dall'INSPIRES, quindi, potrebbe non essere completamente generalizzabile ad altre popolazioni.

In ogni caso, nell'Unione Europea la scheda tecnica del clopidogrel è stata aggiornata con l’indicazione per TIA o ictus minore. La scheda tecnica precisa che "il trattamento con clopidogrel e ASA deve essere iniziato entro 24 ore dall'evento e continuato per 21 giorni, seguito da una terapia antiaggregante singola." (vedi 398 - Clopidogrel + Aspirina nel TIA o ictus minore).

📢 Ricevi le notifiche dei post


Canale Telegram Bacheca WhatsApp

💪 Supporta l'iniziativa


Commenti

Post popolari in questo blog

266 - Oppioidi e antidepressivi: attenti alle interazioni pericolose

[Tempo di lettura: 7 min]  Associare oppioidi e farmaci antidepressivi espone a diversi tipi di interazione. Alcuni oppioidi aumentano l'attività serotoninergica e possono indurre una sindrome serotoninergica. In certi casi gli SSRI possono bloccare il metabolismo degli oppioidi riducendo l’effetto analgesico di alcuni o aumentando le concentrazioni e il rischio di effetti avversi di altri. La strategia preventiva più semplice è quella di evitare la prescrizione degli oppioidi associati a maggiori rischi di interazione. L'effetto analgesico degli oppioidi è mediato attraverso tre recettori oppioidi principali, mu , delta e kappa .  Molti oppioidi, soprattutto quelli sintetici, agiscono anche su altri target, bloccando per esempio la ricaptazione di serotonina e noradrenalina e i recettori N-metil-D-aspartato (NMDA). Alcuni oppioidi inibiscono il trasportatore di serotonina che aumenta le concentrazioni di serotonina nella sinapsi e quindi l'effetto postsinaptico della se

392 - Tremore indotto da farmaci

Tempo di lettura: 5 min Il tremore è un sintomo molto frequente e non è sempre facile stabilire se sia causato o esacerbato da un farmaco. Si classifica in base al comportamento associato: tremore d'azione di tipo cinetico (durante un movimento volontario) o posturale (mantenimento di una postura), tremore a riposo e tremore intenzionale (durante un movimento diretto a un obiettivo). Alcuni fattori utili per la diagnosi del tremore da farmaci sono: 1) esclusione di altre cause mediche di tremore ( p.es . ipertiroidismo, ipoglicemia); 2) rapporto temporale con l'inizio della terapia; 3) rapporto dose-risposta (l'aumento della dose peggiora il tremore e viceversa); e 4) mancanza di progressione (i tremori del morbo di Parkinson e i tremori essenziali si modificano nel tempo). I pazienti più a rischio sono quelli più anziani, per diversi motivi: Interazione con le patologie di base ( p.es . il parkinsonismo indotto da metoclopramide è più intenso in caso di

304 - Scialorrea da farmaci

[Tempo di lettura: 4 min]    Diversi farmaci, utilizzati soprattutto in psichiatria, possono causare ipersalivazione. È un problema che può ridurre la qualità di vita dei pazienti e a volte avere complicanze gravi. La scialorrea (ipersalivazione) è un sintomo soggettivo, percepito dal paziente come eccessiva produzione di saliva. A volte si presenta con una fuoriuscita di saliva dalla bocca perché il soggetto non riesce a trattenerla dietro la barriera labiale. È un fenomeno comune nei neonati, ma è considerata anomala dopo i quattro anni. Può essere causata dalla diminuzione della frequenza di deglutizione o dall’aumento della produzione di saliva. Le cause possono essere locali (odontalgia, protesi mal posizionate, infiammazioni o infezioni orali), neurologiche (nevralgia trigeminale, tumori cerebrali, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica), tossiche (mercurio, iodio, fluoruro di sodio, funghi velenosi, nicotina) o farmacologiche. La scialorrea può avere diverse cons