Passa ai contenuti principali

Post

604 - ACE-inibitori e psoriasi

Dai dati di farmacovigilanza, nell'ultimo decennio è emersa un’associazione significativa tra l’uso degli ACE-inibitori e la comparsa o l’aggravamento della psoriasi. Riconoscere l'associazione e sospendere la terapia è fondamentale per evitare inutili cascate prescrittive e disagi ai pazienti. ⏱️Lettura 4 min 📊Dimensione del problema: analisi dei dati di farmacovigilanza 📌 La reazione avversa cutanea non è limitata a specifici ACE-inibitori ma è un effetto di classe che richiede monitoraggio in tutti i pazienti trattati. Un’analisi del database dati di farmacovigilanza dell’OMS ( Vigibase ) ha identificato 467 segnalazioni di psoriasi associata ad ACE-inibitori fino a marzo 2023. Si tratta soprattutto di pazienti adulti (età media 60 anni) con manifestazioni cliniche variabili: psoriasi a placche (85%) forme gravi come psoriasi pustolosa o eritrodermica (8%) Tutti gli ACE-inibitori sono risultati implicati; i più frequenti erano: lisinopril (132 casi) ramipril (114 casi) per...
Post recenti

603 - Nitrofurantoina: rischio di epatopatie anche per terapie brevi

La nitrofurantoina, antibiotico di prima scelta per le infezioni urinarie, può causare gravi reazioni epatiche già dopo pochi giorni di terapia, non solo nei trattamenti prolungati. Medici e pazienti devono riconoscere tempestivamente i segnali di sofferenza epatica e sospendere subito il farmaco. 🕐 Lettura 2 min 📊 Fatti Portata del problema (dati 2025) — Il bollettino neozelandese  Prescriber Update conferma casi di epatite, ittero colestatico, epatite autoimmune e necrosi epatica anche dopo terapie brevi (≤ 7 giorni). Finora il rischio era attribuito quasi esclusivamente alla profilassi cronica. Meccanismo di danno epatico — Le reazioni avverse epatiche derivano da un’ipersensibilità idiosincrasica: nel breve termine domina l’ittero colestatico;  dopo le 6 settimane prevale l’epatite cronica attiva, potenzialmente evolutiva verso la necrosi.  Il quadro può imitare un’epatite autoimmune, con autoanticorpi positivi e risposta agli steroidi.  Mortalità documentat...

602 - Finasteride e rischio suicidario: aggiornamento delle raccomandazioni

L'EMA conferma il rapporto tra finasteride e depressione e rischio suicidario. Modificate le schede tecniche e inserita una scheda informativa per il paziente solo nelle confezioni da 1 mg. [Lettura 6 min] L’8 maggio 2025, l’EMA ha pubblicato l’esito del riesame condotto dal comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) sui medicinali contenenti finasteride e dutasteride (5-ARI). Il PRAC ha ufficialmente confermato l’ideazione suicidaria come effetto indesiderato della finasteride 1 mg e 5 mg in compresse, con una frequenza non nota. Il riesame ha identificato 325 casi rilevanti di ideazione suicidaria in EudraVigilance: 313 casi segnalati per finasteride 13 casi segnalati per dutasteride (con 1 caso segnalato per entrambi i farmaci) Questi dati sono stati contestualizzati considerando un’esposizione stimata di circa 270 milioni di anni-paziente per finasteride e 82 milioni di anni-paziente per dutasteride. La maggior parte dei casi di ideazione suicidaria è sta...

601 - Sarcopenia: cosa davvero (non) funziona

I risultati dello studio DO-HEALTH suggeriscono che integrazioni giornaliere di vitamina D o omega-3 e semplici programmi di esercizi non siano efficaci per prevenire la perdita muscolare o la sarcopenia in anziani sani e attivi. [Lettura 2 min] 🧠 Sintesi Con l'invecchiamento della popolazione, prevenire la sarcopenia è una priorità di salute pubblica . Trovare interventi efficaci può migliorare la qualità di vita di milioni di anziani. Il trial DO-HEALTH su 2157 anziani attivi ha dimostrato che né vitamina D, né omega-3, né un semplice programma di esercizi domestici migliorano massa muscolare o riducono l'incidenza della sarcopenia dopo 3 anni . 🎯Obiettivo dello studio Valutare l'effetto di singoli interventi e delle loro combinazioni su parametri muscolari in adulti anziani sani. Interventi Integrazione di vitamina D (2000 UI/d), Integrazione di omega-3 (1 g/d), Programma di esercizi domestici di forza (tre volte/settimana) Parametri valutati Variazione dell'indic...

600 - Effetto delle statine su fibrosi epatica ed epatocarcinoma

Le statine sono state associate a una riduzione significativa del rischio di carcinoma epatocellulare e insufficienza epatica nei pazienti con malattia epatica cronica. [Lettura 3 min] ❗ PERCHÉ È IMPORTANTE La fibrosi epatica progressiva è un fattore di rischio per lo sviluppo del carcinoma epatocellulare (HCC). Le statine sembrano interrompere questo processo attraverso effetti antinfiammatori e antifibrotici, offrendo una potenziale strategia preventiva. Un precedente studio osservazionale pubblicato nel 2019 aveva suggerito che i pazienti con epatite virale cronica che assumono statine lipofile abbiano un minor rischio di HCC. 🔍 Lo studio in sintesi Ampio studio di coorte che ha analizzato 16.501 pazienti con malattia epatica cronica, confrontando 3.610 utilizzatori di statine con 12.891 non utilizzatori. Dai dati tra 2000 e 2023, sono stati inclusi pazienti di età ≥40 anni con malattia epatica cronica e punteggio FIB-4 basale ≥1,3 . Incidenza di HCC a 10 anni : 3,8% negl...

599 - Leucocitosi: farmacologica o infettiva?

Distinguere l’effetto dei corticosteroidi da una leucocitosi infettiva può evitare diagnosi errate e antibiotici inutili. Uno studio originale offre dati pratici per migliorare le decisioni cliniche. [Lettura 3 min] È noto che i corticosteroidi (CS) causano leucocitosi. Spesso, di fronte a una leucocitosi dobbiamo decidere se questa indica un’infezione o semplicemente riflette l’effetto farmacologico dei CS. Sapere come i corticosteroidi influenzano la conta dei globuli bianchi senza confonderli con infezioni può evitare diagnosi sbagliate e trattamenti inutili. Capire l’aumento “normale” dei globuli bianchi da CS potrebbe aiutare a distinguere tra effetti farmacologici e segnali di un’infezione reale. Gli studi finora sono limitati: pochi pazienti, casi specifici (BPCO, infezioni acute), e mai su dosi multiple. Una ricerca pubblicata sul Journal of Hospital Medicine ha analizzato in modo sistematico l’entità dell’incremento dei leucociti in relazione alla posologia dei CS in pazienti...

598 - Litio e rene: fermare il declino funzionale

Un recente studio svedese ha contraddetto il concetto di irreversibilità del danno renale da litio, riaccendendo il dibattito su sicurezza e gestione di questo farmaco per i disturbi bipolari. [Lettura 6 min] Punti Chiave Il litio è efficace nei disturbi bipolari ma può causare danno renale cronico. Il rischio di danno renale aumenta con livelli ematici di litio superiori a 0,6 mmol/L. La sospensione del litio può rallentare o migliorare la funzione renale. Fattori di rischio: età, eGFR basso, diabete, storia di danno renale acuto. È necessario valutare il rischio-beneficio Il litio è l’unico farmaco che ha dimostrato di ridurre il rischio suicidario e la mortalità per tutte le cause nei pazienti con disturbi dell’umore. Ancora oggi questo farmaco è fondamentale nella terapia di mantenimento dei disturbi bipolari e nella gestione degli episodi acuti di alterazione dell’...