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583 - Protesi mammarie e linfomi anaplastici

Il linfoma anaplastico a grandi cellule associato alle protesi mammarie è una complicanza rara ma grave. È importante che il medico di famiglia sappia riconoscere i rischi, i sintomi e adottare misure preventive e di diagnosi precoce. [Lettura 6 min]

Negli ultimi anni è emersa l'associazione tra l’uso di alcuni tipi di protesi mammarie e il linfoma anaplastico a grandi cellule associato agli impianti (BIA-ALCL, Breast Implant-Associated Anaplastic Large Cell Lymphoma).

Linfomi anaplastici a grandi cellule (ALCL) associati alle protesi mammarie

Si tratta di un tipo di linfoma raro ma grave che si sviluppa attorno alle protesi mammarie, in particolare quelli con superficie testurizzata.

Si tratta di un sottotipo di linfoma T, che si presenta soprattutto a livello locale, intorno alla capsula fibrosa che circonda l’impianto.

La maggior parte dei casi di BIA-ALCL si manifesta con una lesione localizzata, generalmente una raccolta di liquido (sieroma) che si sviluppa intorno alla protesi. Meno frequentemente, il linfoma può presentarsi come una massa o noduli palpabili.

I tempi di insorgenza variano, ma in media i primi sintomi si manifestano circa 7-10 anni dopo l’inserimento. Il tempo trascorso tra primo impianto e diagnosi di linfoma, secondo una indagine francese, è stato in media di 13 anni (da 3 a 40 anni) e l’età media delle donne al momento della diagnosi era di 57 anni (da  24 a 83).

Il BIA-ALCL tende a comparire prevalentemente in pazienti con protesi testurizzate, mentre quelle con superficie liscia sono associate a un rischio minore.

Non sembra esserci una chiara correlazione con altri fattori di rischio genetici o ambientali. Il rischio sembra essere associato esclusivamente alla presenza della protesi, piuttosto che alla storia oncologica o alla predisposizione genetica della paziente​.

Dal punto di vista epidemiologico, i casi confermati sono in aumento. 

Nel dicembre 2023, la FDA statunitense ha pubblicato un aggiornamento di un suo precedente rapporto: al 30 giugno 2023, l'FDA aveva identificato 1.264 casi confermati di linfoma anaplastico a grandi cellule associati a protesi mammarie, 63 dei quali con esito mortale.

Dei 1.264 casi, quando è stata specificata la natura dell'impianto le protesi testurizzate erano coinvolte in 918 casi, spesso prodotte da ditte specifiche, come Allergan.

In base al rischio sproporzionatamente più elevato per quel produttore, l'FDA aveva richiesto ad Allergan un richiamo delle protesi testurizzate nel 2019, immediatamente seguito da un richiamo volontario a livello mondiale di espansori tissutali e protesi Allergan.

Il rischio di sviluppo di BIA-ALCL rimane relativamente basso, intorno a 1 caso ogni 30.000 protesi testurizzate vendute.

I sintomi principali di BIA-ALCL comprendono:
  • Sieroma tardivo: la comparsa di un accumulo di liquido (sieroma) attorno all’impianto, spesso un segnale tardivo, è uno dei sintomi più frequenti del BIA-ALCL. Questo sieroma si manifesta tipicamente dopo un anno dall’intervento di inserimento degli impianti, e può essere associato a gonfiore e asimmetria mammaria​.
  • Massa o noduli: in alcuni casi si può formare una massa dura o noduli attorno all’impianto, che sono facilmente palpabili durante l’autoesame o l’esame clinico.
  • Dolore e infiammazione: le pazienti possono lamentare dolore localizzato e segni di infiammazione come arrossamento e sensazione di calore attorno all’impianto​.
  • Linfoadenopatia: in una minoranza di casi, si osserva un aumento di volume dei linfonodi regionali, soprattutto ascellari, che può indicare una diffusione locale della malattia​.
Oltre al linfoma anaplastico a grandi cellule, recenti dati della FDA hanno evidenziato l’associazione tra protesi mammarie e tumori rari come il carcinoma epidermoide e altri linfomi non Hodgkin, seppur meno frequenti.

Sono stati segnalati circa 40 casi di carcinoma epidermoide, che si sviluppa nella capsula attorno alla protesi, con sintomi simili all’ALCL e linfomi a cellule B, anch’essi localizzati intorno alla protesi.

Prevenzione e monitoraggio

I medici di famiglia hanno un ruolo importante nel fornire una corretta informazione alle pazienti portatrici di protesi mammarie, garantendo un monitoraggio regolare e tempestivo per prevenire la comparsa di complicanze gravi.

La prevenzione e il riconoscimento precoce dei segni clinici possono fare la differenza nella prognosi.

Informazione pre-intervento - Prima dell’intervento le pazienti vanno informate sui rischi associati, compresi quelli legati allo sviluppo di tumori rari come il BIA-ALCL e altri tumori associati alle protesi mammarie.

Monitoraggio post-operatorio - Dopo l’intervento, alle pazienti va consigliato un monitoraggio regolare. Le linee guida della FDA raccomandano un controllo clinico con imaging (ecografia o risonanza magnetica) cinque anni dopo l’intervento e poi ogni tre anni, anche in assenza di sintomi. 

Le pazienti devono essere incoraggiate a eseguire autoesami mensili per identificare eventuali alterazioni sospette (gonfiore o formazione di masse attorno alle protesi).

Segni di allarme - Segni clinici di allarme sono la comparsa di gonfiore, versamento di liquido, dolore locale o la presenza di masse dure attorno alla protesi. 

Qualsiasi alterazione della mammella che si verifichi a distanza di tempo dall’intervento dovrebbe essere approfondito.

Tracciabilità delle protesi - La possibilità di risalire alle caratteristiche specifiche della protesi, come il tipo di superficie e il produttore, consente un monitoraggio più efficace e permette di intervenire tempestivamente in caso di segnalazioni di rischi associati a specifici modelli.

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