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578 - Ruxolitinib in crema per la vitiligine

Il ruxolitinib in crema ha indotto una ripigmentazione quasi completa del viso nel 16% dei casi rispetto al 2% del placebo. Nonostante l'efficacia, il trattamento presenta effetti collaterali importanti, ed è prudente un uso limitato ai casi più gravi con forte impatto psicosociale. [Lettura 6 min]

Il ruxolitinib appartiene alla classe degli inibitori delle Janus chinasi (JAK), che svolgono un ruolo chiave in diversi processi infiammatori e immunitari dell'organismo.

Gli inibitori JAK, tra cui ruxolitinib, tofacitinib, baricitinib e altri, sono immunosoppressori assunti per via orale: agiscono inibendo selettivamente una o più delle quattro Janus chinasi (JAK1, JAK2, JAK3 e TYK2), interferendo con le vie di segnalazione cellulare coinvolte nell'infiammazione. Ciò permette di modulare la risposta immunitaria in modo mirato, e offre nuove opzioni terapeutiche per patologie spesso difficili da trattare.

La vitiligine è una malattia autoimmune, causata dalla distruzione dei melanociti cutanei e dei follicoli piliferi, caratterizzata da aree più o meno estese di depigmentazione della pelle, più spesso sul viso, sulle estremità e sui genitali. 

Colpisce lo 0,1%-2% delle persone in tutto il mondo e compare a qualsiasi età, con un picco tra i 10 e i 30 anni.

La vitiligine non segmentale è la forma più frequente; riguarda il 90% dei pazienti ed è caratterizzata da una depigmentazione bilaterale, spesso simmetrica, sul viso, il tronco e le estremità. Ha un andamento progressivo e può espandersi nel tempo.

Mentre la vitiligine segmentale si limita a una specifica area o "segmento" del corpo (solitamente seguendo la distribuzione di un dermatomero), la forma non segmentale non rispetta questi confini anatomici, ma si presenta in modo più diffuso e simmetrico sul corpo.

L'interessamento cutaneo non è doloroso, ma le conseguenze estetiche hanno spesso ripercussioni psicologiche e sociali significative, soprattutto quando è interessato il viso.

Il decorso della malattia è imprevedibile e varia molto da paziente a paziente: stabilizzazione, peggioramento nelle riacutizzazioni o progressione lenta nell'arco di diversi anni, a volte con miglioramenti.

Quando le aree di depigmentazione rimangono localizzate, l'applicazione di un cosmetico è talvolta sufficiente per camuffarle.

Fino a oggi non esisteva un trattamento di riferimento per la vitiligine: oltre ai cosmetici, erano utilizzati immunosoppressori topici off-label o derivati della vitamina D e la fototerapia per forme più estese.

Il ruxolitinib rappresenta il primo inibitore delle Janus chinasi autorizzato per uso cutaneo in questa condizione. Era autorizzato nell'Unione Europea per via orale, con il nome commerciale Jakavi°, indicato nella terapia della mielofibrosi, policitemia e malattia del trapianto contro l’ospite.

Nell'aprile 2023, è stato autorizzato in crema per “trattamento della vitiligine non segmentale con interessamento facciale negli adulti e negli adolescenti a partire dai 12 anni di età”, con il nome commerciale Opzelura°.

Efficacia e studi clinici - L'autorizzazione all'immissione in commercio europea del ruxolitinib in crema si basa principalmente su due studi clinici randomizzati, in doppio cieco versus eccipiente, su 674 pazienti affetti da vitiligine, in cui le aree di depigmentazione interessavano tra l'altro il viso.

La superficie totale colpita non superava il 10% della superficie corporea. L'11% di questi pazienti aveva un'età compresa tra 12 e 17 anni. La maggior parte dei pazienti erano bianchi e con pelle chiara.

Nella valutazione dopo 24 settimane di trattamento, la proporzione di pazienti con lesioni "molto meno visibili" o "non più visibili" è stata di circa il 23% nel gruppo ruxolitinib contro circa il 4% nel gruppo placebo.

Effetti avversi e precauzioni - Nei due studi clinici, il principale effetto avverso del ruxolitinib in crema è stato l'acne nei siti di applicazione, segnalata in circa il 6% dei pazienti.

La scheda tecnica europea segnala anche casi di “cancro della cute non melanocitico (non-melanoma skin cancer, NMSC), prevalentemente carcinoma basocellulare.”

La maggior parte dei pazienti con neoplasie cutanee aveva fattori di rischio (pregressa fototerapia o pregresso NMSC) e non è stata stabilita una relazione di causalità con ruxolitinib per via topica.

Il ruxolitinib in crema contiene anche vari eccipienti (tra cui parabeni e propilene glicole), che espongono a reazioni cutanee locali (irritazioni, dermatiti da contatto) e a reazioni allergiche.

Alcuni studi hanno mostrato un passaggio del ruxolitinib nel circolo sistemico dopo l’applicazione cutanea, soprattutto su un periodo di diverse settimane. È quindi prevedibile che l'applicazione di questa crema esponga agli effetti indesiderati sistemici del ruxolitinib.

Negli studi, il rischio di effetti indesiderati sistemici è stato minimizzato arruolando pazienti con meno del 10% della superficie corporea colpita e trattandoli per periodi relativamente brevi.

Le raccomandazioni della scheda tecnica sono:
  • applicare uno strato sottile di crema, due volte al giorno sulle zone cutanee depigmentate per un massimo del 10% della superficie corporea (body surface area, BSA): il 10% della BSA corrisponde a un’area equivalente a 10 volte il palmo di una mano, comprese le 5 dita;
  • lasciare trascorrere almeno 8 ore tra le due applicazioni di ruxolitinib crema;
  • limitare l'uso alla minima estensione cutanea necessaria;
  • non utilizzare più di due tubi da 100 grammi al mese.
Dato il significativo assorbimento cutaneo del ruxolitinib, secondo la rivista Prescrire sarebbe stato utile se la crema avesse incluso un sistema per misurare la dose e guidare il paziente nella effettiva quantità di crema da applicare.

Gli effetti avversi noti del ruxolitinib utilizzato per via orale sono numerosi:
  • effetti indesiderati comuni agli immunosoppressori (riduzione resistenza alle infezioni, diminuzioni dell'efficacia dei vaccini per riduzione della risposta anticorpale e rischi di infezione generalizzata dopo una vaccinazione con un vaccino a virus vivo attenuato);
  • aumento del rischio oncologico;
  • trombosi venose e arteriose, ipertensione arteriosa;
  • alterazioni ematologiche tra cui trombocitopenia;
  • emorragie in particolare intracraniche e digestive; ecc.
Uso in gravidanza - Il farmaco è embriotossico e fetotossico dopo una somministrazione per via orale. È quindi controindicato durante la gravidanza e si raccomanda l'uso di una contraccezione efficace durante il trattamento e per le 4 settimane successive.



📚 Bibliografia


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Gilberto Lacchia - Pubblicato 21/08/2024 - Aggiornato 21/08/2024

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