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138 - Durata della terapia anticoagulante dopo un evento tromboembolico

Tempo di lettura: 5 min
Una volta iniziata una terapia anticoagulante dopo una diagnosi di evento tromboembolico, si pone il problema di quando sospendere il trattamento. La durata deve essere individualizzata in funzione della presenza o meno di eventi e fattori di rischio, rischio di recidiva e rischio emorragico. La presenza di uno o più fattori di rischio maggiori (es. neoplasie) o minori (es. sesso maschile) può favorire il proseguimento della terapia anticoagulante oltre il periodo convenzionale di 3-12 mesi.

I fattori che influenzano il rischio emorragico (es. età >75 anni, cadute frequenti) e le preferenze del paziente (es. onere del monitoraggio terapeutico) influenzano fortemente la decisione di continuare o interrompere la terapia anticoagulante oltre il periodo convenzionale.

La terapia anticoagulante a tempo indeterminato ha maggiori probabilità di beneficiare coloro che hanno un rischio aumentato di recidiva in cui il rischio emorragico è basso.

La decisione di interrompere il trattamento anticoagulante a 3 mesi o proseguire a tempo indeterminato è influenzata dal rischio di recidiva a lungo termine e, in secondo luogo, dal rischio emorragico e dalle preferenze del paziente. Un orientamento semplice per decidere chi trattare per tempi lunghi è fornito dal seguente algoritmo (modificato da rif. 1).



Queste sono alcune raccomandazioni generali sintetizzate da diverse linee guida.

  • La maggior parte dei pazienti con un primo episodio di tromboembolia venosa (TVP provocata o non provocata) dovrebbe ricevere la terapia anticoagulante per un minimo di 3 mesi. Il termine trombosi venosa profonda non provocata implica che non è evidente alcun evento ambientale causale identificabile per la TVP. Alcuni autori suggeriscono che la TVP possa essere considerata come "provocata" se esiste un fattore di rischio maggiore reversibile entro 3 mesi, o un fattore di rischio minore reversibile entro 6 settimane (es. qualsiasi anestesia generale; lesioni dei tessuti molli che causano una zoppia; volo oltre le 8 ore; malattia che causa allettamento per un giorno o sulla sedia a rotelle per 3 giorni).
  • L'estensione della terapia anticoagulante oltre i 3 mesi NON è considerata di routine nei pazienti che hanno avuto una TVP provocata con i seguenti fattori di rischio transitori, assumendo che il fattore di rischio non sia più presente (es. chirurgia, cessazione della terapia ormonale), TVP distale isolata, embolia polmonare (EP) subsegmentaria o quelli in cui il rischio emorragico è considerato elevato. Si definisce trombosi venosa profonda prossimale (TVP) quella che interessa le vene poplitee, femorali o iliache. La TVP distale isolata non ha componenti prossimali, interessa vene sotto il ginocchio ed è limitata alle vene del polpaccio.
  • In popolazioni selezionate, la terapia anticoagulante è estesa a 6 o 12 mesi (es. phlegmasia cerulea dolens, un fattore di rischio persistente ma reversibile), anche se i benefici di questa estensione non sono dimostrati.
  • La decisione di continuare l'anticoagulazione a tempo indeterminato dopo una prima TVP prossimale non provocata o un'EP è consolidata se il paziente è di sesso maschile, se l'evento indice era un'EP piuttosto che una TVP e/o il D-dimero è positivo 1 mese dopo l'interruzione della terapia anticoagulante.
    • Gli uomini hanno un rischio 1,8 volte più alto di recidiva.
    • I pazienti con D-dimero positivo sono a più alto rischio di recidiva.
    • Le donne con D-dimero negativo dopo la fine della terapia anticoagulante e le pazienti con TVP prossimale e EP provocate da un fattore di rischio transitorio minore hanno un rischio di recidiva simile (circa il 15% a 5 anni); quindi il test del D-dimero può influenzare la decisione sulla durata della terapia nelle donne: bassi livelli controindicano una terapia anticoagulazione prolungata.
    • Le recidive negli uomini con D-dimero negativo (circa il 25% a 5 anni) sono solo leggermente inferiori a quelle nei pazienti con TVP prossimale non provocata o PE (circa il 30% a 5 anni); pertanto il D-dimero non può influenzare la decisione di estendere la terapia anticoagulante negli uomini.
  • La TVP associata a neoplasie o una recidiva di TVP non provocata, hanno un alto rischio di recidiva e si raccomanda la terapia anticoagulante a tempo indeterminato piuttosto che l'interruzione dopo 3-12 mesi.

Altri post in tema

Trombosi venosa profonda in medicina generale


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1. Duration of anticoagulant therapy for deep vein thrombosis and pulmonary embolism
Blood. 2014 Mar 20;123(12):1794-801

2. Extended Anticoagulation for VTE: A Systematic Review and Meta-Analysis
Chest. 2019 Jun;155(6):1199-1216





Gilberto Lacchia

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Pubblicato: 11/11/2019 Aggiornato: 11/11/2019

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